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La Cappella degli Scrovegni

La Cappella degli Scrovegni a Padova, che prende il titolo dal suo costruttore, viene definito come uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale, se non il più importante. È stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2021 grazie ai molteplici affreschi realizzati da Giotto tra il 1303 e il 1305, con i quali dà vita ad una nuova rivoluzione pittorica che influenzerà la storia della pittura.

La storia

Enrico Scrovegni e la costruzione

Scrovegni e la costruzione

Tutto iniziò quando un ricco banchiere padovano, Enrico Scrovegni, il 6 febbraio del 1300 acquistò l’area dell’antica Arena Romana e accanto al proprio palazzo vi costruì una cappella, destinata a oratorio privato e mausoleo per la sua famiglia. Affidò la decorazione ai due più grandi maestri dell’epoca: Giovanni Pisano, che scolpì la Madonna col Bambino tra due angeli (immagine inferiore), e Giotto di Bondone che eseguì gli affreschi. Enrico aspirava a un ruolo politico adeguato alla propria potenza economica ma i suoi piani fallirono e morì nell’isola di Murano nel 1336. Oggi, come per suo volere, riposa con la seconda moglie Jacopina d’Este all'interno della cappella.

Giotto e la creazione degli affreschi

Giotto e la creazione degli affreschi

Quando inizia l'impresa Giotto ha 36 anni e ha già lavorato a Firenze e a Roma ma soprattutto in ambito Francescano ad Assisi, a Rimini e nella stessa Padova su commissione dei frati di Sant'Antonio. Il programma fu affidato a un teologo del vicino convento degli Eremitani (oggi sede dei musei civici); certi studi l’hanno identificato in frate Alberto da Padova, che concluse la sua vita nel 1388 e al quale Giotto riconosce il ruolo ponendo simbolicamente sulle sue spalle il modellino della Cappella (immagine di fianco).

Tecniche utilizzate nella creazione degli affreschi

Tecniche utilizzate

A Giotto servono quasi 2 anni di lavoro, accompagnato da una quarantina di lavoratori, a concludere gli affreschi. Abbandona le figure dell'arte bizantina e umanizza il divino, introduce il realismo, evidenzia sentimenti e passioni nei volti, nei gesti inserisce la prospettiva riferita ai piani e alla profondità, apre alla pittura moderna con cromatismi innovativi e colpisce graficamente con la luce e con il colore. Nella simbologia medievale tutto ha un significato religioso, anche il colore: Il blu indica la Sapienza di Dio, il rosso l'amore, Il rosa la gioventù mentre il bianco è il colore di Dio.

Giotto affresca le due pareti laterali e l’arco trionfale della cappella con storie tratte delle Vite di San Gioacchino e di Sant’Anna , della Vergine (come l’Annunciazione) e di Cristo (come la Passione e morte), o i miracoli delle nozze di Cana e della resurrezione di Lazzaro (l'acqua che diventa vino rappresenta il passaggio simbolico al nuovo Testamento, mentre Lazzaro risorto è simbolo dell'umanità redenta). La volta, invece, la cui superficie è dipinta d’un azzurro intenso, per suggerire un cielo trapunto di stelle d’oro, la decora con dieci medaglioni circolari raffiguranti Gesù, Maria con Gesù Bambino in braccio e vari profeti. Sulla controfacciata d’ingresso, infine, realizza un Giudizio Universale, modello di riferimento per quelli dipinti negli anni successivi (compreso quello di Michelangelo nella Cappella Sistina).

Gli affreschi

L'Annuncio a Sant'Anna e l'incontro alla Porta Aurea

Gioacchino ed Anna

Sopra si trova l’affresco, posto nel registro superiore della parete sud, che raffigura l’angelo di Dio mentre rivela ai due sposi, Gioacchino e Anna, che il loro matrimonio, fino a quel momento sterile, sarà benedetto dalla nascita di una figlia (la Vergina Maria) che susciterà ammirazione per tutti i secoli. Nell’altra immagine è rappresentato l’incontro degli sposi alla Porta Aurea, uno dei luoghi-simbolo di Gerusalemme, dove i due si scambiano un bacio vero, il primo della storia dell’arte.

Il Giudizio Universale

Giudizio Universale

Questa rappresentazione occupa l’intera controfacciata e conclude idealmente tutte le storie dei vari affreschi e risulta essere estremamente indicativa per le nuove idee innovative del pittore sull’arte. Ad esempio per la prima volta la scena non viene suddivisa in fasce, ma Paradiso, Purgatorio e Inferno sono presentati in un insieme unitario e tutte le figure si muovono nello stesso spazio.

Al centro della scena si ha Cristo Giudice (una mano aperta che indica il Paradiso e una chiusa che segna l'Inferno), in una mandorla iridata sorretta da angeli che siede su una nube, nella quale si riconoscono diverse figure simboliche ricorrenti al Messia, come il leone (la Resurrezione) e l’aquila (l’Ascensione).

Sotto Gesù c’è la croce, che funge da vero separatore tra Inferno e Paradiso, e poco più in basso è rappresentato Enrico Scrovegni che consegna il modellino della cappella alla Vergine. Sulla destra il popolo di Dio (tra gli uomini sono riconoscibili le figure di Giotto e di Dante Alighieri) cammina verso il Paradiso, abitato da angeli e santi.

Paradiso

Inferno

Nell’inferno, in basso a destra, domina il caos. Dalla mandorla di Cristo Giudice fuoriescono lingue di fuoco, i fiumi infernali, che trascinano i dannati. Dei diavoli sottopongono torture terribili agli uomini, con tanto realismo da suscitare compassione all’osservatore. Proprio questa realtà assunta da Giotto per dipingere gli esseri umani, e in particolare le situazioni di nudità, è una delle più rilevanti tecniche innovative di questo affresco.

Nel mezzo è posta una bestia mostruosa, Satana, che divora e afferra i dannati. Tra la moltitudine di persone ne sono riconoscibili alcune, come Giuda, impiccato e sventrato, o un papa, di cui non si ha un’identità, anch’esso nudo.

Vizi e Virtù

Il quarto registro, lungo la navata, è suddiviso in riquadri che portano il visitatore verso il Giudizio Universale: da un lato sono rappresentate le virtù, che aprono verso il Paradiso e alla salvezza, mentre dall’altro i corrispondenti vizi, che al contrario giungono all’Inferno e all’eterna perdita.

Per Giotto il vizio impedirebbe il proseguire sulla via del bene se non fosse ostacolato dall’intervento delle virtù. Ad ogni vizio corrisponde una virtù: alla stoltezza riconosce la prudenza, all’incostanza la fortezza, all’ira la temperanza, all’ingiustizia la giustizia, all’infedeltà la fede, all’invidia la carità (nelle immagini) mentre alla disperazione la speranza.

I Vizi e le Virtù

Invidia

Carità

Il cielo stellato

Il cielo stellato è stato dipinto sulla volta a botte della Cappella, coprendola con un azzurro intenso e costellando con stelle a otto punte come simbolo dell’ottavo giorno, alludendo all’eternità e alla perfezione. Vi sono inoltre 10 medaglioni nei quali sono rappresentati la Madonna col Bambino, il Cristo benedicente e otto profeti, come Ezechiele, ma nel cielo si trovano anche angeli e santi, come ad esempio San Giovanni Battista.

Edifici annessi alla Cappella

Edifici vicini

La Cappella degli Scrovegni è inclusa nel complesso dei Musei Civici, riconosciuto come il più antico del veneto, nei chiostri dell’ex convento dei frati Eremitani, che raggruppa il Museo Archeologico e il Museo d’Arte Medievale e Moderna oltre al Palazzo Zuckermann e,appunto, la Cappella degli Scrovegni.

Nella pinacoteca dei musei si trovano opere realizzate dal ‘300 all’800 dai grandi maestri della pittura italiana, come il Crocifisso di Giotto, opera dell’inizio del ‘300, che prima si trovava sopra l’altare della Cappella.

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