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La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
https://drive.google.com/file/d/1KhdULYFf5xhbMeAISVhVPzMFhQ2L4Xlm/view?usp=drivesdk
VITA
Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno 1789, da una famiglia nobile.
Giacomo è subito un prodigio, la sua memoria è sbalorditiva, la sua capacità di ragionamento cristallina.
Fu poeta, scrittore e filosofo, un astro solitario.
Giacomo, spesso è rinchiuso nella grande biblioteca paterna, solo, a studiare. Passano così sette anni di studio
matto e disperatissimo.
Nel 1819, Giacomo prova a scappare di casa, ma viene scoperto e fermato dal padre. Sentendosi prigioniero, cade in uno stato depressivo.
Nel 1822 Leopardi va a Roma. Nel 1823 torna a Recanati.
Di nuovo a Firenze, s’innamora di Fanny Targioni Tozzetti, ma la donna lo rifiuta.
Giacomo Leopardi stringe amicizia con Antonio Ranieri, scrittore napoletano con il quale nell’ottobre del 1830 si trasferisce a Napoli.
Nel 1834 Giacomo Leopardi è gravemente malato e il 14 giugno del 1837 muore
-Allitterazione
-Enumerazione per polisideto
-Anadiplosi
-Enjambement
-Apostrofe
-Similitudine
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E’ come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
OPERE
1817 Lo Zibaldone.
1818
All'Italia e Sopra il monumentodi Dante (canzoni civili) e
il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica.
1819 I primi idilli: L'infinto e Alla luna
1820
1821
Ad Angelo Mai e Bruto minore (canzoni civili) e La sera del dì di festa (idille)
1824 Le prime venti Operette morali, che pubblicherà poi nel 1827
1828
1830
Il risorgimento, A Silvia, Le ricondanze, La quite dopo la tempesta, Il sabato nel villaggio e Canto notturno di un pastore errante dell'Asia.
1831 I Canti
Opere satiriche
1834
1835
1836 La ginestra
Divisa in 5 strofe
-Metafora adolescenza
-Ossimoro
-Sineddoche
-Metonimia
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Endecasillabi e settenari
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Rime interne ed esterne libere
-rima al mezzo
-assonanza
-rime che non presentano un'alternanza ragolare
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E’ come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.