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I Massacri delle foibe, sono stati degli
eccidi ai danni di militari e civili italiani
autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopo guerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell'OZNA
Eccidi a Trieste e in Istria
Eccidi a Gorizia e provincia
Eccidi a Fiume
L'esodo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia
Gli eccidi delle foibe e il successivo esodo costituiscono l'epilogo di una secolare lotta per il predominio sull'Adriatico orientale, che fu conteso da popolazioni italiane e slave. Tale lotta si inserisce all'interno di un fenomeno più ampio, che fu legato all'affermarsi degli stati nazionali in territori etnicamente misti. Queste azioni furono un preludio all'azione svolta in seguito dall'armata jugoslava
World War II, also known as the Second World War, was a global war that lasted
Con la fine della guerra fredda, nei primi anni novanta, il tema delle foibe tornò a riscuotere anche l'interesse dei mass media. Anche su iniziativa degli ex comunisti, si pose l'attenzione su questi episodi, che iniziarono a essere ufficialmente ricordati.
Dal 2005, ogni 10 febbraio si celebra il Giorno del ricordo, solennità dedicata alla commemorazione delle stragi e del successivo esodo. La data ricorda il trattato di Parigi siglato nel 1947, che assegnò alla Jugoslavia la grande maggioranza della Venezia Giulia e la città di Zara.
In tale occasione fu trasmessa da RAI 1 la fiction Il cuore nel pozzo, prodotta dalla RAI e liberamente ispirata alle stragi delle foibe. La trasmissione ebbe una vasta audience, ma suscitò numerose polemiche per la grossolana approssimazione con cui veniva trattato il contesto storico della vicenda.
Già nel 1997, va notato, Forlì e Loano, furono le prime città italiane a farlo, dedicarono una via ai "Martiri delle Foibe". Parecchie altre seguirono in seguito l'esempio.
1942
Nell'aprile del 1941 l'Italia partecipò all'attacco
dell'Asse contro la Jugoslavia, la quale, dopo la resa
dell'esercito, avvenuta il giorno 17, e l'inizio della
politica di occupazione, fu smembrata e parte dei suoi territori
furono annessi agli stati invasori. A seguito del trattato di Roma
l'Italia annesse parte della Slovenia, parte della Banovina di
Croazia nord-occidentale, parte della Dalmazia e le Bocche di
Cattaro, divenendo militarmente responsabile della zona che comprendeva la fascia costiera, e il relativo entroterra, della ex-Jugoslavia. La resa dell'esercito jugoslavo non fermò i
combattimenti e in tutto il paese crebbe un'intensa attività di
resistenza che proseguì fino al termine della guerra e che vide da
un lato la contrapposizione tra eserciti invasori e collaborazionisti
e dall'altro la lotta fra le diverse fazioni etniche e politiche.
Fin dal 9 settembre le truppe tedesche assunsero il controllo di Trieste e successivamente di Pola e di
Dopo la liberazione dall'occupazione tedesca, a partire dal maggio del 1945, nelle province di Gorizia, Trieste, Pola e Fiume il potere venne assunto dalle forze partigiane jugoslave; tale periodo fu funestato da arresti, sparizioni e uccisioni di centinaia di persone, alcune delle quali gettate nelle foibe ancora vive. A Gorizia, Trieste e Pola le violenze cessarono solamente dopo la sostituzione della amministrazione jugoslava con quella degli alleati, che avvenne il 12 giugno 1945 a Gorizia e Trieste, e il 20 giugno a Pola; a Fiume, invece, gli alleati non giunsero mai e le persecuzioni continuarono.
Nei territori annessi, accorpati alla Provincia di Fiume e al Governatorato della Dalmazia, fu avviata una politica di italianizzazione forzata del territorio e della popolazione. In tutto il Quarnero e la Dalmazia, sia italiana che croata, si innescò dalla fine del 1941 una crudele guerriglia, contrastata da una repressione che raggiunse livelli di massacro dopo l'estate del 1942.
l 12 luglio 1942, nel villaggio di Podhum, per rappresaglia furono fucilati da reparti militari italiani, su ordine del Prefetto della Provincia di Fiume Temistocle Testa, tutti gli uomini del villaggio di età compresa tra i 16 e i 64 anni.
successivamente di Pola e di Fiume, lasciando momentaneamente sguarnito il resto della Venezia Giulia. I partigiani occuparono quindi buona parte della regione, mantenendo le proprie posizioni per circa un mese. Improvvisati tribunali, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione, emisero centinaia di condanne a morte. Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s'intendeva creare.
Ulteriori eccidi si ebbero nel corso
dell'occupazione delle città dalmate in cui risiedevano comunità italiane.
Terribile fu la sorte di Zara, ridotta in rovine dai bombardamenti aerei anglo-americani, che causarono la morte di alcune migliaia di civili (da 2 000 a 4 000) e contribuirono alla fuga di quasi il 75% dei suoi abitanti. Alla fine dell'ottobre 1944 anche l'esercito tedesco e la maggior parte dell'amministrazione civile italiana abbandonarono la città.
Furono poche le persone che riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe, tra questi Graziano Udovisi, Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi hanno raccontato la loro tragica esperienza a emittenti televisive e storici.
Varie sono le tesi che hanno susseguito il massacro delle foibe:
LE TESI MILITANTI
LE TESI NEGAZIONISTE
LE TESI DEL GENOCIDIO NAZIONALE
L'OBLIO DEL DOPOGUERRA