Introducing 

Prezi AI.

Your new presentation assistant.

Refine, enhance, and tailor your content, source relevant images, and edit visuals quicker than ever before.

Loading content…
Loading…
Transcript

OLIMPIADI

GIOCHI OLIMPICI 1940 e 1944

Lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese nel 1937 rese poi evidente l’impossibilità di portare a compimento quei giochi (come di quelli invernali, previsti sempre in Giappone, a Sapporo), anche perché il governo decise di proseguire la costruzione degli impianti sportivi in legno, lasciando tutto il metallo alla realizzazione di armi. L’Olimpiade venne quindi assegnata a Helsinki, seconda candidata per l’organizzazione, ma da lì a poco la guerra esplose in tutta Europa, e nella città finlandese si riuscì solo a portare a termine una serie di sfide tra atleti locali e svedesi, con la partecipazione di qualche tedesco.

Ci fu però un evento a Langwasser, in un campo di prigionia vicino a Norimberga, in cui venne effettivamente issata una bandiera a cinque cerchi. Era un piccolo vessillo, cucito con parti di indumenti dei prigionieri, lungo nemmeno 50 centimetri, e non poteva essere sventolato più di tanto perché tutto era organizzato all’insaputa dei soldati tedeschi che vigilavano lo stalag. Le medaglie erano fatte di cartone, le coppe create dalle gavette utilizzate per il cibo, e i palloni forniti da un parroco norvegese. L’organizzatore era uno scrittore e poeta polacco, Teodor Niewiadomski, che sfruttò la sua fantasia per ideare gli sport: il lancio della pietra, perché ovviamente non erano a disposizione pesi regolari, o la corsa della rana, in cui una punizione subita dalle guardie si trasformava in una vera e propria competizione. Parteciparono prigionieri di sette nazioni (belgi, polacchi, inglesi, francesi, olandesi, norvegesi e jugoslavi), e lo stesso Niewiadomski si occupava di suonare gli inni, con un’armonica a bocca. I tedeschi non si accorsero mai di nulla, Niewiadomski superò la guerra e visse a Varsavia fino agli anni ’90, e molti cimeli di quell’incredibile evento sono ancora in mostra nel museo olimpico della capitale polacca.

Nel frattempo però era stata decisa anche la sede dei Giochi Olimpici del 1944, con Londra che superò di poco Roma. Questa volta però non iniziò alcun tipo di organizzazione, negli anni più terribili della guerra. Nell'estate del 1944 il Comitato Olimpico Internazionale celebrò in Svizzera i suoi primi 50 anni, ma non fu ancora in grado di programmare nuove edizioni dei giochi. Furono invece ancora i prigionieri di un campo a issare la bandiera olimpica. A Woldenberg, in quella che oggi è la parte più occidentale della Polonia, per due mesi sventolarono un’insegna fatta di lenzuola bianche e sciarpe colorate, a formare i cinque cerchi. Questa volta i tedeschi non erano all’oscuro, controllarono ma lasciarono fare: ai prigionieri era concesso anche l’uso di un teatro, dove vennero tenute le cerimonie, e di una stamperia, dove si produsse una sorta di volantino con il fittissimo programma. Vennero infatti disputate ben 464 diverse competizioni, tra calcio, pallavolo, basket, pallamano, boxe, scacchi e, ovviamente atletica leggera. Se il pugilato fu abbandonato dopo pochi incontri perché i lottatori, esausti dalla vita nel campo, rischiavano seriamente di uccidersi dopo ogni round, gli altri sport furono un successo.

Nel corso degli anni, più volte è stato proposto al CIO di rendere i giochi di Langwasser e di Woldenberg ufficialmente olimpici, ma il comitato ha sempre rigettato l’ipotesi, proprio perché uno degli elementi fondanti dell’olimpiade è il periodo di ekecheirìa in cui si deve svolgere. Però personaggi come Teodor Niewiadomski, o come Arkadiusz Brzezicki, l’ultimo sopravvissuto dei giochi del ’44, pur senza una medaglia d’oro al collo, hanno oggi tutto il diritto di poter essere definiti eroi a cinque cerchi.

1940-1944

mai disputate

1948

Londra,inghilterra 29/07-14/08

Dopo la cancellazione delle Olimpiadi di Tokyo/Helsinki e la mancata assegnazione dell’edizione del 1944, il CIO, a guerra ancora in corso, decise di affidare a Londra l’organizzazione dei Giochi del 1948. Naturalmente, le conseguenze del conflitto si facevano ancora sentire – molti paesi non furono ammessi (gli aggressori Germania e Giappone, l’URSS, la Romania, la Bulgaria, il neonato Israele), il budget era ridottissimo, le delegazioni furono alloggiate anche negli accampamenti della RAF e, soprattutto, molti dei migliori atleti del mondo erano periti in battaglia o nei campi di concentramento.

Nonostante questo, il bilancio dei Giochi di Londra fu positivo sia dal punto di vista del pubblico (furono i primi a essere interamente teletrasmessi) sia da quello sportivo. Tra i grandi protagonisti dell’Olimpiade ci fu la velocista olandese Fanny Blankers-Koen, che vinse ben 4 ori nei 100m, negli 80m ostacoli, nei 200m e infine nella 4x100m. Inoltre, a Londra esplose la stella di Emil Zatopek, all’epoca 23enne, che vinse l’argento nei 5000m e l’oro nei 10000m: era solo l’inizio di una carriera che doveva ancora riservargli le soddisfazioni più grandi. Memorabile anche l’impresa dell’americano Bob Mathias, che trionfò nel decathlon a soli 17 anni: è tuttora il più giovane campione olimpico della storia dell’atletica maschile. Infine, il torneo di calcio vide la consacrazione della grande Svezia di Nils Liedholm, Gunnar Nordhal e Gunnar Gren, che in seguito fecero le fortune del calcio italiano.

La delegazione italiana ai giochi di Londra 1948, guidata dal portabandiera Giovanni Rocca, era formata da centoventotto atleti, impegnati in dieci differenti discipline. La spedizione azzurra alle Olimpiadi di Londra 1948 è ricordata come una delle migliori di sempre.

Il medagliere italiano alle Olimpiadi di Londra 1948 è uno dei più ricchi di sempre: otto medaglie d’oro, undici d’argento e otto di bronzo, che valsero agli azzurri la quinta posizione nel medagliere olimpico, alle spalle di Stati Uniti, Svezia, Francia e Ungheria.

1952

Helsinki,finlandia 19/07-3/08

Per decenni, le Olimpiadi di Helsinki sono state considerate le migliori mai organizzate. La Finlandia stupì tutti, costruendo magnifici impianti e ben tre Villaggi Olimpici (uno per gli occidentali, uno per il blocco sovietico e uno per le donne), e il mondo rispose con entusiasmo: a Helsinki convogliarono 69 nazioni, 10 in più che a Londra, comprese le rientranti Germania e Giappone e soprattutto l’Unione Sovietica, alla sua prima partecipazione della storia (come Russia, mancava dal 1912).

I sovietici conquistarono 71 medaglie, solo 5 in meno degli americani; e il successo del sistema orientale fu confermato dagli exploit dell’Ungheria, terza a sorpresa con 42 medaglie, e della Cecoslovacchia, sesta con 13 (e 7 ori). Da quel momento e fino alla caduta del blocco comunista, gli Stati Uniti prevalsero nel medagliere generale soltanto in altre tre occasioni, compresa l’Olimpiade di Los Angeles boicottata dai sovietici. L’URSS ci riuscì in sei, 1980 compreso. L’Italia conquistò invece in totale 21 medaglie (8 ori, 9 argenti e 4 bronzi), piazzandosi al quinto posto nel medagliere finale.

Giochi di Helsinki conobbero molte imprese straordinarie. Quella di Emil Zatopek, per esempio, si confermò come uno dei più grandi fondisti di ogni epoca grazie a un tris mai più replicato da nessun altro, vincendo l’oro nei 5000m, nei 1000m e nella maratona. O quella della Grande Ungheria di Puskas e Kocsis, che strabiliò il mondo nel torneo di calcio, vincendo tutte le partite e infliggendo anche una storica sconfitta (6-0) alla Svezia campione olimpico in carica. E ci fu spazio anche per l’Italia, che in una buona Olimpiade (21 medaglie) trovò in Edoardo Mangiarotti – 2 ori e 2 argenti nella scherma – la stella più brillante. In seguito, con 15 medaglie olimpiche, Mangiarotti divenne l’atleta più medagliato della storia dello sport italiano.

Un altro grande protagonista delle Olimpiadi di Helsinki 1952 fu l’azzurro Giuseppe Dordoni, vincitore dell’oro nell’atletica leggera, specialità marcia 50 km.

1956

1956-melbourne,AUSTRALIA 22/11-8/12

Nel tentativo di globalizzare sempre di più l’evento, per la prima volta in 60 anni il CIO decise di assegnare l’organizzazione dei Giochi del 1956 a un paese dell’emisfero australe - motivo per il quale si tennero tra novembre e dicembre, benché gli sport equestri si erano disputati in Svezia a giugno. A causa di leggi molto severe in vigore su suolo australiano in materia di trasporto di animali sui propri confini, i cavalli provenienti dall’estero non vengono così autorizzati a sbarcare nella terra dei canguri. La soluzione? Disputare le gare di equitazione dall’altra parte del mondo e più precisamente a Stoccolma.Proprio qui Raimondo e Piero D'Inzeo conquitano due medaglie d'argento e una di bronzo.

La crisi tra URSS e Ungheria fu alla base dell’episodio più celebre, anche se in chiave negativa, dei Giochi del ’56: la cosiddetta “Partita del sangue nell’acqua”, ovvero la gara di pallanuoto tra le nazionali dei due paesi che i giocatori in acqua, a causa dei venti di guerra, trasformarono in un’autentica tonnara. Nonostante la situazione politica (alcuni membri della squadra olimpica, per esempio i calciatori, non partirono per Melbourne), l’Ungheria si confermò tra le potenze mondiali dello sport, finendo quarta con 26 medaglie nel medagliere. In vetta, per la prima volta, chiuse l’Unione Sovietica, con 37 titoli olimpici e 98 medaglie. L’Australia padrona di casa finì terza a sorpresa dietro gli Stati Uniti, grazie soprattutto alle straordinarie performance nel nuoto (8 titoli su 13).

La storia dell’Italia alle Olimpiadi 1956 è costellata da grandissimi successi, testimoniati dal quinto posto finale nel medagliere olimpico con 25 medaglie.

Un’edizione speciale per i colori azzurri che vede Edoardo Mangiarotti, portabandiera per l’occasione, conquistare due ori e un bronzo che vanno a rimpinguare il suo straordinario bottino personale che lo avrebbe poi eretto ad atleta italiano più vincente nella storia dei Giochi.Inoltre,si fanno notare anche Carlo Pavesi, due ori nella scherma, e Leandro Faggin, due ori nel ciclismo.

1960

Roma,italia 25/08-11/09

Oltre mezzo secolo dopo la rinuncia all’organizzazione della III Olimpiade, Roma fu il teatro dei Giochi del 1960, che per la bellezza degli scenari, il clima favorevole, la funzionalità delle strutture (12 impianti stabili, 5 temporanei, un Villaggio di circa 1500 appartamenti) e la qualità delle competizioni è ricordata come una delle edizioni meglio riuscite. Tra le novità: la massiccia partecipazione dell’Africa post-coloniale e la totale copertura televisiva della manifestazione, con oltre 100 ore di programmazione complessiva.

Come a Melbourne, l’Unione Sovietica si confermò in vetta al medagliere con 43 ori e ben 103 medaglie totali, oltre 30 in più degli Stati Uniti. I sovietici si dimostrarono ancora una volta insuperabili nella ginnastica: Boris Sachlin si portò a casa 4 ori, 2 argenti e 1 bronzo (miglior bottino individuale dei Giochi). Al terzo posto del medagliere si issò l’Italia, con 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi. Gli azzurri vinsero 5 gare sulle 6 totali nel ciclismo e conquistarono ben 7 medaglie nel pugilato, con Nino Benvenuti capace di oscurare perfino una leggenda in erba come Cassius Clay. Ma l’impresa più eclatante della spedizione azzurra fu firmata da Livio Berruti sui 200m, il primo europeo della storia a battere gli americani su quella distanza. Berruti finì in prima pagina anche per via della love-story con Wilma Rudolph, oro nei 100m, nei 200m e nella 4x100m, menage che vide proprio il futuro Muhammad Alì come terzo incomodo.

Tuttavia, la vera icona dell’Olimpiade romana fu un atleta che vi arrivò come un perfetto sconosciuto: Abebe Bikila. Guardia del corpo del negus Haile Selassie, Bikila vinse la maratona correndo a piedi nudi, stabilendo anche il nuovo record olimpico. Era la prima volta che un atleta africano trionfava ai Giochi olimpici, e la vittoria di Bikila divenne simbolo non solo di Roma 1960, ma anche di tutto il movimento anticolonialista.

Inoltre,iniziarono a comparire i primi sintomi di un cambiamento profondo che avrebbe toccato tutto il mondo dello sport: il doping con il ciclista danese Knud Enemark Jensen che fu il primo dopato della storia a Cinque Cerchi, e la trasmissione in mondovisione.Un evento grandioso, a partire dalla cerimonia d’apertura, durante la quale la bandiera degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, venne portata da un atleta nero.

1964

Tokyo - 1964 10/10-24/10

Nel 1964 i Giochi Olimpici si svolsero in Asia, più precisamente a Tokyo, con 24 anni di ritardo rispetto alla data prevista: la capitale giapponese, infatti, avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi del 1940, annullate causa guerra; non fu un caso che per l’accensione della fiamma olimpica fu scelto Yoshinori Sakai, nato a Hiroshima il giorno del bombardamento della cittá. Rispetto all’edizione precedente calò il numero degli atleti (atleti:5120, circa 150 in meno) ma aumentò il numero delle nazioni iscritte (92). Il Comitato Olimpico Internazionale escluse l’Indonesia filo-cinese, colpevole di non aver ammesso Israele e Taiwan ai Giochi Asiatici del ’62.

Il medagliere fu dominato dagli Stati Uniti che si ripresero la leadership con 36 ori, .seguiti dall'Unione Sovietica. Terzo il Giappone, con 16 ori (tra cui quello nella pallavolo femminile, all’esordio assoluto), e quindi la Squadra Unificata Tedesca, che comprendeva gli atleti di Germania Est ed Ovest.

I Giochi di Tokyo, nonostante il fuso orario e la mancata teletrasmissione in Europa, sono ricordati per diverse performance straordinarie: quella dell’australiana Dawn Fraser, che vinse in Giappone il terzo oro consecutivo nei 100m stile libero, unica donna della storia a riuscirci; il collega di vasca statunitense Don Schollander, 4 ori nello stile libero; Joe Frazier, campione nei pesi massimi nonostante una mano rotta.

1968

Città del Messico,messico 12/10-27/10

Grazie alla loro crescente popolarità, i Giochi Olimpici erano diventati nel corso degli anni una cassa di risonanza per questioni che trascendevano lo sport. E le Olimpiadi di Città del Messico, datate 1968, non potevano essere da meno. Pochi giorni prima della cerimonia di apertura, l’esercito messicano aveva represso nel sangue la protesta studentesca (40 morti) e si andò perfino vicini all’annullamento o al trasferimento dell’Olimpiade – che, tuttavia, alla fine si disputò secondo programma. O quasi.

Il motivo principale per cui i Giochi di Città del Messico sono passati alla storia, infatti, non risiede in un’impresa sportiva, ma in una delle più potenti immagini che si siano mai impresse nella memoria collettiva: quella che ritrasse i velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos con il pugno chiuso guantato di nero sollevato, durante la premiazione della gara dei 200m, in segno di protesta contro il razzismo e a sostegno del movimento per i diritti civili. I due atleti furono espulsi dal Villaggio Olimpico e la loro carriera fu gravemente compromessa, ma il loro gesto resta una dei simboli più evocativi della storia dello sport moderno.

Aiutati (e non danneggiati come si credeva) dall’altitudine della capitale messicana, oltre che dall’introduzione del tartan come materiale per pista e pedane, molti atleti disintegrarono record su record – il più famoso e duraturo dei quali fu senza dubbio quello stabilito dall’americano Bob Beamon nel salto in lungo, che con il suo 8.90 migliorò di oltre mezzo metro il precedente primato, mantenendolo fino al 1991. E un altro saltatore, ma in alto, entrò nella storia: Dick Fosbury, che vinse l’oro con la tecnica di salto dorsale che rivoluzionò la disciplina e che per questo motivo porta il suo nome.

Abebe Bikila

Dawn Fraser

Don Shollander

Video

Cassius Clay

Learn more about creating dynamic, engaging presentations with Prezi