Nella lirica intitolata Ulisse inquadra l'eroe, in una visione autobiografica, come uomo che, nonostante la sua vecchiaia, ha ancora voglia di provare emozioni. Il lungo peregrinare di Ulisse e le insidie che egli si trova costretto ad affrontare non sono altro che una metafora della vita e delle difficoltà� che essa riserva a ogni individuo.
In Maya fa apparire la figura dell'eroe come quella di un superuomo. Il viaggio diventa quindi emblema di una vita libera e di pienezza eroica. Nello stesso tempo però tutto ciò,�D'Annunzio mette in contrapposizione l'aspetto inquietante dell' immensa solitudine che avvolge Ulisse durante la navigazione, consapevole di aver perso la propria dimensione di uomo, dopo essersi accorto di essere rimasto solo.
Ulisse è uno dei più grandi personaggi della mitologia greca. La tradizione lo presenta come re di Itaca (isola greca del mar Ionio), figlio di Laerte. Appare nell’Iliade come uno dei capi che hanno preso parte alla guerra contro Troia ed è il protagonista dell’Odissea,
Viene descritto come l’eroe “dal multiforme, un uomo accorto, abile nella parola (come si vede nell’Iliade nell’episodio di Tersite o nell’Odissea nel momento in cui incontra Polifemo o la giovane Nausicaa), capace di prendere decisioni rapidamente, audace, con una forte capacità di resistenza, e soprattutto astuto. L’unione di tutte queste qualità genera, una forma particolare d’intelligenza, che gli permette di superare le difficoltà che incontra nelle sue avventure.
Nel componimento più�ampio dei Poemi conviviali, rappresenta un Ulisse ancora diverso, specchio dell'inquietudine del poeta stesso. L'Ulisse di Pascoli riparte stanco della monotonia di Itaca e ripercorre le numerose tappe del suo lungo peregrinare, ma la sua ansia di sapere � ben diversa da quella dell'eroe omerico o del personaggio dantesco: le domande che egli si pone riguardano l'esistenza umana. Le conclusioni a cui giunge sono angoscianti: � preferibile non fare esperienza della vita e di tutto ci� che, nel bene e nel male, essa comporta, piuttosto che viverla sapendo che, prima o poi, tutto dove� necessariamente finire, inghiottito nell'oblio della morte.
Il canto XXVI si svolge nell'ottavo girone dell'inferno , dove si trovano i consiglieri di frode, le cui anime sono avvolte da una fiamma perpetua. Tra questi Dante e Virgilio incontrano Ulisse, reo di aver trascinato nel suo "folle volo" (aver attraversato le colonne d'Ercole, limite invalicabile dell'uomo) anche i suoi compagni di viaggio. Ulisse racconta così la sua ultima avventura, che non è tramandata dalla tradizione classica dell'Odissea , ma da una tradizione secondaria medievale.
Ulisse è avvolto nelle fiamme insiemea Diomede, come Virgilio spiega a Dante, perché insieme avevano ordito l'inganno del Cavallo di Troia. Dante è desideroso di parlare con i due antichi eroi, e prega per cinque volte Virgilio, che gli promette di rivolgere alle due anime delle domande, purché Dante taccia. Virgilio si pone, quindi, da interprete tra Dante e le due figure epiche. La fiamma più grande si muove e dal fuoco cominciano a uscire delle parole. Qui inizia il racconto dell'ultimo viaggio di Ulisse.
Ulisse, figlio di Laerte ed Anticlea, re dell’isola di Itaca, è uno dei principali eroi omerici. È il protagonista dell’Odissea, ma i molteplici aspetti del suo carattere sono desumibili da entrambi i poemi di Omero.
Ulisse prese parte alla spedizione comandata da Agamennone che partì per Troia e combattè la guerra decennale contro i Troiani, come è raccontato nell’Iliade. In questo poema emergono le sue doti di valoroso ed audace guerriero durante le battaglie, la sua abilità nel parlare e capacità di persuasione quando si rivolge ai soldati o interviene nelle assemblee.
Dopo circa dieci anni di guerra, escogita l’inganno del cavallo di legno col quale fa penetrare i soldati greci dentro le mura e la città viene rasa al suolo. In questo episodio dimostra la sua grande astuzia: riesce ad escogitare un piano perfetto in tutte le sue parti, dando istruzioni ai soldati a lui fedeli, per ingannare i Troiani ed abbattere la loro città.
Nell’Odissea è raccontato il suo lungo e difficile viaggio di ritorno ad Itaca e nelle tappe di questo viaggio si evidenziano tutti gli aspetti della sua articolata personalità. Le situazioni insidiose che deve affrontare sono molteplici e diverse tra loro; lui però è animato dal desiderio di tornare in patria e ritrovare la sua famiglia più che da ogni altro sentimento. In tutto il poema dimostra una grande intelligenza ed avvedutezza, oltre a riconfermare la propria astuzia ed abilità di parola.
Luciano di Samosata fu uno scrittore di origine siriaca del II sec. d.C., nella "Storia vera" racconta in prima persona un viaggio immaginario che lo ha portato nei luoghi più� impensati. Nell'Isola dei Beati egli incontra Ulisse, il quale, senza che Penelope se ne accorga, gli affida una lettera da portare a Calipso: il tono colloquiale e il contenuto della missiva, oltre ad avere una chiara funzione parodistica, mettono in risalto l'aspetto più� umano e semplice di Ulisse, molto lontano dall'impavido eroe omerico.