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Transcript

SPESSO IL MALE DI VIVERE

1-Spesso il male di vivere ho incontrato

2-era il rivo strozzato che gorgoglia

3-era l'incartocciarsi della foglia

4-riarsa, era il cavallo stramazzato.

5-Bene non seppi, fuori del prodigio

6-che schiude la divina Indifferenza:

7-era la statua nella sonnolenza

8-del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

ANALISI

COMMENTO

PARAFRASI

Questa poesia, databile intorno al 1924, ha come tema il male di vivere: il dolore che il poeta ha incontrato nella sua vita.

I due poli della poesia sono "male" e "bene", attorno ad essi sono costruite le due strofe.

Nella prima ruota tutto intorno al "male" difatti ci sono tre frasi che fanno capire questo: il ruscello ostacolato dal suo corso; la foglia che si incartoccia e il cavallo stramazzato.

Nell'altra quartina, invece, ruota tutto intorno al "bene", parla dell'Indifferenza che è un prodigio e l'unico "bene" di cui si ha esperienza. Nell’intera opera, Montale indaga il male di vivere, che si rivela nitidamente in un paesaggio scarno ed arido (di cui l’Osso di seppia è evidentemente simbolo) ed in cui tutta la vita si rivela nel suo sgretolarsi.

La poesia è composta da due quartine di endecasillabi (a eccezione dell'ultimo verso che è un settenaio doppio).

Schema metrico: ABBA CDDA cioè rima incrociata.

All'interno del testo ho trovato queste figure retoriche:

• Anafora: al verso 2-3-4-7 con la ripetizione della parola “era”;

• Inversione: al verso 1-5;

• Rima interna: strozzato\stramazzato

• Assonanza: falco\altro\levato

• Enjambement: vv. 3-4; vv. 5-6; vv.7-8;

• Allitterazione: nella prima strofa si nota una consonanza di "R", "S", "T", "Z"; nella seconda strofa la presenza di maggiori vocali interrompe il malessere dei versi precedenti;

Spesso ho visto la sofferenza del vivere: era il faticoso fluire del ruscello che gorgoglia (come in un lamento) impedito nel suo scorrere (strozzato: un ostacolo impedisce al ruscello di fluire liberamente), era l’accartocciarsi della foglia bruciata dalla calura (riarsa: è rinsecchita e perciò si accartoccia), era il cavallo stroncato dalla fatica (stramazzato)

Non conobbi altra possibilità di salvezza se non nella condizione prodigiosa (prodigio condizione rara, eccezionale come un miracolo) che un atteggiamento di superiore distacco (divina Indifferenza, l’Indifferenza, con la "I" maiuscola, è conquista sovrumana che equipara l’uomo alla divinità) concede (schiude)[Il male di vivere può essere non annullato, ma almeno attenuato dall’indifferenza, che porta ad un distacco dalla realtà e quindi dal dolore]: era la statua nell’ora sonnolente del meriggio (l’immagine del meriggio cara al poeta accentua l’immobilità e l’indifferenza della statua) e la nuvola e il falco che vola lontano (verso ipermetro- per rendere lo slancio del volo che porta lontano il verso si distende oltre misura rispetto agli altri versi)

Statua..nuvola..falco: elenca immagini-simbolo dell’immobilità e quindi dell’indifferenza. La statua, immagine cara della poesia crepuscolare, viene caricata di un valore emblematico per indicare la staticità inerte e insensibile delle cose. La nuvola per la sua inconsistenza e il falco per la sua libertà istintiva, colti mentre si stagliano nel cielo in un momento di staticità

Da questa raccolta ho scelto due poesie contenute entambe nella sezione "Ossi di Seppia". Le ho scelte perchè, come esporrò in seguito, queste mostrano due diverse considerazioni della felicita.

Si intitolano:

- Spesso il male di vivere.

- Felicità raggiunta.

COMMENTO

ANALISI

PARAFRASI

Il componimento risale al 1924 e, dal punto di vista metrico, presenta due strofe di cinque versi a rima alternata. Fa eccezione il verso tre che non è in rima con nessun altro.

I versi sono tutti endecasillabi, tranne il verso due che è un settenario; il verso sei, che è un novenario; e il verso otto che è composto da un endecasillabo e un quinario. All'interno di questa poesia ho individuato le seguenti figure retoriche:

• Inversione: presente nei versi 1-2; 4; 5; 10.

• Metafora: si può notare nei versi 2; 3; 4; 6-7.

• Similitudine: al verso 8.

• Sineddoche: al verso 10, con la parola "pallone" che sta ad indicare l'idea del gioco

• Enjambement: ai versi 1-2; 6-7; 7-8.

• Ellissi: al verso 4, omettendo il verbo "sia".

E' evidente notare come il poeta ricorra ad una serie di efficaci metafore per descrivere la felicità e soprattutto la fragilità di questa condizione; essa è "barlume che vacilla" e "ghiaccio teso che s'incrina", quindi è un miraggio destinato a svanire da un momento all'altro.

La frase più affascinante della lirica è al verso 6 ("Non ti tocchi chi più t'ama"):

secondo il poeta proprio chi desidera maggiormente essere felice deve rinunciare a ricercare la gioia, perchè essa svanisce presto e lascia il posto alla delusione; è importante notare inoltre che le persone normalmente tristi provano un senso di turbamento quando provano gioia, non essendo abituate a tale condizione.

Negli ultimi versi vi è un accenno all'idea secondo cui la sofferenza del bambino sia molto più intensa di quella dell'adulto, proprio perchè il fanciullo ha la capacità di gioire per le piccole cose della vita; il pallone dell'ultimo verso diventa il simbolo della gioia infantile, anch'essa purtroppo intaccata dalle delusioni esistenziali.

Felicità raggiunta, si rischia continuamente di perderti.

Agli occhi sei una piccola luce interna che può spegnersi da un momento all’altro, al piede, fragile come una sottile lastra di ghiaccio e dovunque non ti tocchi chi più ti ama.

Se giungi sulle anime di tristezza e le illumini, il tuo mattino è dolce e capace di commuovere come i nidi delle grondaie.

Ma nulla può ricompensare il dolore di un bambino a cui fugge il pallone fra le case.

FELICITA' RAGGIUNTA

1- Felicità raggiunta, si cammina

2- per te sul fil di lama.

3- Agli occhi sei barlume che vacilla,

4- al piede, teso ghiaccio che s'incrina;

5- e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

6- Se giungi sulle anime invase

7- di tristezza e le schiari, il tuo mattino

8- è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

9- Ma nulla paga il pianto del bambino

10-a cui fugge il pallone tra le case.

EUGENIO MONTALE

1896-1981

Ossi di seppia

Ossi di seppia venne pubblicato nel 1925 da Pietro Gobbetti.

Come dichiarò Montale, il libro nasceva da uno sforzo verso la semplicità e la chiarezza, a costo di sembrar povero. Ossi di seppia comprende ventitré liriche, ed è una delle otto sezioni della prima raccolta di poesie di Montale. Fanno da cornice una introduzione, con la poesia "In limine", e una conclusione, con la poesia "Riviere". La poesia di Ossi di seppia è una poesia che, come l'osso di un seppia si lima, si fa "scabra ed essenziale", riduce le pretese eroiche e celebrative dei "poeti laureati", per avvicinarsi alla quotidianeità, alla concretezza delle cose e spostandosi verso l'uso di toni ironici e colloquiali.

Sitografia: www.fareletteratura.it

www.scuolissima.com

www.wikipedia.it

www.oilproject.org

www.tuttopoesia.it

Francesca Volpato

2°U

18-01-2016

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