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Giacomo Leopardi

GIACOMO LEOPARDI

Nasce il 29 giugno 1798 a Recanati (un borgo piccolo e chiuso che Leopardi detesterà sempre) da padre conservatore il conte Monaldo nemico dell'illuminismo e delle idee moderne e madre bigotta e dura Adelaide Antici.

Giacomo diventa subito un appassionato agli studi ,un avido di cultura e grazie a ciò Leopardi acquisisce una cultura vastissima nel campo della filologia classica diventando un esperto di livello europeo di tutti gli aspetti del mondo antico: storia, geografia ,filosofia , letteratura , scienza.Purtroppo però questo suo desiderio smodato di sapere lo renderà fragile fisicamente, con una malformazione alla spina dorsale e cieco.

Little Known Facts

Factoids 1

Sin dalla tenera età, Giacomo Leopardi era affamato di conoscenza. Lo era al punto da imparare da autodidatta il greco antico, l'ebraico e l'aramaico antico, con l'aiuto di una Bibbia poliglotta presente in biblioteca, cosa che gli permise di approfondire sempre più lo studio dei classici

Factoids 2

Perciò Leopardi è partito dalla sua deformità fisiologica per infine riflettere sulla condizione dell’uomo , ma la sua riflessione amara ha un valore e una verità in se stessa indipendentemente dalle condizioni nelle quali Leopardi si è trovato.a vivere.Tra i deci e glu undici anni compone trattati filosofici e traduce testi classici,nel 1813 e 1815 compone due opere ‘’la Storia dell'astronomia dalla sua origine fino all'anno 1809’’ e ‘’il saggio sopra gli errori popolari degli antichi’’;entrambe le opere sono interpretazioni dei fenomeni naturali elaborate dagli antichi a paragone di quelle razionali e sperimentali moderni.

Perciò Leopardi è partito dalla sua deformità fisiologica per infine riflettere sulla condizione dell’uomo , ma la sua riflessione amara ha un valore e una verità in se stessa indipendentemente dalle condizioni nelle quali Leopardi si è trovato.a vivere.Tra i deci e glu undici anni compone trattati filosofici e traduce testi classici,nel 1813 e 1815 compone due opere ‘’la Storia dell'astronomia dalla sua origine fino all'anno 1809’’ e ‘’il saggio sopra gli errori popolari degli antichi’’;entrambe le opere sono interpretazioni dei fenomeni naturali elaborate dagli antichi a paragone di quelle razionali e sperimentali moderni.

Nel 1822 Leopardi va a Roma, dagli zii materni. Questo viaggio tanto agognato, si rivela deludente. I grandi monumenti antichi non destano interesse; le donne romane, dice Leopardi, sono stupide e vanitose, L’unico momento di autentica commozione è in uno dei luoghi più spirituali di Roma: il Gianicolo. Lì, nel convento di Sant’Onofrio, Giacomo Leopardi visita la tomba del grande poeta Torquato Tasso (1544-1595), che tanto amava. Nel 1823 torna a Recanati: scrive le Operette morali, opera in prosa, originalissima, composta di dialoghi filosofici sui temi più spinosi della condizione umana. Con le Operette, inoltre, inaugura un silenzio poetico di diversi anni. Leopardi entra nel “pessimismo cosmico”.

Tra il 1819 e il 1822 sale la tensione con i genitori che lo vogliono avviare alla carriera ecclesiastica: sarebbe una beffa crudele, perché Leopardi è ateo, avendo ormai abbracciato definitivamente il materialismo illuminista e il sensismo. Giacomo vuole essere libero e indipendente. È un adolescente problematico e talentuoso, che vuole realizzarsi. La produzione poetica aumenta e sale di livello. Da una parte gli Idilli, ossia la poesia «sentimentale», come L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna; dall’altra, le grandi canzoni civili come Ad Angelo Mai, Bruto Minore, e Ultimo canto di Saffo.

Ultimo soggiorno a Firenze

Di nuovo a Firenze, Giacomo Leopardi stringe amicizia con Antonio Ranieri, giovane e affascinante scrittore napoletano, e s’innamora di Fanny Targioni Tozzetti. La donna lo rifiuta, forse dopo averlo illuso con la tenerezza e la sincera ammirazione che sentiva nei suoi riguardi. Con questo rifiuto, dolorosissimo, Leopardi abbandona l’estremo degli inganni umani: l’amore. Nell’occasione scrive per lei Il pensiero dominante, Amore e Morte, A se stesso, Aspasia. Proprio quest’ultimo nome, dato a Fanny come omaggio all’amante di Pericle (grande politico ateniese del V sec a. C.) diede il titolo all’intero ciclo di poesie denominato appunto Il ciclo di Aspasia. Nel 1832, Leopardi scrive il suo ultimo appunto sullo Zibaldone, che conta ormai ben 5000 pagine.

Napoli, ultima meta leopardiana

Nell’ottobre del 1833 Leopardi si trasferisce a Napoli insieme a Ranieri. Pur provato nel fisico, interviene nel dibattito culturale: si scaglia contro l’illusione del progresso e contro la cieca fiducia nella scienza.

Tra il 1836 e il 1837 Leopardi e Ranieri (e la sorella di Ranieri, Paolina) abbandonano Napoli per l’epidemia di colera e vanno a Torre del Greco alle falde del Vesuvio. Durante la permanenza, Leopardi compone due poesie straordinarie: La ginestra o il fiore del deserto (1836) e Il tramonto della luna (1837). Sono opere di grande sapienza e bellezza, e sono anche il suo testamento poetico e spirituale. A Napoli, nel 14 giugno del 1837, Giacomo Leopardi si spegne tra le braccia del suo caro amico Ranieri.

''A Silvia''

Silvia, rimembri ancora

Quel tempo della tua vita mortale,

Quando beltà splendea

Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,

E tu, lieta e pensosa, il limitare 5

Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete

Stanze, e le vie dintorno,

Al tuo perpetuo canto,

Allor che all'opre femminili intenta 10

Sedevi, assai contenta

Di quel vago avvenir che in mente avevi.

Era il maggio odoroso: e tu solevi

Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri 15

Talor lasciando e le sudate carte,

Ove il tempo mio primo

E di me si spendea la miglior parte,

D'in su i veroni del paterno ostello

Porgea gli orecchi al suon della tua voce, 20

Ed alla man veloce

Che percorrea la faticosa tela.

Mirava il ciel sereno,

Le vie dorate e gli orti,

E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. 25

Lingua mortal non dice

Quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,

Che speranze, che cori, o Silvia mia!

Quale allor ci apparia 30

La vita umana e il fato!

Quando sovviemmi di cotanta speme,

Un affetto mi preme

Acerbo e sconsolato,

E tornami a doler di mia sventura. 35

O natura, o natura,

Perchè non rendi poi

Quel che prometti allor? perchè di tanto

Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, 40

Da chiuso morbo combattuta e vinta,

Perivi, o tenerella. E non vedevi

Il fior degli anni tuoi;

Non ti molceva il core

La dolce lode or delle negre chiome, 45

Or degli sguardi innamorati e schivi;

Nè teco le compagne ai dì festivi

Ragionavan d'amore.

Anche peria fra poco

La speranza mia dolce: agli anni miei 50

Anche negaro i fati

La giovanezza. Ahi come,

Come passata sei,

Cara compagna dell'età mia nova,

Mia lacrimata speme! 55

Questo è quel mondo? questi

I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi

Onde cotanto ragionammo insieme?

Questa la sorte dell'umane genti?

All'apparir del vero 60

Tu, misera, cadesti: e con la mano

La fredda morte ed una tomba ignuda

Mostravi di lontano.

spiegazione ''A Silvia''

Topic

Il canto è dedicato a una fanciulla che probabilmente il poeta ha conosciuto realmente. Molti critici identificano Silvia con Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi nel 1818. Fanciulla di cui Leopardi si era innamorato, senza però essere ricambiato. Altri critici, invece, ritengono che Silvia sia una costruzione psicologica del poeta. Ipotesi dovuta al fatto che i richiami alla fisicità della ragazza, nel testo, sono quasi inesistenti. Sottolineando questi aspetti, alcuni critici sostengono che Leopardi ha ripreso lo stile dantesco e che Silvia, come la Beatrice di Dante che accompagna il poeta in Paradiso ed è evocata nella sua spiritualità, sia descritta per le sue caratteristiche spirituali più che nell’aspetto fisico.

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