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- Prefazione (metafisica come campo di battaglia; tribunale della ragione ovvero la critica della ragion pura)
- Prefazione alla seconda edizione (rivoluzione copernicana)
- Introduzione (analisi dei giudizi)
Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo, che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, io credo, non lo abbandonò neppure nella tarda vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era
la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l’arguzia e l’umorismo, e la sua lezione erudita aveva l’andamento più divertente. […]
Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé; il dispotismo era estraneo al suo spirito.
Quest'uomo, che io nomino con la massima gratitudine e venerazione, è Immanuel Kant: la sua immagine mi sta sempre dinanzi.
[Johann Gottfried Herder]
1. Dottrina trascendentale degli elementi: la parte più ampia dell’opera, si occupa delle condizioni a priori relative al funzionamento delle varie facoltà conoscitive e degli oggetti che possiamo/non possiamo conoscere.
o Parte prima: estetica trascendentale (condizioni a priori dell’azione della sensibilità)
o Parte seconda: logica trascendentale (condizioni a priori dell’azione dell’intelletto)
I. analitica trascendentale: uso legittimo delle forme a priori dell’intelletto (ciò che possiamo conoscere).
• Libro primo: analitica dei concetti
• Libro secondo: analitica dei principi
razionalismo (dogmatismo di Wolff)
vs empirismo (scetticismo di Hume che lo ha svegliato dal "sonno dogmatico"))
II. Dialettica trascendentale: presenta le illusioni che derivano dall’uso illegittimo delle forme a priori dell’intelletto OVVERO ciò che non possiamo conoscere.
2. Dottrina trascendentale del metodo : analizza la modalità di applicazione degli elementi descritti nella prima parte.
"La metafisica della quale ho il destino di essere innamorato,quantunque solo raramente possa vantarmi di aver ricevuto qualche suofavore"
Kant, I sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica, 1766
L'uomo possieda due facoltà conoscitive: la SENSIBILITA' e l’INTELLETTO. In questa parte dell'opera, Kant analizza come funzionano.
Si pone ora il problema della deduzione trascendentale delle categorie:
"deduzione” usato nel significato del diritto romano: “dimostrazione della legittimità di diritto di una presa di fatto”.
Che diritto abbiamo di usare le nostre categorie (che sono strutture mentali a priori innate) per pensare gli oggetti empirici (che sono realtà extramentali a posteriori)?
La nostra applicazione delle categorie al mondo reale è legittima o è arbitraria (“abusiva”)? Come facciamo ad essere certi che non ci stiamo “inventando” oggetti che, in realtà, non esistono?Ritorna il problema del rapporto fra mondo mentale (res cogitans) e mondo esterno (res extensa).
"rivoluzione copernicana": ribaltamento del rapporto soggetto oggetto
1) Il nostro intelletto svolge una funzione unificatrice delle molteplici percezioni sensibili: da che cosa deriva questa sua capacità di unificare?
- non dalla sensibilità che ci trasmette percezioni molteplici, anche se organizzate in tempo e spazio;
- non dalle categorie, che sono 12.
2) occorre un principio che unifichi anche le categorie realizzando una sintesi di tutto il processo e non richieda, a sua volta, di essere unificato.
Parte della metafisica tradizionale che studia l’idea di anima come sostanza spirituale ed immortale.
3) Questo principio unificatore viene postulato nella forma dell’APPERCEZIONE (cioè percezione cosciente) trascendentale o Io penso (Ich denke).
Kant distinge fra:
C’è qualcosa che unifica tutte le mie percezioni e che rimane sottotraccia costantemente? Io che le percepisco. L'Io penso è la suprema unità del soggetto che pensa, innata e identica in ognuno. Struttura a priori, non è l'io psicologico
“L’io penso deve potere accompagnare ogni mia rappresentazione”: io sono sempre consapevole che sto conoscendo.
L’estetica trascendentale è la parte dell’opera che si occupa dell’analisi della sensibilità (aisthesis, sensazione ) intesa come capacità dell’uomo di ricevere sensazioni dall’esterno e delle sue FORME A PRIORI (per questo è “trascendentale”). Ovvero, questa parte dell’opera, analizza i modi in cui la sensibilità esercita la sua funzione conoscitiva.
Questa idea è un PARALOGISMO (= ragionamento errato) perché nel definire l’anima come sostanza la nostra ragione fa un’operazione indebita ovvero applica all’Io penso (che è una struttura logico-formale del pensiero) la categoria di sostanza, mentre le categorie possono essere applicate solo alle intuizioni sensibili.
Kant inizia dall'analisi della sensibilità perché ogni conoscenza inizia sempre dall’esperienza e la sensibilità e la facoltà che ci permette di fare esperienza del mondo fuori di noi tramite i sensi.
4) Affinché ci sia una vera conoscenza, occorre che la conoscenza sia di qualcuno cioè appartenga ad un soggetto che conosce.
Questo soggetto (trascendentale) per riportare il molteplice sensibile utilizza le 12 categorie quindi, necessariamente gli oggetti per essere pensati DA QUALCUNO devono essere unificati dalle 12 categorie essendo esse lo strumento coon cui L'Io penso conosce.
Poiché noi siamo coscienti di star conoscendo (Io penso-autocoscienza) e la nostra autocoscienza si serve delle categorie per conoscere gli oggetti, non abbiamo altro modo di conoscere gli oggetti fuori di noi se non tramite le categorie.
applica
La sensibilità è una facoltà è PASSIVA perché, per percepire un oggetto, ha bisogno che l’oggetto ci sia, che sia dato: se non ci sono gli oggetti dell’esperienza, non abbiamo sensazioni. Appena un oggetto esterno viene percepito, la sensibilità lo organizza immediatamente attraverso due FORME A PRIORI (O INTUZIONI PURE): SPAZIO E TEMPO.
libri=sensazioni
(materia della conoscenza)
Poiché l’Io penso e le categorie sono le stesse e funzionano allo stesso modo in tutti gli uomini esse sono ciò che ci garantisce l’oggettività del sapere scientifico: le nostre conoscenze scientifiche sono universali e necessarie perché le realizziamo utilizzando tutti le stesse funzioni trascendentali.
Appena un oggetto esterno viene percepito, la sensibilità lo organizza immediatamente attraverso due FORME A PRIORI (O INTUIZIONI PURE):
Ciò significa che l’uomo può conoscere la natura solo in base alle sue categorie a priori, non c’è altro modo di conoscerla, ma tutti la conosciamo così quindi di essa abbiamo una conoscenza oggettiva (scientifica). È il soggetto che detta le leggi alla natura, non viceversa (RIVOLUZIONE COPERNICANA IN AMBITO GNOSEOLOGICO).
Attenzione però! Il soggetto dà le leggi alla natura, la ORDINA, MA NON LA CREA! Esiste già una natura fuori di noi per poterla conoscere: ci deve essere una natura già data e non questa natura non l’abbiamo creata noi.
Forma a priori del SENSO INTERNO perché colloca i nostri stati d’animo interiori attraverso passato, presente e futuro. Attraverso essi, il tempo organizza anche gli oggetti esterni sotto forma di rapporti temporali (prima-durante-dopo).
La forma a priori del SENSO ESTERNO perché lo SPAZIO colloca gli oggetti uno di fianco all’altro (o sopra, o sotto, o dietro o davanti ovvero in una relazione di tipo spaziale) ed è la forma della sensibilità che ci permette di avere le nostre CONOSCENZE GEOMETRICHE: ci consente di formulare la sintesi a priori della geometria:
Lo spazio è, a sua volta, contenuto nel tempo in modo mediato perché la rappresentazione degli oggetti esterni (nello spazio) sono, appunto, rappresentazioni interne e, quindi, nel tempo dell’io.
Ogni volta che i nostri sensi colgono un oggetto esterno o uno stato d'animo interno, esso è immediatamente ed impercettibilmente intuito come esistente HIC ET NUNC.
Che cosa possiamo legittimamente conoscere della realtà?
il TEMPO ci consente di formulare la sintesi a priori dell'aritmetica:
TEMPO e SPAZIO sono:
a. Se per “realtà” intendiamo ciò che cade sotto la nostra esperienza, allora possiamo conoscere moltissimo in modo legittimo ed oggettivo perché tutto ciò che conosciamo viene organizzato secondo le nostre strutture a priori in modo oggettivo: questo è il mondo dei FENOMENOI (phainomai, apparire).
La geometria si fonda sullo spazio ed è una scienza universale e necessaria perché le tre dimensioni spaziali non sono caratteristiche degli oggetti (non sono empiriche e non dipendono dal mondo fuori di noi), ma sono nostre strutture che sempre necessariamente applichiamo agli oggetti esterni: non esiste oggetto che noi percepiamo che non venga immediatamente collocato in uno spazio (qui).
b. Se invece per “realtà” intendiamo il mondo come è al di là della nostra percezione, se vogliamo sapere come è la COSA IN SE' ovvero il mondo nella sua essenza propria a prescindere come esso viene filtrato dai nostri trascendentali, allora dobbiamo concludere che non lo possiamo saper Il mondo come è senza il filtro della nostra percezione è chiamato NOUMENO (ciò che viene solo pensato).
Il TEMPO fonda l’aritmetica come scienza universale e necessaria perché il concetto di numero altro non è che la successIone temporale regolare degli elementi ed è indipendente dall'esperienza esterna. Noi sappiamo contare per una predispozione INNATA, a priori.
Per questa ragione le proposizioni della geometria (quelle che contengono i giudizi sintetici a priori) sono necessarie ed universali.
Possiamo solo avere la certezza che la realtà esterna esista (perché il nostro intelletto è finito e non può aver creato una realtà che è molto più estesa del nostro intelletto, può averlo fatto solo un intelletto divino che è infinito), ma non sapere come essa è.
1) CHE COSA RENDE POSSIBILE LA SCIENZA COME CONOSCENZA
2) STABILITO CIO', OCCORRE CAPIRE SE ANCHE LA METAFISICA SIA UNA SCIENZA.
Kant così risolve la questione posta da Hume: noi siamo certi che sempre vedremo sorgere il sole perché noi ci rappresentiamo il mondo sempre e solo necessariamente secondo la categoria di causa-effetto.
Implicitamente qui si sta aprendo una questione che Kant voleva evitare, ma che necessariamente si apre: chi ci assicura che il mondo, al di là delle nostre percezioni, esista davvero? Se possiamo conoscere solo i fenomeni, che senso ha postulare che esistano anche le cose in sé?
Kant, che aveva preventivato questa obiezione e temendo la “deriva idealistica”, afferma che il NOUMENO E’ UN CONCETTO LIMITE. Poiché il nostro intelletto è limitato dobbiamo IPOTIZZARE (CONCETTO=LIMITE) che esista altro fuori di lui che potrebbe conoscere un intelletto infinito. La nostra conoscenza scientifica è valida solo relativamente ai fenomeni, sul noumeno nulla possiamo dire di conoscere e, quando la mente si ostina a voler superare questo limite cade in errori ineliminabili che sono analizzati nella parte seguente.
La parte della metafisica tradizionale che studia il mondo come totalità di tutte cose le fisiche create per uno scopo (= mondo come cosmos/ordine). Qui la ragione si “aggroviglia” in una serie di antinomie (ovvero affermazioni di senso opposto che si contraddicono l’un l’altra) fra cui la ragionenon è in grado di scegliere.
Queste antinomie sono 4:
RAGIONE:
dialettica
trascendentale
INTELLETTO:
analitica
trascendentale
La sensibilità ci offre una molteplicità di sensazioni collegate grazie a spazio e tempo che danno a questa molteplicità una prima organizzazione.
La scienza è costituita da un insieme di proposizioni o giudizi (= attribuzione di un predicato ad un soggetto): pensare è giudicare.
Da sole però queste sensazioni non ci permettono ancora di conoscere gli oggetti, ma solo di percepirli, di intuire la loro esistenza, ma non di dire di quali oggetti si tratta: QUI ED ORA C'E' QUALCOSA, MA CHE COS'E'?
Branca della metafisica tradizionale che cerca di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso tre tipologie di prove che Kant sottopone a vaglio critico:
La scienza è una conoscenza universale, necessaria e feconda, costituita da giudizi.
Razionalismo
Empirismo
Per conoscere davvero gli oggetti che percepiamo con la sensibilità abbiamo bisogno dell’intervento di un’altra facoltà, l’INTELLETTO il cui funzionamento è studiato nella LOGICA TRASCENDENTALE.
Dio non può non esistere perché se non esistesse non sarebbe l’essere più perfetto.
Se la sensibilità è una facoltà RICETTIVA, l’intelletto è una facoltà SINTETICA ovvero esso sintetizza, mette insieme, raggruppa gli oggetti intuiti dalle forme a priori della sensibilità SOTTO DELLE RAPPRESENTAZIONI COMUNI ovvero i CONCETTI.
Si tratta di una “variante” della prima prova: ogni cosa che esiste è contingente e deve prima o poi rimandare ad un essere solo necessario (di cui, però, non abbiamo alcuna esperienza).
ESEMPI:
Il triangolo ha tre lati
Tutti i corpi sono estesi
Gli scapoli non sono sposati
L’errore di questa prova sta nel considerare l’esistenza come un attributo di Dio al pari delle altre qualità (bontà, misericordia, onniscienza, etc.).
Kant la definisce la più antica e suggestiva: la bellezza e l’ordine del mondo rimandano ad una intelligenza creatrice che dovrebbe avere i caratteri di assoluta perfezione: ricade quindi nella prima prova.
sintetici a posteriori
ANALISI DEI GIUDIZI:
sintetici a priori
L’esistenza è, invece, una determinazione reale della cosa che può essere affermata ed attribuita solo DOPO averne fatta esperienza: noi non facciamo esperienza dell’esistenza di Dio, quindi questa prova non è valida. L’esistenza è una delle 12 categorie (appartiene al gruppo della modalità) e può essere applicata solo all’esperienza.
ESEMPI:
La piuma è leggera
Questo triangolo è isoscele
Giovanni è scapolo
In questo caso viene applicata in modo sbagliato la categoria di causa-effetto che può riguardare solo gli oggetti di esperienza, mai un essere necessario di cui non abbiamo esperienza.
Nessuna di queste antinomie può essere dimostrata né nella tesi né nell’antitesi perché quello che ci manca (la fallacia di fondo della cosmologia razionale), per potere decidere, è proprio l’idea di mondo come totalità: noi facciamo esperienza del mondo sempre come fenomeno successivo, ma come totalità.
ESEMPI:
L'idea dei 100 talleri è, formalmente, identica all'avere 100 talleri, ma ontologicamente no.
Ovvero, trascendentale è lo studio delle possibilità a priori della conoscenza, cioè di quelle funzioni conoscitive, che noi abbiamo prima di (a priori) fare esperienza a che ci permettono di conoscere.
I concetti unificano i caratteri comuni degli oggettI: ad esempio il concetto “corpo” unifica tutte le rappresentazioni di cose estese.
Kant riprende dal lessico della scolastica medievale il termine “trascendentale” che diventa centrale nella sua filosofia.
CRITICA DELLA RAGION PURA significa valutare i limiti e le potenzialità della ragione prima di fare esperienza, quindi delle sue strutture trascendentali.
Senza il trascendentale noi non avremmo la possibilità di conoscere gli oggetti, ma senza gli oggetti dell’esperienza il trascendentale non si attiverebbe.
Necessario Universale Fecondo
Nella metafisica scolastica trascendentali erano le caratteristiche universali e generali proprie dell’essere: UNUM, VERUM, BONUM.
L'opera vuole giudicare (= criticare, ma anche seperare, discernere, da "krino") che cosa la ragione umana può conoscere prima di fare esperienza (=ragione pura).
Il trascendentale, non ha una dimensione ONTOLOGICA, non è una cosa.
Il trascendentale è una STRUTTURA GNOSEOLOGICA che ci permette di conoscere le cose.
La CRP mira a studiare non la conoscenza degli oggetti, ma le strutture che ci permettono di conoscere gli oggetti, si occupa di una conoscenza di secondo livello.
- EMPIRICI: si costruiscono a partire dall’esperienza (es. lavagna, libro, sedia).
Sensibilità ed intelletto sono facoltà formalmente distinte che però lavorano insieme, in contemporanea, non possono fare a meno l’una dell’altra per realizzare la conoscenza completa.
I concetti puri – quelli che appartengono a priori (= innati) all’intelletto - Kant li chiama CATEGORIE (termine che in Aristotele indicava i 10 modi universali dell’essere), in Kant esse sono 12, non hanno un significato ontologico (= non attengono alla struttura dell’essere), ma gnoseologico ovvero sono le 12 diverse forme a priori con cui il nostro intelletto organizza i dati sensibili.
L’attività dell’intelletto che unifica sotto ai concetti i molteplici dati sensibili, si esplica attraverso il giudicare: ovvero l’intelletto non fa che collegare un concetto (predicato) ad un soggetto: questo (intuizione sensibile) è uno schermo (concetto).
Lidee della ragione, anche se non ci permettono di incrementare la nostra conoscenza hanno però un’importantissima FUNZIONE REGOLATIVA: esse infatti ci fanno vivere come se Dio, l’anima e la finalità del mondo esistessero.
- PURI: appartengono a priori all’intelletto, non li ricaviamo dall’esperienza e hanno la funzione di ordinare ed unificare tutto il molteplice materiale che ci proviene dalla conoscenza sensibile.
Esse sono 12 perché Kant le deriva dalla tavola dei diversi tipi di giudizio che si possono costruire.
La tavola delle 12 categorie è, poi, raggruppata in 4 classi
A partire dalle 12 categorie (o concetti puri) l’intelletto può costruire tutti i concetti empirici che gli servono, sintetizzando sotto di esse il molteplice sensibile.
Di fatto però, la filosofia critica deve concludere che gli oggetti della metafisica non potranno mai essere conosciuti in modo scientifico perché ricadono del regno di ciò di cui non abbiamo esperienza.
ANALISI DELLA MODALITA' DI APPLICAZIONE
DEGLI ELEMENTI DESCRITTI NELLA 1^ PARTE
Fin qui abbiamo analizzato il funzionamento dell’intelletto quando conosce i dati dell’esperienza. L’intelletto ha però spesso la “tentazione”, l”ambizione”, di voler conoscere anche ciò di cui non ha esperienza, come, ad esempio:
- l’anima (= ovvero la totalità dei fenomeni interiori)
- lo scopo finale del mondo (= ovvero la totalità dei fenomeni esterni)
- l’idea di Dio (= ovvero la totalità assoluta)
MA DI TUTTE QUESTE COSE NOI NON ABBIAMO ESPERIENZA.
Quando l’intelletto ha questa ambizione di conoscere e di non farsi condizionare dall’esperienza diventa RAGIONE ("facoltà dell’incondizionato) che altro non è che l’intelletto stesso considerato nella sua pretesa di andare oltre i limiti dell’esperienza.
La DIALETTICA TRASCENDENTALE è la parte della CRP che si occupa di chiarire gli errori e le contraddizioni in cui cade la ragione nel suo tentativo di conoscere al di fuori dell’esperienza. “Dialettica” è qui usato in senso negativo come l’arte “sofistica” di voler dimostrare ciò che non si può dimostrare, di voler convincere con ragionamenti errati.
La metafisica tradizionale, dopo aver per secoli indagato o suoi oggetti (anima, mondo e Dio) non è arrivata ad alcuna conoscenza certa.
PERCHE'?
Anche la ragione ha le sue forme a priori e sono le TRE IDEE DI ANIMA, MONDO E DIO. Attorno ad ognuna di queste si è formata una branca della metafisica, che Wolff chiamava così:
Prof.ssa Pamela Grisei
Perché questi sono oggetti di cui noi non facciamo esperienza e, senza esperienza che porta la materia, la conoscenza non può essere sintetizzata.
- Psicologia razionale: studia metafisico dell’anima.
Anima, Dio e mondo sono oggetti di pensiero, ma non di esperienza: non possiamo dire né che esitano né che non esistano. Appartengono al campo del NOUMENO, non dei FENOMENI.
- Cosmologia razionale: studio metafisico del mondo.
Lo sforzo della ragione di andare oltre l’esperienza perché è un desiderio naturale dell’uomo di conoscere l’infinito e di dare un significato al mondo. La metafisica però è destinata a fallire nelle sue pretese di scientificità come dimostra l’analisi che Kant fa nella dialettica.
- Teologia razionale: studio metafisico di Dio.
SENSIBILITA'
SPAZIO E TEMPO
INTELLETTO
12 CATEGORIE
RAGIONE (INTELLETTO)
3 IDEE (ANIMA, DIO, MONDO)
Oggetto
Il tribunale della ragione ha emesso la sua sentenza: la metafisica non sarà mai una scienza, ma è fondamentale per la nostra vita morale.
Soggetto
Oggetto
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