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Definizione
«"Ma dì s'i' veggio qui colui che fore
trasse le nove rime, cominciando
Donne ch'avete intelletto d'amore."
E io a lui: "I'mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando."
"O frate, issa vegg'io", diss'elli, "il nodo
che 'l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch'i' odo!"»
Viene utilizzato il termine dolce per indicare come lo stile paratattico sia più limpido e piano, sono infatti presenti poche subordinate e principalmente quelle relative e consecutive che però non appesantiscono l'opera.
Non sono presenti parole dal suono aspro, ovvero formate da scontri consonantici e doppie, ma ci sono principalmente parole che terminano con vocale-consonante-vocale.
Chiamato così perchè nascono nuove poesie che si differenziano dal modello della lirica siculo-toscana aggiugendo così nuove tematiche alle caratteristiche cortesi.
Tutto questo nasce in risposta a una nuovo modello di società che nasce durante l'età dei comuni.
Lo stil novo è l'espressione dello strato più elevato delle nuove classi dirigenti comunali, che aspirano a presentarsi come la nuova aristocrazia, fondata non più sulla nobiltà di sangue ma sull'altezza di ingegno.
Esponenti
Guido Cavalcanti
Guido Guinizzelli
Lo stil novo non è una scuola, in cui ci sono dei maestri, bensì sono un'insieme di poeti, della stessa generazione, che condividevano un nuovo modo di fare poesia. Spesso erano amici e si scambiano unicamente tra di loro le poesie perchè pensavano che solo in pochi potevano capirli non avendo la loro stessa sensibilità letteraria.
Si consideravano un elite sul piano culturale basata sul concetto di nobiltà d'animo contrapponendosi all'elite aristocratica.
Tra questi ci sono Guinizzelli, Dante, Cavalcanti
Guido Guinizzelli fu un giudice bolognese nato intorno al 1235 di famiglia ghibellina, morto nel 1276 presso Padova. Considerato il Precursore dello stil novo, allontanatosi dalla scuola siculo Toscana sviluppò il suo stile che poi porterà alla creazione dello stil novo nella generazione successiva.
Guido Cavalcanti, nato a Firenze attorno al 1250 da una famiglia potente Fiorentina, il suo stile è contraddistinto da una scrittura estremamente fluente e studiata nei tempi ritmici e fonetici. Nei suoi sonetti è sottolineata da una forte drammaticità e più volte viene citato il dolore fatale prodotto dall’amore verso la donna.
temi principali
I poeti credevano che la vera nobiltà non dipendeva dalla nascità ma dall' altezza d'ingegno, questo lo capiamo dai versi ""Gentil per sclatta torno"; lui semblo al fango, al sol gentile valore: chè non dè dar om fè che gentilezza sia for di coraggio in degnità d'ere' sed a vertute non ha gentil core"
Erano convinti che ci fosse una corrispondenza tra l'amore e un cuore gentile, ovvero virtuoso, nobile.
Questo emerge già dai primi versi della poesia Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizelli che dice:"nè fe' amor anti che gentil core, nè gentil core anti ch'amor,natura.
Pensavano infatti che le persone dal cuore vile non potessero capire i loro sentimenti e non ne erano nemmeno degne. Un esempio sono i versi "no lle pò passar om che sia vile" della poesia Io voglio ver la mia donna laudare e quelli della poesia Perch'i' no spero di tornar giammai "ma guarda che persona non ti miri che sia nemica di gentil natura".
I poeti lodano la donna che, a differenza dell'ideale cortese, viene praticamente messa su un piano divino, avendo le sembianze di un angelo (Tenne d'angel sembianze)e essendo dispensatrice di salvezza, alla sua vista si convertono anche i non credenti ( fa'l de nostra fè se non la crede). La sua bellezza la porta ad avere capacità straordinarie come far innamorare e raffinare l'amante che viene reso umile e fedele (e si gentile ch'abbassa orgoglio a cui dona salute). È talmente bella e superiore da non poter essere compresa, descritta o raggiunta.
Essendo la donna un'essere superiore ed irraggiungible fa sì che l'amore sia inappagato provocando sofferenza nell'animo del poeta, riducendolo in un corpo vivo solo esternamente ma che è privo della sua anima, quindi una morte interiore.
Tutto questo viene amplificato con l'utilizzo di parole più aspre e con un campo semantico guerresco come spezza, dardo, fende, taglia, assale, distrutta, tutte parole che presentano scontri consonantici o doppie.
L'esperienza di sofferenza per amore permette al poeta di conoscere meglio il suo Io interiore. Infatti innamorandosi mette in gioco tutti gli elementi e i sentimenti più profondi dell'animo che verrano poi distrutti da Amore.
Tutto questo emerge con la poesia "Voi che per li occhi mi passaste il core" di Guido Cavalcanti, un perfetto esempio di Stilnovismo tragico e di teatralizzazione della sofferenza amorosa.
Termine greco tópos, ("luogo, sito") che, in un’opera letteraria, indica un luogo comune, uno stereotipo, una convenzione ripresa dalla tradizione del movimento letterario.
Passaggio
salvezza
Un aspetto fondamentale delle poesie è il passaggio della donna che fa sia innamorare il poeta ma anche migliorarlo togliendogli tutti i brutti pensieri, l'orgoglio e rendendolo più umile.
Il saluto della donna ha poteri miracolosi poichè gli dona salvezza riuscendo a convertire al Cattolicesimo anche i non credenti.
Infatti la parola saluto deriva dal latino salutem che significa salvezza.
"Ch'abbassa orgoglio a cui dona salute, e fa'l de nostra fé se non la crede"
Io voglio del ver la mia donna laudare, Guinizzelli.
Come nella lirica cortese è presente un rapporto di fedeltà tra la donna e l'innamorato. Questo però non è più legato all'ambito feudale, in cui si riprendeva il giuramento de lealtà del vassallo al proprio feudatario, ma a quello teologico.
Infatti l'amante appena vede la bella donna acquista la volontà di ubbidirle sempre come fanno le intelligenze angeliche al cospetto di Dio.
Tra i versi in cui emerge questo topos ci sono:
Come nella lirica cortese,
nello Stil Novo per i poeti lo sguardo della donna amata è il mezzo che innesca i processi dell'innamoramento. Però talvolta proprio per la natura inappagata dell'amore, gli stessi occhi che diffondevano quel sentimento puro e profondo, diventano gli artecifi del loro dolore.
Lo sguardo è spesso oggettificato.
Ammirazione
Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira, che fa tremar di chiarite l'are e mena seco Amore, si che parlare null'omo pote, ma ciascun sospira?
Al passaggio della donna per la sua bellezza indescrivibile e divina non solo ogni persona che la guarda rimane ammaliato tanto da non riuscire a parlare e a fare solo sospiri di ammirazione ma anche il cielo e l'atmosfera si illuminasno facendo tremare l'aria.
Sofferenza
La sofferenza distrugge talmente tanto il poeta che fa si che gli rimanga solo una flebile voce che gli permette solo di sospirare e tramite il quale esprime tutta la sua angoscia.
Esempi sono i versi
L'ineffabilità è l'impossibilità di poter esprimere a parole la bellezza della donna. In epoca stilnovistica si propone il concetto di ineffabilità come motivo centrale di un esperienza quasi mistica: la realtà sovrannaturale infatti supera ogni possibilità di linguaggio umano, per cui l'uomo dinnanzi ad essa non può che confessare la sua impotenza.
"e mena seco Amor, si che parlar null'omo pote, ma ciascun sospira?" Cavalcanti.
Inconoscibilità