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Transcript

LA TRAGEDIA IN MANZONI

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L'Adelchi

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K

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Romanticismo e Tragedia

Manzoni prese posizione a fianco dei romantici

Contro le tre unità Aristoteliche alla base del teatro classico:

-tempo - spazio -azione

Conserva questa poiché è l'unica necessaria per poter rappresentare la storia

Romanticismo

e tragedia

Il classicismo porta ad una forzatura della verità

Mitologia fonte di falsità ed idolatria

Immorale

(incesti, patricidi, stupri..)

Crea un nuovo genere letterario:

"dramma storico o tragedia cristiana"

Esempio di moralità

Deve rappresentare il

divenire degli eventi e delle problematiche psicologiche e sociali

Lo spettatore è attivo perché dovrà giudicare

Aiutato dal coro, che non serve per far incantare o immedesimare il pubblico,

ma per farlo pensare

Un nuovo genere

Sviluppo della coscienza interiore

Non c'è più il fato

MA

La provvidenza (il disegno di Dio)

Non è una tragedia esasperata,

la sventura è provida:

Gli innocenti che pagano in vita, godranno di un riscatto del loro dramma dopo la morte

Conte di Carmagnola

Tragedia di Alessandro Manzoni scritta nel periodo 1816/1820, dedicata a Claude Fauriel

Conte di Carmagnola

Condottiero che servì prima il duca di Milano, Filippo Maria Visconti.

Vistosi trascurato dal duca, passò al servizio della Repubblica di Venezia.

Battaglia di Maclodio (1427)

il conte libera alcuni suoi amici milanesi

Accusato di alto tradimento dal Senato veneziano, viene condannato a morte.

PERSONAGGI

PERSONAGGI

PERSONAGGI STORICI

  • Conte di Carmagnola
  • Antonietta Visconti
  • Matilde
  • Francesco Foscari, Doge di Venezia
  • Giovanni Gonzaga, Paolo Orsini (condottieri al soldo dei Veneziani)
  • Carlo Malatesti (condottiere al soldo del Duca di Milano)
  • Coro, recitante la parte corale nell'atto II

Hayez nella Milano di Manzoni e di Verdi

PERSONAGGI INVENTATI

  • Senatore veneziano Marco

IL CONTE DI CARMAGNOLA

Alto grado di potere

Caduta in disgrazia

"Il Conte di Carmagnola", Heyez

Conforto nella fede cristiana

CONTRASTO TRA MORALE CRISTIANA E RAGION DI STATO

TESTI

LA TRAGEDIA

I motivi che indussero Manzoni a cimentarsi nella stesura di tragedie furono

  • il teatro;
  • la supremazia assoluta della tragedie in sé.

Le parti più importanti di questa opera sono:

PREFAZIONE

CORO ATTO II

SCENA FINALE

"CANTUCCIO LIRICO"

endecasillabi sciolti, forma metrica analoga all'ode "Marzo 1821"

spazio riservato al poeta e la sua opinione

SENTIMENTO NAZIONALE

CORO ATTO II

"Chi son essi? Alle belle contrade

Qual ne venne straniero a far guerra

Qual è quei che ha giurato la terra

Dove nacque far salva, o morir? –

D'una terra son tutti: un linguaggio

Parlan tutti: fratelli li dice

Lo straniero: il comune lignaggio

A ognun d'essi dal volto traspar.

Questa terra fu a tutti nudrice,

Questa terra di sangue ora intrisa,

Che natura dall'altre ha divisa,

E ricinta con l'alpe e col mar."

"S'ode a destra uno squillo di tromba;

A sinistra risponde uno squillo:

D'ambo i lati calpesto rimbomba

Da cavalli e da fanti il terren.

Quinci spunta per l'aria un vessillo;

Quindi un altro s'avanza spiegato:

Ecco appare un drappello schierato;

Ecco un altro che incontro gli vien.

Già di mezzo sparito è il terreno;

Già le spade rispingon le spade;

L'un dell'altro le immerge nel seno;

Gronda il sangue; raddoppia il ferir."

"Battaglia di Maclodio", 1590, Francesco Bassano, Palazzo Ducale

"Ahi sventura! sventura! sventura!

Già la terra è coperta d'uccisi;

Tutta è sangue la vasta pianura;

Cresce il grido, raddoppia il furor."

CORO ATTO II

"Perché tutti sul pesto cammino

Dalle case, dai campi accorrete?

Ognun chiede con ansia al vicino,

Che gioconda novella recò?

Donde ei venga, infelici, il sapete,

E sperate che gioia favelli?

I fratelli hanno ucciso i fratelli:

Questa orrenda novella vi do."

"Ahi! Qual d'essi il sacrilego brando

Trasse il primo il fratello a ferire?

Oh terror! Del conflitto esecrando

La cagione esecranda qual è?

Non la sanno: a dar morte, a morire

Qui senz'ira ognun d'essi è venuto;

E venduto ad un duce venduto,

Con lui pugna, e non chiede il perché.

Ahi sventura! Ma spose non hanno,

Non han madri gli stolti guerrieri?

Perché tutte i lor cari non vanno

Dall'ignobile campo a strappar?

E i vegliardi che ai casti pensieri

Della tomba già schiudon la mente,

Ché non tentan la turba furente

Con prudenti parole placar?

Come assiso talvolta il villano

Sulla porta del cheto abituro

Segna il nembo che scende lontano

20. Sopra i campi che arati ei non ha;

Così udresti ciascun che sicuro

Vede lungi le armate coorti,

Raccontar le migliaja de' morti,

E la piéta dell'arse città.

Là, pendenti dal labbro materno

Vedi i figli che imparano intenti

A distinguer con nomi di scherno

Quei che andranno ad uccidere un dì;

Qui le donne alle veglie lucenti

De' monili far pompa e de' cinti,

Che alle donne diserte de' vinti

Il marito o l'amante rapì."

"Battaglia di Maclodio",

Giuseppe Gatteri

"Stolto anch'esso! Beata fu mai

Gente alcuna per sangue ed oltraggio?

Solo al vinto non toccano i guai;

Torna in pianto dell'empio il gioir.

Ben talor nel superbo viaggio

Non l'abbatte l'eterna vendetta;

Ma lo segna; ma veglia ed aspetta;

Ma lo coglie all'estremo sospir.

Tutti fatti a sembianza d'un Solo;

Figli tutti d'un solo Riscatto,

In qual ora, in qual parte del suolo,

Trascorriamo quest'aura vital

Siam fratelli; siam stretti ad un patto:

Maledetto colui che l'infrange,

Che s'innalza sul fiacco che piange,

Che contrista uno spirto immortal!"

CORO IN TEATRO

Rappresentazione del Piccolo Teatro di Milano,

regia di Lamerto Puggelli

Stagione 1989 - 1990

https://www.youtube.com/watch?v=JNE7cp9cX6U

(dal min 5:01)

SCENA V, ATTO XX

Qui Manzoni rappresenta per l’ultima volta il trionfo del male nella Storia, temperato solo dalla fede che consola il Carmagnola prima di salire al patibolo.

Pregando riesce quindi a perdonare coloro che lo hanno accusato e rinchiuso e riesce a terminare la sua vita senza rabbia ma con serenità e pace.

Personaggi: Antonietta, Matilde, Gonzaga e il Conte

Testo della scena:

http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t339.pdf

CRITICA

"Il Conte di Carmagnola" non fu proprio un successo all’inizio,

non venne apprezzato né dal pubblico né dalla critica.

«Eroi troppo realistici»

«Feeble tragedy»

CRITICA

Silvio Pellico, scrittore, 1789/1854

Victor Chauvet, drammaturgo, 1788/1842

Henry Hart Milman, storico, 1791/1868

UN FORTE RAPPORTO DI STIMA

Johann Wolfgang Goethe (1749/1832) scrisse una difesa contro le critiche all'opera di Manzoni

Manzoni scrisse una lettera di ringraziamento:

GOETHE

A Giovanni Volfango Goethe

Milano, 23 gennaio 1821.

Per quanto screditati sieno i complimenti e i ringraziamenti letterarii, io spero ch’Ella non vorrà disgradire questa candida espressione d’un animo riconoscente. Se quando io stava lavorando la tragedia del Carmagnola, alcuno mi avesse predetto ch’essa sarebbe stata letta da Goethe, mi avrebbe dato il più grande incoraggiamento, e promesso un premio non aspettato. Ella può quindi immaginarsi ciò ch’io abbia sentito in vedere, ch’Ella si è degnata di osservarla tanto amorevolmente e di darne dinanzi al pubblico un così benevolo giudizio.

Ma, oltre il prezzo che ha per qualunque uomo un tal suffragio, alcune circostanze particolari l’hanno renduto per me singolarmente prezioso: e mi permetto brevemente di esporgliele, per motivare la mia doppia gratitudine.

Ritratto di Goethe, J.K. Stieler, 1828

CONTE IN TEATRO

Stendhal , scrivendo il 2 novembre 1819 al barone Adolphe de Mareste, sostenendo che Manzoni

«avait fait, ce printemps, deux actes fort longs sur la mort du général Carmagnola [...] Ces actes étaient faits pour être lus»

([Manzoni] ha composto, questa primavera, due atti molto lunghi sulla morte del generale Carmagnola [...] Questi atti erano fatti per la lettura).

TEATRO

L'opera andò in scena per la prima volta al Teatro Goldoni di Firenze nell'agosto 1828. La rappresentazione fu allestita dalla compagnia di Luigi Vestri.

Marie-Henri Beyle, anche conosciuto come Stendhal

L'Adelchi

L’Adelchi fu composto fra i 1820 e il 1822 e uscì, con la dedica alla moglie Enrichetta, presso l’editore milanese Ferrario.

Sia le Notizie storiche preliminari, sia il discorso sui Longobardi testimoniano che il Manzoni era interessato, sotto l’influenza degli storici liberali francesi e tedeschi, a rappresentare il

conflitto fra i barbari oppressori e il popolo latino oppresso

L'Adelchi

Autocritica

narra

diviso in

Le vicende di Adelchi, figlio dell'ultimo re dei Longobardi, Desiderio, che si svolgono tra il

772 e il 774, anno della caduta del regno longobardo per opera di Carlo Magno

5 atti e 2 cori

linguaggio

Lirico e colto

La Trama

Per ragioni di Stato Ermengarda, figlia del re dei Longobardi Desiderio, viene ripudiata come sposa da Carlo Magno.

Per vendicarsi, Desiderio vuole fare incoronare dal Papa i figli di Carlomanno rifugiatisi presso di lui alla morte del padre.

Carlo Magno manda un ultimatum a Desiderio, il quale rifiuta e gli dichiara guerra.

Trama

Grazie al tradimento dei duchi longobardi l'esercito di Carlo Magno conquista Pavia e fa prigioniero Desiderio.. Ermengarda, che si era rifugiata presso la sorella Anselperga nel monastero di San Salvatore a Brescia, viene a conoscenza delle nuove nozze di Carlo Magno e,

in preda al delirio, muore.

Adelchi, che aveva prima cercato inutilmente di opporsi alla guerra contro i Franchi, combatterà poi fino alla morte. In fin di vita alla presenza di Carlo e del padre prigioniero, invoca, prima di morire, clemenza per il padre e lo consola per aver perduto il trono: non aver più alcun potere infatti non lo obbligherà più "a far torto o patirlo".

Dramma storico

Ambientazione nel periodo più buio e barbarico dell'età medievale per i Romantici

Requisitoria sul dramma del potere con tutto ciò che ne consegue

Contrapposto alla figura del protagonista, presentato come

uomo di eccezionale levatura morale

Dramma storico

Emergono temi centrali del pensiero manzoniano:

Le contraddizioni insite nella storia umana

La maledizione che grava

su chi esercita il potere e

la follia delle lotte fratricide.

Personaggi

https://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-2/pdf-online/27-manzoni.pdf

Coro

Ripreso dai modelli classici

rielaborato in

Cantucci per commentare le vicende

Coro

Adotta come attori del coro terze parti del racconto

Insegnanti del pubblico

Coro dell'atto III

Coro dell'atto III,

"Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti"

Idea della storia dell'Italia, tra passato e presente

tra i barbari oppressori ed il popolo latino oppresso

Lezione di storia

Stile

Versi parisillabi doppi senari, accenti fissi

Monito ai patrioti contemporanei che si troveranno in situazioni simili

Cadenze regolari ed incalzanti, che danno l'impressione di una

marcia bellica

Stesso clima di tensione del 1821,

dopo la repressione violenta

degli Asburgo

Caratteri della ballata romantica

Registro elevato

Libertà e rispetto da conquistare con le proprie forze

Muovere il popolo verso il concetto di nazione

Sintassi semplice, con molte ripetizioni ed anafore che creano un crescendo, per un'impressione complessiva di una drammatica concitazione

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Meditazione personale dei popoli Itallici che assistono alla sconfitta dei loro Longobardi.

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E sopra i fuggenti, con avido brando,

Quai cani disciolti, correndo, frugando,

Da ritta, da manca, guerrieri venir:

Li vede, e rapito d’ignoto contento,

Con l’agile speme precorre l’evento,

E sogna la fine del duro servir.

Udite! Quei forti che tengono il campo,

Che ai vostri tiranni precludon lo scampo,

Son giunti da lunge, per aspri sentier:

Sospeser le gioie dei prandi festosi,

Assursero in fretta dai blandi riposi,

Chiamati repente da squillo guerrier.

Lasciar nelle sale del tetto natio

Le donne accorate, tornanti all’addio,

A preghi e consigli che il pianto troncò:

Han carca la fronte de’ pesti cimieri,

Han poste le selle sui bruni corsieri,

Volaron sul ponte che cupo sonò.

A torme, di terra passarono in terra,

Cantando giulive canzoni di guerra,

Ma i dolci castelli pensando nel cor:

Per valli petrose, per balzi dirotti,

Vegliaron nell’armi le gelide notti,

Membrando i fidati colloqui d’amor.

Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti,

Dai boschi, dall’arse fucine stridenti,

Dai solchi bagnati di servo sudor,

Un volgo disperso repente si desta;

Intende l’orecchio, solleva la testa

Percosso da novo crescente romor.

Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,

Qual raggio di sole da nuvoli folti,

Traluce de’ padri la fiera virtù:

Ne’ guardi, ne’ volti confuso ed incerto

Si mesce e discorda lo spregio sofferto

Col misero orgoglio d’un tempo che fu.

S’aduna voglioso, si sperde tremante,

Per torti sentieri, con passo vagante,

Fra tema e desire, s’avanza e ristà;

E adocchia e rimira scorata e confusa

De’ crudi signori la turba diffusa,

Che fugge dai brandi, che sosta non ha.

Ansanti li vede, quai trepide fere,

Irsuti per tema le fulve criniere,

Le note latebre del covo cercar;

E quivi, deposta l’usata minaccia,

Le donne superbe, con pallida faccia,

I figli pensosi pensose guatar.

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Apostrofe agli Italici. Sprona a non illudersi che un popolo barbaro possa aiutarli ad avere libertà

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Gli oscuri perigli di stanze incresciose,

Per greppi senz’orma le corse affannose,

Il rigido impero, le fami durar;

Si vider le lance calate sui petti,

A canto agli scudi, rasente agli elmetti,

Udiron le frecce fischiando volar.

E il premio sperato, promesso a quei forti,

Sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,

D’un volgo straniero por fine al dolor?

Tornate alle vostre superbe ruine,

All’opere imbelli dell’arse officine,

Ai solchi bagnati di servo sudor.

l forte si mesce col vinto nemico,

Col novo signore rimane l’antico;

L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.

Dividono i servi, dividon gli armenti;

Si posano insieme sui campi cruenti

D’un volgo disperso che nome non ha.

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Ermengarda

Esatto completamento femminile del fratello

Vittima di un amore sfortunato

Ermengarda

La morte le fa' acquisire verginità interiore, collocandola tra gli oppressi

Così verrà amabilmente ricordata e non odiata

Portatrice delle colpe dei suoi cari

Eroina cristiana

Alta levatura morale

Grande spessore psiologico

Atto IV, scena I

morte di Ermengarda

Coro dell'atto IV, scena I

"la morte di Ermengarda"

20 strofe di 6 settenari

Meditazione sul destino di ogni uomo giusto

Si illude che Carlo tornerà a prenderla

e che il loro amore potrà continuare

(affranta dalla malattia d'amore)

Sulla terra non si può provare

altro che dolore ed umiliazione,

addirittura una regina

Alla notizia delle nuove nozze del marito, muore lentemante accompagnata dalle parole dell'autore

Piano piano il suo animo si libererà dalla passione terrena per elevarsi a Dio

Provida sventura

Purificata dalle sofferenze patite e dalle colpa di discendere da una stirpe di oppressori

Sparsa le trecce morbide

Sull’affannoso petto,

Lenta le palme, e rorida

Di morte il bianco aspetto,

Giace la pia, col tremolo

Sguardo cercando il ciel.

Cessa il compianto: unanime

S’innalza una preghiera:

Calata in su la gelida

Fronte, una man leggiera

Sulla pupilla cerula

Stende l’estremo vel.

Sgombra, o gentil, dall’ansia

Mente i terrestri ardori;

Leva all’Eterno un candido

Pensier d’offerta, e muori:

Fuor della vita è il termine

Del lungo tuo martir.

Tal della mesta, immobile

Era quaggiuso il fato:

Sempre un obblio di chiedere

Che le saria negato;

E al Dio de’ santi ascendere

Santa del suo patir.

Ahi! nelle insonni tenebre,

Pei claustri solitari,

Tra il canto delle vergini,

Ai supplicati altari,

Sempre al pensier tornavano

Gl’irrevocati dì;

Quando ancor cara, improvida

D’un avvenir mal fido,

Ebbra spirò le vivide

Aure del Franco lido,

E tra le nuore Saliche

Invidiata uscì:

Quando da un poggio aereo,

Il biondo crin gemmata,

Vedea nel pian discorrere

La caccia affaccendata,

E sulle sciolte redini

Chino il chiomato sir;

E dietro a lui la furia

De’ corridor fumanti;

E lo sbandarsi, e il rapido

Redir de’ veltri ansanti;

E dai tentati triboli

L’irto cinghiale uscir;

Ma come il sol che, reduce,

L’erta infocata ascende,

E con la vampa assidua

L’immobil aura incende,

Risorti appena i gracili

Steli riarde al suol;

Ratto così dal tenue

Obblio torna immortale

L’amor sopito, e l’anima

Impaurita assale,

E le sviate immagini

Richiama al noto duol.

Sgombra, o gentil, dall’ansia

Mente i terrestri ardori;

Leva all’Eterno un candido

Pensier d’offerta, e muori:

Nel suol che dee la tenera

Tua spoglia ricoprir,

Altre infelici dormono,

Che il duol consunse; orbate

Spose dal brando, e vergini

Indarno fidanzate;

Madri che i nati videro

Trafitti impallidir.

E la battuta polvere

Riga di sangue, colto

Dal regio stral: la tenera

Alle donzelle il volto

Volgea repente, pallida

D’amabile terror.

Oh Mosa errante! oh tepidi

Lavacri d’Aquisgrano!

Ove, deposta l’orrida

Maglia, il guerrier sovrano

Scendea del campo a tergere

Il nobile sudor!

Come rugiada al cespite

Dell’erba inaridita,

Fresca negli arsi calami

Fa rifluir la vita,

Che verdi ancor risorgono

Nel temperato albor;

Tale al pensier, cui l’empia

Virtù d’amor fatica,

Discende il refrigerio

D’una parola amica,

E il cor diverte ai placidi

Gaudii d’un altro amor.

Te, dalla rea progenie

Degli oppressor discesa,

Cui fu prodezza il numero,

Cui fu ragion l’offesa,

E dritto il sangue, e gloria

Il non aver pietà,

Te collocò la provida

Sventura in fra gli oppressi:

Muori compianta e placida;

Scendi a dormir con essi:

Alle incolpate ceneri

Nessuno insulterà.

Muori; e la faccia esanime

Si ricomponga in pace;

Com’era allor che improvida

D’un avvenir fallace,

Lievi pensier virginei

Solo pingea. Così

Dalle squarciate nuvole

Si svolge il sol cadente,

E, dietro il monte, imporpora

Il trepido occidente;

Al pio colono augurio

Di più sereno dì.

Adelchi

Personaggio realmente esistito

(ultimo principe dei longobardi)

Eroe romantico condannato

alla sofferenza a causa del dissidio tra reale e ideale

Cristiano di cuore nobile, si scontra con la malvagità del potere

Adelchi

Meditativo, chiuso nella propria interiorità

Qualunque suo sentimento buono e sincero viene oppresso dalla ragion di stato

Sopraffatto dal potere della sua stessa famiglia

Morte di Adelchi

Atto quinto, scena VIII

"la morte di Adelchi"

Fine della tragedia, dramma storico diventa dramma spirituale

Testamento del padre al figlio

Prega per Carlo

invita il padre a rallegrarsi di non essere più re

Condizione cristologica

Purificazione cristiana

Non sei più nella schiera degli oppressori ma degli oppressi

Adelchi è stato ferito, viene portato al palazzo di Carlo magno, dal padre

Solo la morte fa comprendere il vero significato della vita

concezione pessimistica

Questi anni di prigionia saranno per lui i più felici

Non dovrà esercitare il potere

Non causerà nessun dolore

Frasi brevi ed incisive dove si cela la morale

Illustra la via della redenzione e della salvezza

Autocritica

Rifiuterà il principio

teorico alla base del

romanzo storico (1845):

la storia e la creazione fantastica (“il romanzesco”) sono infatti come l’olio e l’acqua, destinate a rimaner separate, a non potersi mai “fondere”.

Manzoni all’amico Fauriel, nel Novembre del 1821 (prima di accingersi alla revisione della tragedia):

Note Storiche che introducono l’opera (quindi dopo la stesura definitiva):

Dal momento che v’ho detto che la mia tragedia di Adelchi era terminata, salvo la revisione, bisogna che vi dica anche che non ne sono del tutto contento; e se in questa vita così breve si sacrificassero tragedie, questa non sfuggirebbe alla distruzione. Ho immaginato il carattere del protagonista su dati storici che ritenevo fondati [...]; ho fabbricato su questi dati; li ho estesi e mi sono accorto, quando il mio lavoro era ormai avanzato, che in esso non c’era niente di storico. Ne vien fuori un colore romanzesco che mal s’accorda con l’insieme e che sconcerta me stesso non meno che un lettore mal disposto. [...]. Vi dico tutto ciò per addolcire con un’umile confessione il difetto che vi farà la lettura di questo povero Adelchi”.

Per ciò che riguarda la parte morale, s’è cercato d’accomodare i discorsi dei personaggi all’azioni loro conosciute, e alle circostanze in cui si son trovati. Il carattere però d’un personaggio, quale è presentato in questa tragedia, manca affatto di fondamenti storici: i disegni d’Adelchi, i suoi giudizi sugli avvenimenti, le sue inclinazioni, tutto il carattere insomma è inventato di pianta [...] con una infelicità, che dal più difficile

e dal più malevolo lettore non sarà, certo, così vivamente sentita come lo è dall’autore.

"Lettre à monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie"

Lettera a d'Azeglio

Nel 1820 il poeta e drammaturgo francese Jean Joachim Victor Chauvet pubblica un articolo sulla rivista letteraria “Lycée Français” sulla tragedia Il conte di Carmagnola

Apprezza l'opera ma critica l'assenza delle due unità aristoteliche di spazio e tempo (azione in un unico giorno e in un unico ambiente), ciò comporta poca organicità nell'opera.

Lettera a monsieur Chauvet

Due mesi dopo Manzoni scrive la lettera, ma la pubblica solo nel 1823, dopo molte revisioni, a Parigi, in appendice all'Adelchi e al Conte di Carmagnola.

"È una tentazione a cui è difficile resistere, quella di spiegare la tua opinione a un uomo che sostiene l'opinione opposta con grande intelligenza e cortesia, con una grande conoscenza dell'argomento e una ferma convinzione. "

Ritratto di Alessandro Manzoni, Francesco Hayez

Importanza di attenersi al vero storico

Unità d’azione: rappresentazione di un seguito di avvenimenti legati fra loro in modo naturale, non arbitrario.

"questa invenzione è quanto di più facile e di più volgare vi sia nel lavoro del pensiero, quanto1'esiga la minor riflessione e perfino la minore immaginazione. Infatti non c’è nulla di più comune delle creazioni di questo genere"

Le unità

e il romanzesco

L’unità è intrinseca ai fatti, non deve essere data da regole estrinseche quali le unità.

Vero storico

per questo

La poesia che si fonda sulla pura immaginazione è la più comune e la più facile, perché non richiede sforzi intellettuali.

Il sistema storico (sistema romantico) rinuncia alle due unità e segue il corso naturale delle vicende con i loro propri personaggi.

Si basa sulla verità.

"I poeti greci attingevano i soggetti, insieme a tutte le circostanze importanti, alle tradizioni nazionali. Non inventavano i fatti; li accoglievano nella forma tramandata dai contemporanei: accettavano, rispettavano la storia come gli

individui,i popoli,i tempi l’avevano fatta."

" [...]invece tutti i grandi monumenti della poesia hanno per base avvenimenti dati dalla storia o, che è lo stesso a questo riguardo, che sono stati un tempo considerati storia."

l'Othello

e la Zaira

Le unità costringono ad inventare circostanze per dare verosimiglianza all'azione, concentrata dalle unità stesse su un ritmo non naturale.

"poiché l'arte teatrale compie nuovi passi nel vasto campo della storia, avremo più opportunità di notare gli svantaggi della regola di due unità;"

"L'essenza della poesia non consiste nell'inventare fatti […]"

Prende in esame il romanzesco:

Aristotele, copia romana (I-II secolo d.C.) di un originale in bronzo di Lisippo. Parigi, Museo del Louvre

"[…] lo scoglio del genere romanzesco è rappresentato dal falso. Il pensiero degli uomini si manifesta con maggiore o minore chiarezza attraverso le loro azioni e i loro discorsi; ma anche quando si parte da questa larga e solida base raramente si giunge alla verità nella rappresentazione dei sentimenti umani. "

"Perché questa unità (di azione) esista nel dramma, è necessario," dici, "che, dal primo atto, la posizione e i disegni di ciascun personaggio siano determinati."

Parte della critica di Chauvet, citata da Manzoni nella lettera.

Chauvet sottolinea la necessità che l'azione sia seguita dalle altre due unità di tempo e spazio.

L'Azione

"Anche così ammetteremmo questa necessità, a mio avviso, non ne è seguita la necessità di adottare la regola di due unità. Possiamo benissimo annunciare tutto ciò nell'esibizione dell'opera teatrale, inserire tutti i semi dello sviluppo dell'azione, e tuttavia dare all'azione una durata fittizia molto considerevole, ad esempio di tre mesi. "

"Ti darò solo un esempio, e non è in un teatro romantico che lo cercherò: è Sofocle che me lo fornisce"

Manzoni risponde confutando la necessità di adottare tutte e tre le unità aristoteliche.

"Certo, per essere interessato all'azione, lo spettatore deve conoscere la posizione di coloro che vi prendono parte; ma perché assolutamente dal primo atto? Se l'azione, in atto, fa conoscere i personaggi man mano che la conoscono in modo più naturale, ci saranno interesse, continuità, progressione e perché non unità?"

Far conoscere i personaggi un po' alla volta rende l'azione più naturale e continua.

"Ma quando Emone inizia a interessarsi all'azione, Sofocle lo annuncia e pubblica un momento dopo. Antigone è condannata, la moglie di Emone perirà; è chiamato dall'azione stessa e si mostra"

"Tanto nell’uno come nell’altro dramma un uomo uccide la donna che ama credendola infedele."

Othello, Shakespeare

"Shakespeare si è preso tutto il tempo di cui aveva bisogno; e l’ha preso dalla storia stessa che gli ha fornito l’argomento. "

La Zaira, Voltaire

Shakespeare aderisce al sistema storico, per questo la vicenda è più credibile.

Othello e Desdemona,

Albrecht de Vriendt

"Jago è il cattivo genio del dramma; egli determina una parte delle vicende, e le avvelena tutte: rimuove o snatura tutte le riflessioni che potevano indurre Otello a riconoscere l’innocenza di Desdemona."

"In Otello, il crimine scorre naturalmente"

"Jago[...] rappresenta un mezzo indispensabile, per raggiungere la verisimiglianza."

La Zaira, Voltaire

"Bisognava che Orosmane, generoso e umano[...] pieno, la mattina, di fiducia e di stima per Zaira, la sera del giorno stesso fosse spinto a pugnalarla nella convinzione di essere da lei tradito. "

"Il poeta, non potendo, in così breve intervallo di tempo, accumulare i falsi indizi che nutrono lentamente i sospetti della gelosia, non potendo condurre per gradi l’animo di Orosmane [...]"

Voltaire ritratto da Maurice Quentin de La Tour (1737–1740 circa)

ha dovuto far nascere la gelosia da un unico equivoco, senza curare l'aspetto psicologico e la forza crescente della gelosia.

"Quanto vi è nella Zaira di vero, di toccante, di poetico, è dovuto al bel talento di Voltaire; quanto invece nella sua trama è forzato e artificioso mi sembra debba attribuirsi, per gran parte, alla costrizione della regola delle due unità."

"Shakespeare spesso mescola la commedia con gli eventi più gravi."

Miscela di affetti

"queste ragioni non mi hanno mai persuaso; e penso, come un bravo e fedele sostenitore del classico, che la miscela di due affetti opposti distrugge l'unità tipografica necessaria per produrre emozione e simpatia; o, per dirla più ragionevolmente, mi sembra che questa miscela, come è stata impiegata da Shakespeare, presenta questo svantaggio. Poiché è davvero e per sempre impossibile produrre un'impressione armonica e piacevole riunendo questi due mezzi"

Il romanzesco

"È questo l’errore che commettono, inventando i fatti, la maggior parte dei romanzieri. "

Romanzesco

  • " la verità è sfuggita loro più spesso che a quelli che si sono tenuti più vicini alla realtà;"
  • "si sono preoccupati poco della verosimiglianza, sia nelle vicende che hanno immaginato, sia nei caratteri "

semplificazione delle passioni, che perdono profondità.

"Di conseguenza l’epiteto di romanzesco è stato designato ad indicare generalmente, per quel che riguarda i sentimenti e i costumi, quel tipo particolare di falsità, quel tono artificioso, quei tratti convenzionali che contraddistinguono i personaggi dei romanzi."

"Perché, in sostanza, cosa ci dà la storia? Avvenimenti noti, per così dire, solo esteriormente; ciò che gli uomini hanno fatto; "

Lo storico: tramanda testimonianze che riguardano la vita e le imprese di illustri personaggi, seguendo l'ordine naturale degli eventi.

"una delle facoltà più importanti della mente umana, è quella di afferrare, tra eventi, i rapporti di causa ed effetto, che li lega;"

Basandosi su questo presupposto, descrive il compito dello storico e quello del poeta:

Il poeta drammatico deve muoversi in modo analogo allo storico, rispettando il vero storico.

"Questo è il lavoro dello storico. Effettua, per così dire, negli eventi, l'ordinamento necessario per arrivare a questa unità di vista; lascia da parte tutto ciò che non ha nulla a che fare con i fatti più importanti; e, avvalendosi così della rapidità del pensiero, avvicina quest'ultimo il più vicino possibile l'uno all'altro."

Il poeta e lo storico

"Il poeta sceglie, nella storia, eventi interessanti e drammatici, collegati così fortemente l'uno all'altro, e così debolmente con ciò che li ha preceduti e seguiti, che la mente, profondamente colpita dalla relazione che hanno tra loro, si divertono a formarne uno spettacolo unico e si impegnano con entusiasmo a cogliere il tutto esteso, tutta la profondità di questa relazione che li unisce, per svelare il più chiaramente possibile queste leggi di causa ed effetto che le governano."

"ma ciò che hanno pensato, i sentimenti

che hanno accompagnato le loro deliberazioni e i loro

progetti, i loro successi e insuccessi, i discorsi con i quali

hanno fatto e cercato di far prevalere le loro passioni e le loro

volontà su altre passioni e altre volontà, con i quali hanno

espresso la loro collera, effuso la loro tristezza, con i quali in

una parola, hanno manifestato la loro individualità, tutto ciò,

tranne pochissimo, è passato sotto silenzio dalla storia, e tutto ciò

forma il dominio della poesia."

Tuttavia il poeta è diverso dallo storico, perché il suo compito è rivelare la moralità e l'interiorità dei personaggi.

In questo sta la libertà del poeta di inventare.

Il genere drammatico recupera il significato morale della storia.

Il genere romanzesco si limita ad inventare fatti.

"Manifestare ciò che gli uomini hanno sentito, voluto e sofferto,

mediante ciò che hanno fatto, in questo consiste la poesia

drammatica; creare fatti per adattarvi dei sentimenti, è il grande

compito dei romanzi."

Valore etico della poesia

La storia dell'umanità è la manifestazione della volontà di Dio nel corso dei secoli.

Per Manzoni la poesia tragica deve interpretare i fatti storici nel loro significato profondo.

La poesia fa emergere i momenti in cui il destino e le scelte individuali si intrecciano misteriosamente con il disegno divino.

Lo spettatore deve essere portato a riflettere e dare un giudizio morale su ciò che vede.

Carattere etico-religioso della poesia

Affinché ciò avvenga, lo spettatore deve "prendere distanze" dalla vicenda, non immedesimarsi e appassionarsi troppo.

quindi

"Facendoci partecipare a eventi che non ci interessano come attori, di cui siamo solo testimoni, può aiutarci a prendere l'abitudine di fissare i nostri pensieri su queste idee calme e grandi che svaniscono e scompaiono."

La tensione emotiva viene interrotta attraverso i cambiamenti di scena.

Valore religioso della poesia

Lettera sul Romanticismo a d'Azeglio

Nel 1823 il Marchese Cesare Taparelli d’Azeglio, pubblica La Pentecoste sulla rivista Amico d’Italia, e la invia a Manzoni, assieme ad una lettera in cui sottolinea la debolezza delle idee romantiche, predicendo quindi al Romanticismo vita breve.

Manzoni gli risponde privatamente con la lettera sul Romanticismo, importante perché spiega con chiarezza quali siano le proposte del gruppo dei Romantici lombardi riuniti intorno al Conciliatore, riguardo all'arte e alla letteratura.

Marchese Cesare Taparelli d'Azeglio

Due parti:

Mitologia

  • imitazione priva di originalità di un passato ormai lontano che ha perso significato ai giorni nostri.

  • contraria alla religione cristiana, una morale basata sulla ricerca del piacere e dei beni materiali e per questo voluttuosa, superba, feroce, ed egoistica.

John William Waterhouse, Apollo e Dafne

"l’uso della favola è idolatria"

Parte 1:

Critica alla mitologia

"la parte morale era fondata nell’amore, nel rispetto, nel desiderio delle cose terrene, delle passioni, de’ piaceri portato fino all’adorazione, nella fede in quelle cose come se fossero il fine, come se potessero dare la felicità, salvare"

La mitologia è in declino:

“La mitologia non è morta certamente, ma la credo ferita mortalmente; tengo per fermo che Giove, Marte e Venere faranno la fine che hanno fatto Arlecchino, Brighella e Pantalone, che pure avevano molti feroci e taluni ingegnosi sostenitori.”

Romanticismo

  • Manzoni non ne approva gli aspetti irrazionali e cupi (streghe,spettri, un disordine sistematico).

  • Ne approva la concezione della poesia e dell'arte in generale:

l’arte deve fornire insegnamenti morali e civili, aprire la mente e proporre temi legati alla realtà e all’esperienza quotidiana

Parte 2:

Romanticismo e punti chiave della poetica manzoniana

“La poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo. E che in ogni argomento debba cercare di scoprire e di esprimere il vero storico e il vero morale, non solo come fine, ma come più ampia e perpetua sorgente del bello.”

Deriva dall’interpretazione della realtà alla luce del Vangelo.

Lo scrittore deve arricchire la storia con il vero poetico

“Proponendo[...]il vero, l’utile, il buono, il ragionevole, concorre se non altro con le parole, che non è poco, allo scopo della religione”

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