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MELTING POT
E
SALAD BOWL
Il melting pot si riferisce ad un processo in cui le diverse culture si mescolano, si fondono e si assimilano in una nuova cultura comune. In altre parole, le persone di diverse origini culturali si mescolano, si assimilano, e adottano una cultura condivisa. Questo modello è stato spesso utilizzato per descrivere la società americana, dove i migranti di varie provenienze, lingue e tradizioni culturali si sono fusi nel calderone americano per creare una cultura unica.
Il precursore dell’idea fu un nobile francese emigrato oltreoceano a metà Settecento e naturalizzato John de Crèvecoeur. In "Letters from an American farmer" (1782) rispose così alla sua celebre domanda
“Chi è, allora, l’americano quest’uomo nuovo?”
"O è un europeo, o è il discendente di un europeo […] qui individui di tutte le nazioni si fondono in una nuova razza di uomini."
Fu però il drammaturgo inglese Israel Zangwill a coniare l’espressione “melting pot” con un’omonima pièce teatrale messa in scena a Broadway nel 1908. L’immagine della fusione venne trasformata in metafora compiuta dell’America come “calderone” (pot) in cui l’amalgama assume un’accezione davvero universale.
La Francia puntava a un’integrazione fondata su uno scambio: la concessione della “cittadinanza repubblicana” in cambio di una privatizzazione del credo religioso (di qui, ad esempio, il divieto del velo nelle scuole francesi).molti francesi di seconda e terza generazione hanno rifiutato l’assimilazione old style di stampo repubblicano – prova ne sono le proteste contro la legge del 2004.
la metafora della salad bowl suggerisce che le diverse culture all'interno di una società coesistono separatamente, senza necessariamente mescolarsi o assorbirsi in una nuova cultura comune. Adottata da alcuni Stati per opporsi alla discriminazione e porre un freno ai danni subiti dalle minoranze, la politica ispirata al multiculturalismo tende a promuovere il riconoscimento dei particolarismi culturali e la lotta alle disuguaglianze
Il termine "salad bowl" è stato utilizzato per la prima volta da Arnold Edimburgo, autore canadese, che per definire la situazione culturale del suo paese pronunciò la frase, divenuta poi celebre:
"Il Canada non è mai stato un melting pot; piuttosto simile ad un'insalata mista"
Da qui il termine salad bowl è iniziato ad essere utilizzato come termine riferito ad una idea culturale.
La politica multiculturalista britannica concedeva spazi pubblici alle minoranze etniche o religiose, sotto forma di “diritti collettivi”, per sostenere un’armonica coesistenza fra i diversi gruppi all’interno di una società politica liberale e tollerante.. In Gran Bretagna ampi settori del mondo musulmano hanno rifiutato di riconoscersi nelle leggi del Paese, costituendo una minoranza ostile e isolata.
Con melting pot era basata la politica d'integrazione statunitense, da molti ritenuta un modello per tutte le società multietniche.
Ma a partire dagli anni '60 questo concetto è stato sostituito da quello di salad bowl, un'insalatiera nella quale ciascun ingrediente conserva le caratteristiche originarie. Oggi non tutti gli immigrati aspirano a conformarsi ai valori socioculturali dei WASP. Molti gruppi etnici rivendicano la propria identità razziale.
Le conseguenze di questa frammentazione sociale sono anche le tensioni e i numerosi episodi di violenza
Il primo, infatti, tende a rappresentare l'integrazione come un obbligo del migrante, più che come un impegno per la società ricevente.
Il multiculturalismo, invece, può arrivare a irrigidire la separatezza e le differenze fra le comunità, a renderne insuperabili i confini, abbandonando i valori positivi di una possibile interazione fra culture. Entrambe le prospettive, insomma, tendono a cristallizzare una realtà che invece è molto dinamica, perché fondata sullo scambio, la contaminazione e il cambiamento reciproco.
Una soluzione potrebbe essere una via intermedia tra assimilazionismo e multiculturalismo, con un mantenimento della propria cultura, ma riuscendo comunque ad integrarsi nella società.
Questo può avvenire con alcuni presupposti da seguire:
le identità etniche, culturali e religiose non devono essere fisse, ma devono poter mutano nel tempo. Un minimo di mescolanza e di interazione, infatti, non solo non è una minaccia, ma rappresenta una arricchimento per una società che è già di fatto, che lo si voglia o meno, multietnica e multiculturale.
Si può, infatti, favorire l'integrazione senza per questo cancellare le differenze culturali, per esempio incoraggiando i migranti ad avvicinarsi alle modalità culturali della società ospitante, senza dover rinunciare alle proprie e acquisire competenze linguistichedella società stessa.
Di importanza fondamentale è infine il punto di vista con cui si guarda al migrante: non bisogna guardarlo come un potenziale pericolo da cui difendere la propria cultura, o come un povero da assistere; al contrario andrebbe considerato un mezzo di insegnamento e apprensione di culture estranee alla società e come un produttore cui garantire, come a tutti gli altri cittadini, possibilità di crescita professionale e di accesso ai servizi sociali. Occorre infatti considerare che molte problematiche legate all'immigrazione nascono da condizioni di esclusione sociale. Garantire l'accesso ai diritti di cittadinanza, come l'accesso ad un lavoro regolare, è una scelta utile per favorire il rispetto dei valori civici della società.