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Permanenza romana a

Verona

Moschini, Scirpa, Dal Forno

Tappe della permanenza

a Verona Romana

tappe della permanenza

Lo stesso nome Verona, indica l’antica pre-romanità della città. Le origini potrebbero essere etrusche, come per altre

città con suffisso in -ona /-onia, invece il prefisso ver- indicava una città con un’organizzazione a scacchiera. Nella permanenza

a Verona romana, come prima tappa, abbiamo visitato l’Arena, ovvero il monumento più conosciuto della città, risalente al I secolo d. C. Dopo di che ci siamo recate all’Arco dei Gavi, il quale è stato demolito per poi essere riedificato, sotto il comando di Napoleone, a pochi metri di distanza. Successivamente ci siamo spostati presso Porta Borsari, che insieme al corso

Sant’Anastasia costituisce il Decumano massimo. Più tardi ci

siamo spostate verso le Mura di Gallieno e Porta Leoni. A

differenza dei monumenti precedenti il Ponte Pietra,

attraversato dalla via Postumia, e il Teatro

Romano sono collocati a nord del foro,

ovvero Piazza Erbe.

I romani: periodo storico

Le relazioni fra Roma e Verona iniziano intorno al III secolo a.C., fin da subito sono rapporti di amicizia e alleanza, tanto che nel I secolo a.C. gli abitanti di Verona combattono al fianco di Roma. La cittadinanza romana viene estesa alle colonie locali, e quindi anche a Verona. Nel 41/42 a.C., in seguito alle campagne militari di Cesare Verona viene elevata a “Municipium”. Durante il periodo repubblicano Verona non viene coinvolta in modo diretto nel periodo delle guerre civili, 49-31 a.C, e questo senza dubbio aiuta lo sviluppo e l’economia. Questo è l’inizio di secoli di grande splendore, in cui Verona città romana viene ricostruita nell’ansa dell’Adige. Con l’impero di Augusto Verona diventa un importante nodo strategico perché si trova all’incrocio di quattro strade romane importanti: la Gallica, la Claudia Augusta, la Postumia ed il Vicum Veronensium. Con l’inizio della dinastia Flavia il periodo di pace si interrompe, a causa della guerra tra Vitellio e Vespasiano, infatti quest’ultimo sceglie Verona come fortezza. E’ proprio con Vespasiano che la città raggiunge l’apice della ricchezza e dello splendore: l’ultima grande opera, nel I secolo, è l’Arena. L’imperatore Gallieno nel 265 allarga le mura della città fino ad includervi l’Arena, fortificandola in soli sette mesi, e con lui si aprì un periodo di tranquillità per la città. Nell’ultima fase di dominazione romana Verona si avvia ad una lenta conversione al cristianesimo. Il passaggio dalla Verona romana a quella barbarica non è stato improvviso, anche perché la città nel tempo è stata governata spesso da barbari alleati, in sostituzione di Roma.

Le planimetrie di Verona romana

Planimetria repubblicana

planimetrie di Verona*

La città di Verona venne fondata nell'età repubblicana. Tutto ebbe inizio quando nel 148 a. C. venne edificata la via Postumia, che collegava Genova ad Aquileia, per scopi principalmente militari; su di essa venne costruita la città di Verona, infatti Corso Porta Palio, Corso Cavour, Corso Porta Borsari, Corso Sant'Anastasia altro non è che la via Postumia. La costruzione della Verona Romana rispecchia molto la tipica struttura

degli accampamenti militari, a scacchiera, con gli assi principali, il cardo e decumano massimo, ai

quali si intrecciavano perpendicolarmente

i cardi e i decumani minori.

Planimetria imperiale

Planimetria repubblicana:

- Teatro Romano (furoi dalle mura)

- Ponte Pietra

- Porta Borsari

- Mura di Gallieno

- Porta Leoni

Planimetria Imperiale:

- Ponte Pietra

- Teatro Romano

- Porta Borsari

- Porta Leoni

- Mura di Gallieno

- Arena

- Arco dei Gavi

- Ponte Postumio

I principali monumenti romani a Verona

L'Arena

Arco dei Gavi

principali monumenti romani

Porta Borsari

Teatro Romano

Mura di Gallieno

Ponte Pietra

Arena

Dati Preliminari

Dati Preliminari

Si tratta di anfiteatro romano, a struttura cava, il cui titolo è “Arena” (il nome deriva dal fatto che negli anfiteatri c’era sempre una zona centrale con sabbia, infatti, in latino “arena”=”sabbia”). E’ stata realizzata tra la fine dell’età di Augusteo e l’inizio dell’impero di Claudio, quindi dovrebbe essere stata ultimata nel 30 d.C.; l’autore di quest’opera resta anonimo. Si tratta di una struttura di dimensioni molto imponenti, infatti l’asse maggiore è di 152 metri e quello minore 123, anche se l’arena vera e propria: 75 x 44. Il materiale che venne utilizzato per gli anelli esterni, il primo interno e la cavea erano in marmo rosso ammonitico proveniente dalla Valpolicella, il resto è stato costruito con conglomerato e muratura. Attualmente il monumento è posizionato in Piazza Bra, anche se originariamente era collocata all'esterno delle mura cittadine; poi per necessità difensive nell'anno 265 d. C., III secolo, venne inserita nel perimetro urbano dall'imperatore Gallieno. Il monumento si trova in ottime condizioni, infatti è l’anfiteatro romano meglio conservato; anche se le gradinate della cavea, le scale interne e il loggiato superiore non sono arrivati ai nostri giorni. I lavori iniziarono nel 1569 con la ricostruzione di alcuni dormitori d’accesso alla cavea, mentre al 1570 appartiene la “prima pietra” della nuova cavea, ricostruita seppur in un assetto diverso da quello romano.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

L’opera rappresenta un anfiteatro, terzo per ordine di grandezza dopo il “Colosseo” di Roma e quello di Capua. La scena è ambientata in un paesaggio naturale e non isolato, infatti l’Arena è ospitata da una grande piazza chiamatasi “Bra”; restò al di fuori delle mura della città romana fino al 265 d.C., quando Gallieno decise di ristrutturare le mura tardo repubblicane e costruire un nuovo tratto di cortina lungo 550 metri per includere anche l'Arena. Il punto centrale della rappresentazione è sicuramente l’arena, quindi il luogo adibito a spettacoli di lotte tra gladiatori e cacce ad animali feroci ed esotici. Il soggetto rappresentato è ricco dei seguenti significati: oggi è diventato il monumento più famoso a Verona, infatti ormai è diventato un simbolo della città.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

L’opera ha una struttura a forma ellittica, infatti, ha una prima ellisse che segna l’arena, da essa derivano le altre due, una minore all’interno e una maggiore all’esterno. Dell’anello esterno rimane solo un breve tratto, siccome il resto è crollato in seguito all’utilizzo del monumento come cava di pietre. Essa era composta da tre ordini, ognuno con una propria altezza, per creare un effetto di slancio verso l’alto. Erano presenti 72 arcate corrispondenti agli ingressi. All’interno dell’edificio è presente l’arena, ovvero il “palco” sul quale si svolgevano gli spettacoli , intorno ad esso c’erano delle gradinate su cui si sedeva il pubblico, sulle quali si potevano sedere 20000 spettatori. In origine la cavea era staccata dall’arena per garantire la sicurezza degli spettatori, quest’ultima è costituita da tre gallerie concentriche di diverse dimensioni, ognuna delle quali corrispondeva a un ordine di gradinate, detto maeniaum. Sopra il quarto ordine di gradinate s’innalzava invece un portico ricoperto da un tetto. Nell’opera si nota il colore delle diverse pietre con cui è stato costruito. La luce è di tipo naturale e si distribuisce in modo poco uniforme, essa contribuisce a mettere in risalto i fornici, quindi gli archi a tutto sesto esterni. La figura è posta in modo tridimensionale; osservandola frontalmente la profondità è data dai doppi passaggi dei fornici.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

L’architettura dell’Arena influenzerà le opere del ‘500 di Palladio e di Sanmicheli. L’autore purtroppo è anonimo, perciò non si riesce a ricavare una biografia. L’opera, realizzata verso la fine del regno di Augusto e l’inizio dell’impero di Claudio, è importante perchè è il simbolo di Verona, inoltre ospita tutt’ora molti eventi di vario genere; in passato invece era importante perchè ospitava diversi spettacoli come la lotta fra i gladiatori. È possibile, anche se non vi sono prove certe, che l'anfiteatro fosse utilizzato anche per il martirio dei cristiani, e il marchese Scipione Maffei ipotizza che proprio qui vennero martirizzati i Fermo e Rustico nel 304 d.C., nella medesima occasione in cui il vescovo Procolo chiese di essere martirizzato ma fu invece deriso e allontanato perché vecchio. Come testimonianza di quanto si svolgeva nell’Arena, abbiamo due copie di un’iscrizione, una conservata al museo Maffeiano e l’altra a quello Archeologico.

Disegno Arena

Arco dei Gavi

Dati Preliminari

Dati preliminari

Si tratta di un arco monumentale e celebrativo, il cui titolo è “Arco dei Gavi” (il nome deriva da un'antica famiglia romana di origine plebea, chiamatasi “Gens Gavia”). E’ stata realizzata verso la fine del regno di Augusto, nel I secolo d. C.; un'iscrizione incisa sul pilastro sinistro rivolto verso il fiume Adige fece ritenere per secoli che l'Arco dei Gavi fosse opera dell’architetto Lucio Vitruvio Cerdone, anche se studi più recenti hanno dimostrato che si trattò di semplice omonimia. Si tratta di una scultura di dimensioni abbastanza imponenti, alta 12 metri, larga 6 metri e lunga 11 metri. Il materiale che venne utilizzato è una pietra bianca calcarea veronese, probabilmente provenienti dalla Valpantena, i pesanti blocchi vennero disposti in filari. Attualmente il monumento non è posizionato nella sua ubicazione originale, infatti quando venne edificato era posto di fronte alla torre dell’orologio di Castelvecchio, lungo l’attuale corso Cavour sul cui selciato sono ancora oggi ben visibili le originarie posizioni dei pilastri. Venne smontato dalle truppe di Napoleone nel 1805 siccome ritenevano che potesse ostacolare i carri militari; fu poi custodito dai veronesi fino a quando nel 1932 lo ricomposero nella sua posizione originaria, ovvero quella di oggi, a destra di Castelvecchio. L’opera venne commissionata dalla famiglia Gens Gavia. Le statue oronararie che erano presenti sulla struttura non ci sono pervenute. Il monumento si trova in buone condizioni anche se uno dei capitelli corinzi anteriori, una parte del gronda frontale e una parte della cornice orizzontale anteriore sono danneggiati.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

L’opera rappresenta un arco celebrativo, anche se le caratteristiche strutturali coincidono con quello a trionfo. La scena è ambientata al di fuori delle mura della città romana, in una piazzetta a ridosso dell’Adige, il probabile limite del pomerium, ovvero il confine esterno della città. Si trovava quindi in area suburbana, in prossimità del punto in cui la via Gallica si congiungeva alla Postumia e a circa 500 metri da porta Borsari. Il punto centrale della rappresentazione è sicuramente l’arco a trionfo. Il soggetto rappresentato è ricco dei seguenti significati: segnava il confine della nuova zona di sviluppo urbano nel I secolo, quando la pace e la stabilità dei confini settentrionali avevano fatto espandere la città anche fuori dalle mura originarie, con ville e templi lungo la via Postumia.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

L’opera ha una struttura semplice, è un arco quadrifronte, quindi ha un fornice su ogni lato; in questo caso le porte hanno dimensioni differenti siccome ha una pianta rettangolare allungata, per questo ha anche due fronti principali e due secondari. Sui fronti principali vi sono quattro colonne corinzie, le due mediane inquadrano l'apertura, mentre quelle angolari delimitano i fianchi del monumento. Negli spazi tra le colonne mediane e quelle angolari sono presenti delle nicchie che un tempo ospitavano le statue dei personaggi onorati: Massimo, Stabone, Lucio, Macro e Vibio. L’opera non lascia alcun colore particolare, si nota solamente il colore della pietra calcarea veronese con cui essa è stata costruita, ingiallito con il passare dei secoli. La luce è di tipo naturale e si distribuisce in modo abbastanza uniforme, anche se essa contribuisce a mettere in risalto l’arco principale, a tutto sesto, ovvero quello che si riesce a vedere da corso Cavour. La figura è posta in modo abbastanza tridimensionale; osservandola frontalmente la profondità è data solamente dall’arco posto sul fornice che costeggia l’Adige.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

L’opera, realizzata verso la fine del regno di Augusto, è importante perché con la sua posizione segnava il confine della nuova zona di sviluppo urbano nel I secolo, e inoltre durante il Medioevo l'arco era un ingresso quando la città era cinta da mura. L’autore, Lucio Vitruvio Cerdone, come indica il nome Cerdone, fu uno schiavo greco liberato da un cittadino romano di nome Lucio Vitruvio. Secondo diversi studiosi la stirpe Vitruvius potrebbe richiamare a Vitruvio, un architetto vissuto ai tempi di Giulio Cesare e morto molto anziano sotto il regno di Augusto. In oltre non è da sottovalutare il fatto che l'architetto dell'arco dei Gavi applica diversi principi teorici fondamentali del trattato vitruviano.

Disegno Arco dei Gavi

Porta Borsari

L'Arena

Dati Preliminari

Dati preliminari

Si tratta di una delle porte che aprivano Verona romana, il cui titolo è “Porta Borsari” (il nome ha origine bassomedievale e deriva dai bursarii che all’epoca riscuotevano i dazi sulle merci. Anche se in epoca romana, il nome tramandato da una iscrizione era Porta Iovia, nome che veniva dalla presenza di un tempio dedicato a Giove, posto appena fuori della porta). E’ stata realizzata contemporaneamente a Porta Leoni, quindi nella seconda metà del I secolo a. C., da un autore anonimo. Si tratta di una scultura di dimensioni abbastanza imponenti, alta 13 metri, larga 93 centimetri al terreno e 50 centimetri in cima. Il materiale che venne utilizzato originariamente era il laterizio, che venne rivestito nel I secolo d.C. con una pietra bianca calcarea veronese, probabilmente della Valpantena. Attualmente il monumento è posizionato nella sua ubicazione d’origine, sul principale ingresso cittadino, da cui entrava a Verona la Via Postumia, che entro le mura diveniva il decumano massimo. L’opera era stata edificata proprio per essere la “rappresentanza” della città romana, infatti si possono notare le ricche decorazioni ornamentali. Il monumento si trova in pessime condizioni siccome ha subito varie mutilazioni, infatti mancano le seguenti parti: le sette colonne che scandivano gli spazi entro cui erano racchiuse le sei finestre, le due torri che affiancavano la porta, la corte centrale e i doppi passaggi nelle facciate, quindi la porta vera e propria, un piccolo fortino che andato completamente distrutto. Perciò ad oggi rimane solo la facciata decorativa esterna di età imperiale, che ha subito comunque importanti interventi di restauro.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

L’opera rappresenta una maestosa porta, nonché importantissima per la città di Verona ai quei tempi, siccome era eretta sul decumano massimo, asse portante dell’urbanistica veronese. La scena è ambientata all’inizio di via Postumia, quindi punto obbligatorio di transito per i traffici interregionali che si svolgevano a Verona. Il punto centrale della rappresentazione sono sicuramente i due archi, a tutto sesto, inoltre si notano subito anche le iscrizioni sopra di essi, menzionante la ricostruzione delle mura, voluta da Gallieno nel 265 d.C. Il soggetto rappresentato ha un significato chiaro e preciso: era la “copertina” di Verona, i cittadini che entravano dovevano avere già un idea di come si sarebbe presentata la città.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

L’opera ha una struttura relativamente complessa di base rettangolare, il livello più basso si apre con due fornici ad arco a tutto sesto, larghi 3,55 e alti 4,12, e ognuno di loro è inquadrato da edicole composte da due colonne scanalate, con base attica e capitello corinzio. Queste colonne quattro colonne sorreggono due trabeazioni e due frontoni notevolmente schiacciati. Nel piano soprastante sono presenti sei finestre; le due esterne sono ornate da una triplice incorniciatura, quella più interna risulta più semplice, inquadrata con pilastri scanalati, le altre invece hanno colonne tortili e capitelli corinzi su cui poggia una trabeazione con un timpano triangolare. Invece le finestre centrali, incorniciate da un’edicola a frontone triangolare, sono unite da una cornice composta da colonne tortili, sormontate anch’esse da una trabeazione. Le altre finestre, la seconda e la quinta sono decorate sono nel contorno. Nel secondo livello le finestre sono più slanciate e ciascuna delle finestre è all’interno in un’inquadratura rettangolare. Queste finestre, alternate a quelle del piano sottostante, sono nel complesso semplici, anche se due di loro hanno una sporgenza nella trabeazione. Nel lato rivolto verso la città la porta è priva di decorazioni, siccome quella parte della struttura è stata distrutta. L’opera non lascia alcun colore particolare, si nota solamente il colore della pietra calcarea veronese con cui essa è stata costruita, ingiallito con il passare dei secoli. La luce è di tipo naturale e si distribuisce in modo abbastanza uniforme, anche se essa contribuisce a mettere in risalto la parte sinistra della struttura, questo parlando della parte rivolta verso la “campagna”. La figura è posta in modo bidimensionale rispetto alle altre strutture; infatti osservandola frontalmente quel poco di profondità che è presente non si riesce a vedere.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

L’opera, realizzata verso la seconda metà del I secolo a. C., è importante perché, oltre ad essere una fonte di ispirazione per molti artisti ed architetti rinascimentali, era colei che apriva le porte della città. In aggiunta accoglieva i numerosi soldati e funzionari doganali che in essa stazionavano. L’autore purtroppo è anonimo, perciò non si riesce a ricavare una biografia.

Disegno Porta Borsari

Teatro Romano

L'Arena

Dati Preliminari

Dati preliminari

Si tratta di un monumento, il cui titolo è “teatro romano”. È un teatro all'aperto costruito nel I secolo a.C. ai piedi del Colle San Pietro, sulla riva sinistra dell'Adige. Si tratta di uno dei teatri meglio conservati dell'Italia settentrionale, tanto da essere parte del percorso espositivo dell'omonimo museo archeologico cittadino, oltre che spazio teatrale e sede, durante i mesi estivi, dell'estate teatrale veronese, le cui edizioni si svolgono ininterrottamente sin dal 1948. Si tratta di un monumento di medie dimensioni, aveva un diametro di 150 m., conteneva 14.000 posti a sedere. La forma dell'edificio teatrale di età augustea e imperiale a Roma era molto diversa da quella usata in Grecia.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

Con la fase che vide l'urbanizzazione della Verona romana all'interno dell'ansa dell'Adige si liberarono nuovi spazi sul Colle San Pietro, luogo dove sorgeva l'abitato protostorico veneto. Un piano di monumentalizzazione riguardò quindi le pendici meridionali del colle di cui fece parte anche la costruzione del teatro, realizzato negli ultimi anni del I secolo a.C. Questo luogo infatti aveva evidenti vantaggi dal punto di vista della conformazione del terreno e del valore di scenograficità che aveva assunto rispetto la città di nuova fondazione, diventando quindi luogo ideale per realizzare una grande scena urbana su più livelli, che partendo dall'edificio teatrale sulla sponda del fiume potesse chiudersi in cima alla collina tramite un tempio romano.

Prima della sua costruzione fu tuttavia necessario realizzare dei muraglioni d'argine tra i ponti Pietra ed il Postumio paralleli al teatro stesso, in modo da difenderlo da eventuali piene del fiume.La realizzazione degli argini in pietra fu utile anche per ricavarsi valida base alle fondazioni del teatro ed evitare futuri smottamenti, oltre che a farvi passare la strada di raccordo tra i due ponti. Tra i lavori preliminari alla costruzione dell'edificio vi fu anche lo scavo di una profonda intercapedine attorno a quella che sarebbe diventata la cavea del teatro, in modo da isolarla rispetto alla collina e convogliare in essa l'acqua piovana, che veniva convogliata verso il fiume tramite canalizzazioni sotterranee.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

Il teatro romano dell'età imperiale è un edificio costruito sopra il piano di calpestio (ex aggere) e non su un declivio naturale come quello greco, e ha una forma chiusa, che rendeva possibile la copertura con un velarium, ed è l'esempio di teatro che più si avvicina all'edificio teatrale moderno.

Le gradinate semicircolari della cavea poggiano ora su archi e volte in muratura, e sono collegate alla scena con loggiati laterali. Questo permette all'edificio del teatro una collocazione autonoma e più flessibile e di dotarsi di una facciata esterna ornata e monumentale. La facciata della scena viene innalzata a numerosi piani e decorata, fino a diventare scenae frons, proscenio. Il teatro romano ha anche un podium, che a volte sostiene le colonne della scaenae frons. La scaena originariamente non fa parte dell'edificio, costruito solo per fornire uno sfondo adeguato agli attori. Alla fine, essa diventa una parte dell'edificio stesso, fatta di cemento. Il teatro stesso è diviso nel palco (orchestra) e nella sezione dei posti a sedere (auditorium). Per il pubblico sono disponibili Vomitoria, cioè entrate e uscite. L'auditorium, l'area in cui si raccolgono le persone, è costruita talvolta su una piccola collina o pendio nel quale possono facilmente essere collocati posti a sedere accatastati, nella tradizione dei teatri greci. La parte centrale dell'auditorium è ricavata dalla collina o dal pendio, mentre i posti radiali esterni richiedono sostegno strutturale e solidi muri di contenimento. Questo naturalmente non avveniva sempre perché i Romani tendevano a costruite i loro teatri indipendentemente dalla disponibilità di fianchi collinari. L'uso della scena diventa più complesso per l'uso di macchinari teatrali. Compare il sipario, che durante la rappresentazione si abbassa in un apposito incavo, mentre il velarium di derivazione navale, viene utilizzato per riparare gli spettatori dal sole.La cavea, la platea semicircolare costituita da gradinate, fronteggia il palcoscenico (pulpitum), che per la prima volta assume una profondità cospicua, rendendo possibile l'utilizzo di un sipario e una netta separazione dalla platea.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

Il teatro è un edificio usato per spettacoli pubblici. Nell'antica Roma veniva usato per le rappresentazioni teatrali. I teatri romani furono costruiti in tutte le aree dell'impero, dalla Spagna, al Medio Oriente.

Topic

Disegno del Teatro Romano

Mura di Gallieno

Dati Preliminari

Dati preliminari

Si tratta di un monumento nominato “Mura di Gallieno”, chiamato così per l’omonima piazzetta posta dietro esse. Il cantiere delle mura è iniziato il 3 aprile, con conclusione il 4 dicembre 265 d.c.. Si tratta di un monumento di dimensioni imponenti, esse venero edificate per l’arrivo dei barbari su commissione di Gallieno. Tutt'ora rimangono imponenti i resti della città fortificata romana, il perimetro della città murata scaligera con i suoi castelli, la struttura della fortezza veneta, la grandiosa disposizione della piazzaforte asburgica, cardine del Quadrilatero. La cinta muraria urbana, come la vediamo oggi con torri, rondelle, bastioni, fossati e terrapieni, ha uno sviluppo di oltre 9 chilometri e occupa quasi 100 ettari.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

Esse vennero ricostruite, dopo essere cadute in disuso, in gran fretta con materiale quasi tutto di recupero, una nuova cinta, avanzata di circa 10 metri dalla precedente. Nella nuova cinta venne incluso anche il grande Anfiteatro e, a sud di questo, un fortilizio dove, forse, c'era precedentemente la caserma dei gladiatori. A causa del terribile terremoto del 1117 e molti altri, le mura di Gallieno crollarono, insieme all'anello esterno dell'Arena, al Teatro Romano e ad altri insigni monumenti. Delle Mura di Gallieno è visibile oggi solo un breve tratto della piazzetta, mentre ne rimangono dei tratti riconoscibili all'interno delle case private sulla sinistra di Via Leoncino.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

Sembra che le prime mura romane di Verona siano state costruite 50 anni prima della nascita di Gesù, usando pietra e calcestruzzo. Erano alte 12 metri. Partivano da Via Diaz, proseguivano in Corso Cavour, dove vi era Porta Borsari, la prima Porta di Verona.Le mura continuavano in Via Cantore ed in Via Facchini, giravano in Via Leoncino dove si apriva la Porta dei Leoni. Dalla parte dell'Adige vi erano i ponti Postumio e Pietra. Fino a circa metà del III secolo d.c. le mura persero la loro utilità perché i confini dell'Impero romano erano molto lontani e non c'era nessun pericolo di invasioni o attacchi dai nemici. Le mura vennero perciò "dimenticate" e, solo occasionalmente, venivano ricoperte (per abbellimento) da lastre di marmo. Quando giunsero in Italia una delle popolazioni più feroci dei barbari, l'imperatore Gallieno fece costruire le mura in soli 7 mesi: erano alte 20 metri e molto spesse. Fu impiegato qualunque materiale compresi lapidi, colonne, tombe, e molto altro. Le mura dividevano l'Arena a metà.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

L’opera, realizzata verso la fine dell'imperatore Gallieno, è importante perchè con la sua posizione difendeva la città da attacchi nemici.

Ponte Pietra

L'Arena

Dati Preliminari

Dati preliminari

Si tratta di un ponte, il cui nome è “Ponte Pietra” , il più antico di Verona sul fiume Adige, anche se è l’unico rimasto di epoca romana. È stato realizzato nel I secolo a.C. per sostituire un ponte in legno. Il materiale utilizzato è la pietra locale, probabilmente della Valpolicella, e il cotto. Si tratta di un ponte la cui lunghezza è di 92,80 m e la sua larghezza è di 7,20m (marciapiedi e parapetti compresi). L’opera si colloca in un punto cruciale, tra le diverse vie di comunicazione a cui si deve la nascita di Verona. Il monumento, purtroppo, come accaduto a numerosi ponti di Verona, è stato distrutto dai nazisti nella seconda guerra mondiale ed è stato fatto saltare il 24 aprile 1949 dei tedeschi in fuga; in seguito è stato ricostruito il 3 marzo del 1959 utilizzando esclusivamente materiale proveniente dal letto del fiume.

Lettura iconografica

Lettura iconografica

All’epoca romana i ponti che attraversavano il fiume Adige erano 7, il ponte pietra era stato costruito in prossimità al teatro romano, Quest’ultimo venne realizzato a seguito delle modifiche tardo repubblicane del tracciato urbano. L’ortogonalità delle nuove vie impose di modificare via Postumia per farla coincidere con il decumano massimo. Inoltre hanno dato a ponte pietra l’attuale aspetto a schiena d’asino (cioè con la parte centrale più alta) con arcate asimmetriche. Il ponte pietra nei primi anni dell’ottocento segnava il confine di Verona dividendola tra territorio di dominio francese da quello austriaco.

Analisi stilistiche

Analisi stilistica

Il ponte pietra è costituito da cinque arcate di diversa lunghezza, La spalla e le due arcate verso la campagna risalgono all’epoca romana, la spalla destra con la torre e l’arcata posta vicino sono di età scaligera, invece le arcate rimanenti con il tondo centrale sono del periodo veneziano. La parte romana è caratterizzata da grandi blocchi di pietra provenienti dalla Valpolicella e la struttura è in opus quadratum, Tecnica costruttiva dove la muratura era composta da blocchi parallelepipedi disposti senza Malta in filari orizzontali. Il ponte romano originale era caratterizzato da una armonicità e compattezza, ed era articolato su quattro pile larghe 3,50 m ciascuna. Su ogni pila si apre una finestra da consentire lo sfogo delle acque in caso di piena. L’opera non lascia alcun colore particolare, si nota solamente il colore rossastro e bianco della pietra con cui essa è stata costruita. La luce è di tipo naturale e si distribuisce in modo abbastanza uniforme, anche se essa contribuisce a mettere in risalto gli archi a tutto sesto. La figura è posta in modo abbastanza tridimensionale; osservandola frontalmente la profondità è data solamente dall’arco posto sul fornice.

Analisi del contesto

Analisi del contesto

Il ponte pietra è rimasto sempre a vista ma la sua struttura è risultato di diversi interventi. Di epoca Romana sono le due arcate della Riva a sinistra dell’Adige, mentre quelle della riva di destra vennero costruite nel 1298, da Alberto della scala, condottiero italiano, signore di Verona dal 1277 fino al suo decesso nel 1301.

Fonti documentarie

bibliografia e sitografia

http://veronaneisecoli.it/

http://www.veronissima.com/

https://it.wikipedia.org/

https://www.verona.net/it/

https://www.cittadiverona.it/

https://www.gpsmycity.com/

http://www.turismoverona.eu/

http://www.archeoveneto.it/

https://verona.com/it/

https://artbonus.gov.it/

https://veronaromana.weebly.com/

https://digilander.libero.it/

https://verona.italiani.it/

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