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Arte

di Gabriele Gullo

Arte paleocristiana è il termine che designa la produzione artistica dei primi secoli dell'era cristiana.

Arte Paleocristiana

Contesto storico

Il cristianesimo giunse a Roma probabilmente attraverso la minoranza giudaica, che teneva rapporti commerciali e culturali con la madrepatria Palestina: quando Paolo di Tarso visitò Roma nel 61 trovò una comunità cristiana già organizzata. Tra i primi seguaci del cristianesimo vi furono appartenenti ai ceti poveri e a quello degli schiavi, ma soprattutto al ceto medio romano; progressivamente iniziarono a convertirsi le famiglie più agiate.

Paolo di Tarso, nato con il nome di Saulo e noto come san Paolo (Tarso, 5-10– Roma, 64-67), è stato uno scrittore e teologo cristiano.

È stato il principale missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Secondo i testi biblici, Paolo era un ebreo ellenizzato, che godeva della cittadinanza romana. Non conobbe direttamente Gesù, sebbene a lui coevo, e, come tanti connazionali, avversava la neo-istituita Chiesa cristiana, arrivando a perseguitarla direttamente. Sempre secondo la narrazione biblica, Paolo si convertì al cristianesimo mentre, recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani della città, fu improvvisamente avvolto da una luce fortissima e udì la voce di Dio che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Reso cieco da quella luce divina, vagò per tre giorni a Damasco, dove fu poi guarito dal capo della piccola comunità cristiana di quella città, Anania. L'episodio, noto come "conversione di Paolo", diede l'inizio all'opera di evangelizzazione di Paolo.

Come gli altri primi missionari cristiani, rivolse inizialmente la sua predicazione agli ebrei. I territori da lui toccati nella predicazione itinerante furono in principio l'Arabia (attuale Giordania), poi soprattutto l'Acaia (attuale Grecia) e l'Asia minore (attuale Turchia). Il successo di questa predicazione lo spinse a scontrarsi con alcuni cristiani di origine ebraica, che volevano imporre ai pagani convertiti l'osservanza dell'intera legge religiosa ebraica, in primis la circoncisione. Paolo si oppose fortemente a questa richiesta e, con il suo carattere energico e appassionato, ne uscì vittorioso. Fu fatto imprigionare dagli ebrei a Gerusalemme con l'accusa di turbare l'ordine pubblico. Appellatosi al giudizio dell'imperatore – come era suo diritto, in quanto cittadino romano – Paolo fu condotto a Roma, dove fu costretto per alcuni anni agli arresti domiciliari, riuscendo però a continuare la sua predicazione. Morì vittima della persecuzione di Nerone, decapitato probabilmente tra il 64 e il 67.

L'influenza storica di Paolo nell'elaborazione della teologia cristiana è stata enorme: mentre i Vangeli si occupano prevalentemente di narrare le parole e le opere di Gesù, le lettere paoline definiscono i fondamenti dottrinali del valore salvifico della sua incarnazione, passione, morte e risurrezione – ripresi dai più eminenti pensatori cristiani dei due millenni successivi.

Con la liberalizzazione del culto in epoca costantiniana si pose il problema di quale forma dare agli edifici della nuova religione che vennero costruiti usando come modello la basilica romana, cioè un edificio non legato alla religione e polifunzionale, strutturato in modo semplice.

La basilica paleocristiana ha un andamento longitudinale e l’ingresso è sempre collocato in uno dei lati minori. Essa è preceduta da un quadriportico, cioè da uno spazio di forma pressochè rettangolare, con un porticato su tutti e quattro i lati e la porzione di quest’ultimo corrispondente alla facciata della basilica è detta nartece. L’interno della basilica è composto in navate da due o più serie di colonne. La navata centrale è in genere più alta delle laterali per permettere l’inserimento di finestre e termina con un abside orientato verso Est , verso il sole che sorge , simbolo della luce di Cristo. L’abside si compone di un semicilindro, innestato sulla parete di fondo , sormontato da un quarto di sfera a cui si dà il nome di catino absidale.

Talvolta il corpo longitudinale è tagliato trasversalmente da un ulteriore navata che prende il nome di transetto: la basilica pertanto assume la forma della croce di Cristo, simbolo maestoso di vittoria che si fa materia. Se due bracci del transetto sono più corti delle navate la basilica si dice a croce latina, tipologia diffusa soprattutto in Occidente. Se sono uguali e si innestano al centro delle navate si parla di edificio a croce greca secondo una consuetudine diffusa nell’ Oriente Cristiano; se nella croce latina il transetto è posto a circa due terzi del corpo longitudinale si parla di Croce immissa se è in fondo si dice commissa.

Chiamiamo inoltre presbiterio il luogo della basilica riservata al clero, di fronte all’abside in fondo alla navata principale. ‘E solitamente rialzato da tre o più scalini ed è separato dalla navata da un recinto detto transenna. L’ arco trionfale è quello che congiunge la navata centrale al transetto.

La basilica infine ha una copertura composta da capriate lignee che sorreggono un soffitto piano composto da cassettoni in legno.

Arte a Ravenna

Ravenna costituiva una eccezione alla generale decadenza urbana dell'occidente dopo il crollo dell’impero. La città adriatica conobbe un intenso sviluppo economico e culturale e la sua fortuna dipese in buona parte della sua importanza politica : scelta come capitale dall' imperatore d'Occidente Onorio nel 402, sarebbe diventata la capitale del regno ostrogoto alla fine del V secolo. La sua affermazione è anche strettamente legata anche alla sua posizione geografica.

Circondata da paludi e lagune, era impossibile quasi attaccarla da terra e il collegamento con l'entroterra era mantenuto attraverso un'unica strada rialzata facilmente controllabile; inoltre il mare garantiva l'approvvigionamento dei rifornimenti in caso di assedio.

Mausoleo di Galla Placidia

Il Mausoleo di Galla Placidia risale alla metà del V secolo. Nipote per parte di madre dell'imperatore Valentiniano II, Galla Placidia è la figlia di Teodosio, sorella degli Imperatori Arcadio e Onorio e reggente il trono in nome del figlioletto Valentiniano III. La costruzione, un tempo nella testata meridionale di un ampio nartece della Chiesa cruciforme di Santa Croce non più esistente, presenta una pianta irregolare e quasi a croce greca, con volte a botte sui quattro bracci e una cupola all'incrocio di questi.

All'esterno l'edificio è molto semplice e spoglio, facendo uso di chiari volumi geometrici ed essendo costituito di soli mattoni a vista. Gli unici motivi decorativi sono gli archetti ciechi che lo percorrono tutto intorno e i classici timpani dentellati delle testate. La cupola non è visibile dall'esterno perché racchiusa entro murature verticali sovrastate da una copertura piramidale. Questa struttura di protezione di contenimento delle spinte si chiama tiburio.

L'interno è di una stupefacente ricchezza ornamentale quasi a sottolineare il contrasto simbolico tra il corpo (l’interno povero e semplice) e lo spirito (l'esterno sfolgorante). Infatti non v'è un solo centimetro quadrato che non sia rivestito di marmi preziosi e mosaici splendenti.

La superficie mosaicata annienta la forma architettonica: ogni spigolo viene arrotondato per necessità tecniche, mentre i motivi decorativi e le tessere policrome fanno dimenticare l'esistenza stessa delle pareti che si trasformano, così, in puri e semplici supporti della decorazione. La cupola copre il vano centrale, all'intersezione con il transetto, con un mantello blu notte se minato di stelle dorate.

Queste ordinate in modo concentrico sembrano essere generate direttamente dalla splendente Croce gemmata che ne occupa la sommità. I simboli apocalittici degli Evangelisti si dispongono nelle quattro pennacchie aleggiando su nuvole rosso celesti. Al di sotto della cupola infine sono ospitate coppie di Santi mentre le volte a botte presentano complesse ornamentazioni a girali vegetali. I due santi, che affiancano una delle finestre al di sotto della cupola, poggiano su un piano ben evidente che si restringe prospetticamente verso il fondo e sul quale essi proiettano le loro ombre. Tra i Santi è posta una fontana con zampillo verso la quale convergono due colombe per abbeverarsi. Al di sopra della scena una conchiglia rovesciata fa da copertura fingendo una sorta di catino absidale.

Nella lunetta sottostante viene raffigurata, illusionisticamente, una stanza con un armadio dalle ante aperte e una graticola sotto la quale è stato applicato un fuoco. Il Santo martire Lorenzo tenendo sulla spalla destra una croce come fosse un trofeo, è un libro nella mano sinistra, si dirige a passo svelto perso la graticola e la sua veste svolazza sotto l'azione del movimento veloce. Lorenzo si affretta, come impaziente di consumare sul fuoco e, con il martirio, il proprio desiderio di dare testimonianza della sua fede in Cristo.

Sant'Apollinare Nuovo

Fatta costruire da Teodorico nel 505 accanto al suo palazzo, fu in origine adibita a Chiesa Palatina di culto ariano dopo ra riconquista bizantina e la consacrazione al culto cattolico fu intitolata a San Martino vescovo di Tours.

Secondo la tradizione nel IX Sec le reliquie di Sant’Apollinare per evitare che finissero distrutte dalle incursioni saracene arabe e normanne furono qui traslate dalla basilica di Classe e in quell'occasione ricevette la sua intitolazione al santo.

La basilica è a tre navate priva di quadriportico e preceduta da nartece che in aria ravennate viene più propriamente detto ardica.

La navata centrale è conclusa da un abside semicircolare ma poligonale all'esterno e gli archi a tutto sesto che la delimitano sono sorretti da colonne dotate di pulvini.

Gli splendenti mosaici degli interno appartengono a epoche differenti alcuni di quelli commissionati da Teodorico furono poi sostituiti dal vescovo Agnello in periodo giustinianeo quando l'edificio venne definitivamente consacrato al culto cattolico. Le decorazioni musive dividono in tre fascie distinte le pareti della navata centrale.

In quella inferiore, sulla parete di destra, la veduta del palazzo di Teodorico individuata dalla scritta PALATIUM all'interno del timpano. È mostrata in prospettiva ribaltata ciò vuol dire che quello che vediamo corrisponde a tre lati di un peristilio. L'artista, per consentire che un maggior numero di fedeli soprattutto quelli non educati alla pittura prospettica potesse capire il soggetto raffigurato ha scelto di ribaltare le due ali del peristilio sullo stesso piano del fronte. Al di là del palazzo si notano alcuni edifici che hanno la funzione di rappresentare sinteticamente e simbolicamente la città di Ravenna. Sulla parete di fronte è invece raffigurato il porto di Classe con la città individuata dalla scritta civi (tas) classis entro le mura ed è caratterizzata da un anfiteatro, un portico con edificio a pianta centrale coperto da un tetto conico ed una basilica..tutti realizzati con grande ingenuità prospettica. A sinistra due torri quadrangolari di protezione inquadrano tre navi una delle quali con le vele spiegate sul mare reso con colore azzurro smagliante Dal palazzo e da classe si originano due contrapposte processioni a destra di Santi Martiri a sinistra di Sante vergini guidati da San Martino. I primi si dirigono verso Cristo in trono affiancato da Quattro Angeli

Guidate invece dai Re Magi che recano doni, le seconde si dirigono verso la Madonna in trono con in braccio Gesù bambino e affiancata da Quattro Angeli. I due cortei eseguiti nel periodo bizantino evidenziano molte caratteristiche tipiche dell'arte dell'impero d'Oriente: la ripetitività dei gesti; la preziosità degli abiti ;la mancanza di volume la bidimensionalità; l'assoluta frontalità delle rappresentazioni ; la monocromia degli sfondi nei quali prevale l’oro; l'impiego gli elementi vegetali a scopo puramente decorativo e riempitivo e la mancanza di un vero piano da appoggio.

Mausoleo di Teodorico

Per raccogliere le proprie spoglie Teodorico fa erigere il suo mausoleo in bianche pietre d'Istria. La sua realizzazione determina una decisa rottura con le tecniche tradizionali di costruzione basate sull'impiego del laterizio e richiama molto agli edifici monumentali romani.

Su un poderoso basamento a pianta decagonale con profonde Arcate cieche, si imposta il massiccio corpo ugualmente decagonale del piano superiore circondato da uno stretto ambulacro.

Al di sopra di questo secondo corpo un basso tamburo cilindrico sorregge una cupola monolitica che conclude la costruzione. Trasportata via mare fu sollevata e posta in opera grazie alle dieci anse ad angolo retto che la corona e ne costituiscono allo stesso tempo un motivo ornamentale.

Racchiude sia tecniche costruttive romane come i conci degli archi e degli architravi sagomati per permettere un perfetto incastro e anche decorazioni di gusto barbarico come la cornice al disotto della calotta che tratta disegni geometrici in successione costituenti il motivo decorativo detto a tenaglia che è tipico delle tecniche gotiche.

Basilica di Sant'Apollinare in Classe

La basilica di Sant'Apollinare in Classe fu finanziata da Giuliano Argentario su ordine dell'arcivescovo Ursicino durante la prima metà del VI secolo e fu consacrata nel 549 dall'arcivescovo Massimiano.

Posta 8 km fuori da Ravenna in prossimità dell’allora porto di Classe, la basilica è a tre navate con corpo mediano rialzato e un’abside poligonale affiancata da due cappelle absidate e la facciata è preceduta da un nartece che era un quadriportico. Gli stipiti e l'architrave del portale sono in marmo greco. Sopra il portico c'è una elegante finestra trifora. A sinistra della chiesa c'è il campanile del IX secolo che si alza con la sua forma cilindrica mentre le finestre dal basso verso l'alto prima sono monofore poi bifore e infine trifore. Questo accorgimento permette di rendere l'edificio più stabile e leggero in modo che possa reggersi senza crollare. L'interno a tre navate conserva il fascino originario con le due file di 12 colonne di marmo greco sormontate con splendidi mosaici del presbiterio. Lungo le mura della Basilica sono sistemati i numerosi sarcofagi databili dal 5 al 8 secolo.

L'abside è inquadrato dall'arco Trionfale nella cui sommità in un cielo blu fra nubi apocalittiche compaiono la figura di Gesù Cristo e quattro simboli degli Evangelisti e verso Cristo convergono 12 pecorelle simboleggianti gli apostoli. Nel catino la raffigurazione è divisa in due parti in alto al centro campeggia la croce gemmata contro la volta stellata racchiusa in una corona anch'essa gemmata emblema della vittoria sulla morte. La croce è il simbolo della Trasfigurazione Infatti sullo sfondo di un cielo di nuvole rossastri dalla quale emerge la mano di Dio il Cristo rivela la sua natura Divina fra le apparizioni dei profeti Elia e Mosè ai lati della Croce e alla presenza di tre discepoli Pietro Giacomo e Giovanni simboleggiati delle tre pecorelle immediatamente sotto. Il tema in cui Gesù rivela la propria esistenza essenza di vino era un'affermazione contro la tesi ariana non ancora del tutto sconfitto in Occidente.

San Francesco

Francesco d'Assisi, nato Giovanni di Bernardone è stato un religioso e poeta italiano.Diacono e fondatore dell'ordine che da lui poi prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è uno dei più popolari e venerati del mondo.Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle creature, è riconosciuto come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana.

L'infanzia

Francesco, , nacque nel 1182 da Pietro di Bernardone e, secondo testimonianze molto tardive dalla nobile provenzale Giovanna Pica, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio di stoffe, aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il nome di Giovanni (dal nome di Giovanni Battista) nella chiesa cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.La sua casa, situata al centro della città, era provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procurava con i suoi frequenti viaggi in Provenza. Il padre Pietro vendeva la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto in cui all'epoca rientrava anche la città di Assisi.Le varie agiografie del santo non parlano molto della sua infanzia e della sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia. Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara), a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all'attività del commercio. Egli trascorreva la sua giovinezza tra le liete brigate degli aristocratici assisani e la cura degli affari paterni riguardo all'attività del commercio dei tessuti

La guerra

Nel 1154 ci fu una guerra che contrappose Assisi a Perugia. Tra le due città esisteva una rivalità irriducibile che si protrasse per secoli. Nel 1202 gli assisani subirono una sconfitta e una cospicua perdita di uomini a Collestrada, vicino a Perugia. Tra i giovani che parteciparono al conflitto, venne catturato e rinchiuso in carcere pure Francesco. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolse a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita: da lì ebbe inizio un cammino di conversione, che col tempo lo portò «a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore». Francesco, gravemente malato, dopo un anno di prigionia ottenne la libertà dietro il pagamento di un riscatto, a cui provvide il padre. Tornato a casa, recuperò gradatamente la salute passando molte ore tra i possedimenti del padre e furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vedeva come opera ammirabile di Dio.

La conversione

Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie solo attraverso le agiografie e il testamento del Santo. Sembra che un ruolo importante lo abbia avuto la sua volontà frustrata di farsi cavaliere e di partire per la crociata, ma soprattutto un crescente senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati: questa compassione si sarebbe trasformata poi in una vera e propria "febbre d'amore" verso il prossimo. Nel 1203-1204 Francesco pensò di partecipare alla Crociata e quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente, passò la notte nella chiesa di San Sabino e qui ebbe un profondo ravvedimento. Avrebbe raccontato in seguito di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi e udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato «più utile seguire il servo o il padrone»: alla risposta: «Il padrone», la voce rispose:

«Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?»

Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare.Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla porta di San Pietro.Pure il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più significativo della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fecero ancora più frequenti: fece incetta di stoffe nel negozio del padre e le vendette a Foligno assieme al suo cavallo; tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato, affinché riparasse quella piccola chiesa in rovina, al sacerdote di San Damiano che però, conoscendo il padre e temendo la sua ira, rifiutò la generosa offerta. Pietro Bernardone, con la solidarietà della comunità d'Assisi, riteneva tradite non solo le sue aspettative di padre, ma giudicava il figlio, per la sua eccessiva generosità, in preda a uno squilibrio mentale.

Il processo davanti al vescovo

Bernardone cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo ai pettegolezzi della gente ma poi, di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio nel non mutare il suo comportamento, decise di denunciarlo ai consoli per farlo arrestare, non tanto per il danno oneroso subito, quanto piuttosto per la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione della condanna dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.Il giovane, però, si appellò a un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, nel Palazzo Vescovile; «tutta Assisi»[15] fu presente al giudizio.Francesco, non appena il padre ebbe finito di parlare,

«non sopportò indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente, depose tutti i vestiti e li restituì al padre [...] e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: "Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza".»

Francesco dava così inizio a un nuovo percorso di vita e il vescovo Guido che lo coprì pudicamente agli sguardi della folla manifestava simbolicamente la protezione e l'accoglienza di Francesco nella Chiesa.

Il soggiorno a Gubbio

Da uomo nuovo Francesco cominciò il suo viaggio: nell'inverno 1206 partì per Gubbio, dove il giovane aveva da sempre diversi amici, tra cui Federico Spadalonga che aveva condiviso con Francesco anche la prigionia nelle carceri di Perugia; Federico lo accolse benevolmente nella sua casa (laddove oggi sorge una chiesa dedicata a San Francesco), lo sfamò e, a quanto pare, fu qui che Francesco si vestì del saio, rifiutando vestiti ben più lussuosi dall'amico.

Ospite degli Spadalonga, Francesco «amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura.» Si trattava del lebbrosario di Gubbio . Nel suo Testamento Francesco disse chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ebbe inizio per lui a Gubbio, quando si era accostato a queste persone bisognose. Francesco non vi ebbe mai una fissa dimora ma era solito predicare nelle campagne tra Gubbio e Assisi.

I primi compagni e la predicazione

Arrivata l'estate e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritornò ad Assisi. Per un certo periodo se ne stette solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina, come quella di San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano. I primi anni della conversione furono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Francesco scelse di vivere nella povertà volontaria e, ispirandosi all'esempio di Cristo, lanciando un messaggio opposto alla società duecentesca dalle facili ricchezze. Il 24 febbraio 1208, giorno di san Mattia, dopo aver ascoltato il passo del Vangelo secondo Matteo nella chiesetta Porziuncola nella campagna di Assisi, Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo. Incominciò così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati.

L'approvazione del Papa

Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni, si recò a Roma per ottenere l'autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati, da parte di papa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni iniziali, il Pontefice concesse a Francesco la propria approvazione orale per il suo «Ordo fratum minorum»: a differenza degli altri ordini pauperistici, Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, la considerava come "madre" e le offriva sincera obbedienza.

Vocazione di Chiara e fondazione dell'Ordine femminile

Questa nuova «forma di vita» attirò anche le donne: la prima fu Chiara Scifi, figlia del nobile assisiate Favarone di Offreduccio. Fuggita dalla casa paterna la notte della Domenica delle Palme del 28 marzo del 1211 (o del 18 marzo del 1212), giunse il 29 marzo 1211 (o il 19 marzo 1212) a Santa Maria degli Angeli, dove chiese a Francesco di poter entrare a far parte del suo ordine, e dove all'alba ricevette l'abito religioso dal santo. Francesco la sistemò per un po' di tempo prima presso il monastero benedettino di Bastia Umbra, poi in quello di Assisi. In seguito, quando altre ragazze (fra cui anche la sorella di Chiara, Agnese) seguirono il suo esempio, presero dimora nella chiesetta di San Damiano e diedero inizio a quello che in futuro saranno le clarisse. San Francesco muore a 44 anni il 3 Ottobre del 1226.

San Francesco incarna i principi di fede cattolica a tal punto da essere considerato il patriarca della chiesa cristiana. Dopo due anni dalla sua morte fu santificato e il riconoscimento della sua santità da parte della Chiesa di Roma corrispose la decisione di costruire la basilica deliberata dall' Ordine mendicante. Iniziata nel 1228 si concluderà nel 1280 anche se già nel 1230 il corpo di San Francesco vi era stato traslato. Il santo voleva che fosse seppellito in maniera semplice e rude ma Papa Gregorio IX sostenne che si dovesse creare un luogo che da una parte rispettasse i voleri di San Francesco ma che comunque potesse celebrarlo. La basilica sorge in posizione elevata, sul monte Subasio, e originariamente era a croce commissa con una pianta a T. Nel corso della storia tuttavia per accogliere i pellegrini perse la sua connotazione iniziale. Comprende due ambienti distinti disposti su diversi livelli: la chiesa inferiore e quella superiore. La chiesa inferiore ha un'unica navata di quattro campate, un transetto con i bracci a botte, un abside a pianta semicircolare e cappelle laterali. Massicci pilastri che si fondono con i contrafforti definiscono le campate coperte da volte ogivali. Tali volte sono abbassate tanto che l'intera chiesa sembra una grande cripta ed è accresciuto ciò dalla scarsa illuminazione. La chiesa superiore ripete lo stesso schema ma si rivela inondata di luce. I suoi fianchi sono serrati da contrafforti semicilindrici ai quali si accompagnano archi rampanti poco inclinati ed è costituita da una grande aula dedicata alla predicazione seguita da un transetto e abside poligonale. L'aula è suddivisa in quattro campate quadrate coperte da crociere ogivali. Nella basilica si incontrano due stili : quello gotico e quello romanico umbro, come si può vedere ancora con la facciata divisa in tre registri: superiore costituito dal timpano, mediano un uno spazio rettangolare con il rosone come unico elemento decorativo e quello inferiore che accoglie un portale bipartito. All'interno della Chiesa vi sono numerosi affreschi che narrano la storia della vita del Santo e ciò è stato voluto da Fra Bonaventura che ha fatto lavorare artisti come Giotto