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Il punto chiave verso cui convergono le sue linee dottrinali ed operative è parte sul «Progetto educativo e pastorale salesiano».
«L’idea che lega le varie parti, quella che è la fonte della loro unità è la nostra vocazione di evangelizzatori che si fa reale quando è vissuta nel progetto educativo e pastorale salesiano, ricompreso e attualizzato».
Itinerari
di educazione alla fede
Che regola tenere nell'infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessità chiede repressione, si ritenga quanto segue:
I. L'educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma un castigo che eccita l'emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.
II. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già un premio od un castigo.
III. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l'allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.
IV. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente evitare, perché sono proibiti dalle leggi civili, irritano grandemente i giovani ed avviliscono l'educatore.
L'atmosfera festiva si riverberava sui metodi d'insegnamento e di scrittura. L'Archivio Centrale Salesiano conserva i dialoghi buffi composti da don Bosco e utilizzati attorno al 1848 per fare apprendere il sistema metrico decimale. Lui stesso scrisse qualche piccolo pezzo da teatro, come La casa della fortuna (1865), e utilizzava volentieri nei suoi opuscoli la forma dialogica. Già prima del 1848 era alla ricerca di uno stile semplice e di un linguaggio accessibile anche a lettori e uditori analfabeti, stile che si confaceva tra l'altro con il clima di serenità e di attrattiva che tendeva ad alimentare in tutti i modi e che consapevolmente egli connetteva con l'intento di «guadagnare il cuore», chiave del suo sistema educativo
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Contesto
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Scuola che avvia alla vita
L’equilibrio, la misura, la ragionevolezza dei regolamenti,
delle prescrizioni, delle relazioni interpersonali sono costantemente motivati e integrati dalla sincerità della pietà religiosa e dalla partecipazione empatica dell’educatore attivamen-
te presente...
RAGIONEVOLEZZA come buon senso, semplicità e il rifuggire da ogni artificio e da ogni “montatura”, stranezze, artifici, complicazioni. Lo vuole il clima della famiglia e di ogni convivenza normale.
NORMALITA', naturalezza. Seguire la norma, la regola comune, fare quello che tutti fanno (eccetto il peccato); non uscire dall’ordinario, mantenersi nei limiti del ragionevole
ORDINE: Don Bosco è ragionevole, non solo, ma vuole che i suoi educandi afferrino la ragione-volezza dell’ordine dato, né vuole che per
motivi legittimi spirituali si
comandino cose
irragionevoli...
Don Bosco usava dire ai suoi figli spirituali: «I giovani si accorgano di essere amati»; «studia di farti amare, se vuoi farti temere». E suor Maria Domenica Mazzarello ammoniva le consorelle alludendo implicitamente alla intima religiosa consonanza di cuore: «Viviamo alla presenza di Dio e di don Bosco». Come in altri scritti, anche in questo sul sistema educativo egli usa alternativamente le parole «vigilanza» e «assistenza»; ma le sue preferenze andavano verso quest'ultimo termine in quanto rispetto all'altro meno si prestava ad assumere connotazioni negative. L'assistenza infatti per lui è un atto di amore, postulato da quella che egli chiama «mobilità giovanile», caratteristica che per sé non denota qualità negative
“Vita in comune” vuol dire “abitare insieme nella propria casa religiosa legittimamente costituita” e compiere insieme gli stessi atti (pregare, mangiare, lavorare, ecc.) secondo le stesse norme. Per la vita comune è importante radunarsi fisicamente.
Casa che accoglie
“Vita fraterna in comunità” vuol dire anzitutto accoglienza della persona, qualità dei rapporti interpersonali, amicizia, possibilità di vero affetto, gioia di stare e lavorare insieme, partecipazione attiva di tutti alla vita del gruppo
«L’animazione vocazionale è nel cuore del PEPS»
«Il MGS partecipa del carisma salesiano, ne è l’espressione nell’ambito laicale giovanile»
Animazione missionaria e del volontariato
Animazione delle vocazioni apostoliche
«La comunicazione sociale investe tutte le presenze salesiane»
condivide la vita di questi e si adegua alle loro esigenze. La presenza dei giovani determina gli orari, lo stile di lavoro, la modalità della preghiera. Restare con Don Bosco significa voler stare tra i giovani, offrire loro tutto ciò che si
è e si ha: cuore, mente, volontà; amicizia
e lavoro; simpatia, servizio.
«L’impegno missionario ad gentes è parte integrante del carisma»
Movimento Giovanile Salesiano
Comunicazione sociale
È un gruppo di persone che si identifica con la missione, il sistema educativo e la spiritualità salesiana e assume solidalmente il compito di convocare, motivare, coinvolgere tutti coloro che si interessano di una opera, per formare con essi la comunità educativa e realizzare un progetto di evangelizzazione ed educazione dei giovani.
Animazione delle vocazioni apostoliche
condizione che Don Bosco considerava fondamentale per l’efficacia apostolica. Egli si sforzava quindi di favorire la creatività, di convogliare tutti, mediante forme spontanee e stabilite di partecipazione, verso l’unità dell'azione, l’armonia delle persone e la concordanza dei criteri
Fin dall’inizio Don Bosco coinvolge molte persone con la sua testimonianza e la novità del suo lavoro
Cortile per incontrarsi tra amici
offre alle nostre comunità il criterio per risolvere eventuali tensioni. Ciò non diminuisce nessun aspetto della fraternità, ma dà a questa il suo volto concreto. Se cadesse il senso della missione giovanile, educativa, la nostra stessa fraternità perderebbe originalità e forza
di comunicazione
Quando rivolgeva ai giovani collaboratori appelli come questo: «Ti parlo colla voce di un tenero padre che apre il cuore ad uno de' più cari suoi figliuoli. Ricevili adunque scritti di mia mano come pegno dell'affetto che io ti porto», è palese che per cuore egli intende la sfera affettiva
Amorevolezza
Tutte le condizioni esterne sono però state
solo il detonante. La ragione determinante che ci ha portato a concepire la comunità come nucleo animatore è la nuova stagione che vive la Chiesa. Essa rivela una acuta consapevolezza di essere comunione con Dio e tra gli uomini
È una comunità a forte carica spirituale caratterizzata dal
Empatia
come capacità di immedesimarsi con il mondo giovanile
e vivere in allegria
"Mi pareva di essere nell’antico oratorio nell’ora della ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva, chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là a bararotta ed al pallone. In un luogo era radunato un crocchio di giovani che pendeva dal labbro di un prete il quale narrava una storiella. In un altro luogo un chierico che in mezzo ad altri giovanetti giuocava all’asino vola ed ai mestieri. Si cantava, si rideva da tutte parti
e dovunque chierici e preti e intorno ad essi i giovani che schiamazzavano allegramente. Si vedeva che fra
i giovani e i Superiori regnava la più
grande cordialità e confidenza".
la dolcezza dell’amorevolezza non è debolezza, sentimentalismo, sciatta sensibilità, ma coinvolgimento emotivo costantemente illuminato e purificato dalla ragione e dalla fede
eccellenza, non ripetitività
fare conti con il passato
diminuire attività x formarsi
autovalutazione
Amore
uscire dal Borgo - conoscere il territorio e farsi conoscere
all'ascolto
noi al Borgo siamo bravi e ognuno di noi è il più bravo di tutti gli altri...
senso critico
accettazione del nuovo
dispersione scolastica
rapporto con le famiglie
come attenzione affettiva ed effettiva alla pesona
Trasferito nel discorso pedagogico e inserito nell'espressione «guadagnare il cuore» il termine serve a indicare il processo che porta a stabilire la massima simbiosi e la massima intesa interiore e operativa tra chi sta svolgendo il ruolo di educatore e chi è (o e stato) un allievo. Il «guadagnare» o «rubare» reciprocamente il «cuore»; il creare, in altre parole, la massima compenetrazione interpersonale tra educatore e allievo è in sostanza il presupposto per realizzare l'impresa educativa nel suo complesso; vale a dire la condivisione sia dei fini sia dei mezzi prescelti
dimensione valoriale
prevenzione unioni instabili
scelta di fede chiara
proporre progetti formativi in scuole come risposta alle problematiche emergenti: affettività, bullismo, nuove dipendenze
buona pratica: gruppo giovani famiglie - appartenenza, confronto, costruzione di comunità
essere cristiani
esperienziale
weekend di spiritualità
L’educatore, “colle parole, e più ancora coi fatti, farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de’ suoi allievi”; “nell’assistenza poche parole, molti fatti”
Carità
attenzione al linguaggio dei ragazzi
dall'esperienza alla competenza
incontri su spirito salesiano
mondi giovanili inconsapevoli anche a loro
come virtù teologale
scontro sociale?
domande di senso della vita
è il “fondamento” a cui don Bosco si àncora, la vera “regina delle virtù”: “La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: La carità è benigna e pazi-ente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo”.
appuntamenti comuni - eucarestia di DB e MA
conflitti non risolti
siamo tornati alle origini - prevenzione
collaborazione c'è
non comprensione...
spazi e tempi x la vita d'insieme
preghiera tiene insieme i pezzi
viene gestito solo il plateale
accettarli
se ci sono relazioni sane, flessibilità dei progetti è possibile
rischio di abbassare l'obiettivo per andare incontro al ragazzo
poche relazioni tra le aree
sfida della famiglia
In altri contesti con queste espressioni e con altre simili don Bosco ci porta nel mondo lessicale di un'antropologia diversa da quella filosofica medievale imperniata sulla antropologia ilemorfica: in quella del «cuore» distinto dalla «ragione», che in scrittori spirituali del Seicento francese aveva avuto la sua massima espressione. Quando scrive che fin da giovani occorre «dare il cuore a Dio», quando parla di «corruzione» o di «purificazione del cuore» designa con il termine «cuore» ciò che nell'uomo è capacità di intuizione intellettuale e di amore intenso e istintivo, capacità d'intendere e d'amare che scaturisce dal più intimo dell'unità psicologica dell'uomo
mettersi in discussione
accogliere
creare per loro un ambiente sano che dia dignità e li valorizza
accetare l'imperfezione
senso di appartenenza RADICI da dare
accettarsi, prima di accettare
superare una visione settoriale
seminare, non raccogliere
comunicazione efficace
raggiungere insieme quello che da soli non possiamo ottenere
figure di riferimento - modelli
saper fare un passo indietro per fare famiglia
visione comunitaria
gestione dei conflitti
darsi delle regole
Meta più alta !
fiducia
obiettivi, metodi e stili comuni a livello di Borgo
appartenenza
accompagnamento dopo il percorso - reinserimento
Maria Romero Meneses
umiltà
(Henri d’Hellencourt)
chiara idea di famiglia
riconoscere i ruoli
Pascual Chávez Villanueva
educare all'ascolto nella complessità
protagonisti possibili
potenzialità non espressa - manca una proposta concreta
ascolto e memoria del carisma e della missione
valorizzare e chiedere passioni e competenze ad ognuno x mettersi in gioco
tirocinanti e volontari risucchiati nel servizio e non ci sono proposte per loro
accompagnamento personale e vocazionale
educare le emozioni
educare alla genitorialità
farsi domande fondamentali
poveri di prospettive
corpo
relazioni sane
buona pratica - giovani e gruppo comunicaizone
elaborazione emozioni
Religione
problemi:
cyber bullismo, dipendenze
ricerca della verità è la finalità della comunicazione,
non il modello della società relativista...
equilibrio nel rapporto con le istituzioni:
farci conoscere
competenze:
- ascolto attivo
- mettersi in discussione
- apertura al nuovo e diverso
Accoglienza e paternità
Sapienza pedagogica
Parrocchia che evangelizza
coinvolgimento nell'avventura come protagonisti
Percorsi personali alla santità
La «religione» viene indicata anch'essa quale fondamento di una buona e compiuta educazione. Nella sua genericità infatti il termine «religione» poteva essere avallato anche da chi - come Rattazzi o altri liberali simpatizzanti per l'opera degli oratori - non dava rilevanza al poco di contenuto dogmatico e confessionale accennato nell'opuscolo. La religione alla quale don Bosco alludeva è chiarissimamente quella da lui professata come cattolico e come sacerdote. Indicativi del resto erano i riferimenti dell'opuscolo a testi del Nuovo Testamento («la carità è benigna...»: citazione dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi) e ai sacramenti della confessione e comunione. Ancora più esplicitamente don Bosco dichiarava nel suo discorso: «Soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema preventivo»
Percorso vocazionale ?
"Tappe" del cammino
Presenza materna di Maria
speranza impastata di gioia
forte e personale amicizia con il Signore Risorto
Stare insieme e appartenere
alla Chiesa
“apostolato” come impegno concreto e operoso di bene
Image by Tom Mooring
La serietà dell’impegno morale e religioso - dovere, “pietà”, vivere in grazia, fuggire il peccato - è proposta e promossa in base a rapporti e processi ragionevoli e amorevoli.
La nostra santificazione è “il compito essenziale” della nostra vita, secondo l’espressione del Papa. Raggiunto questo, tutto è raggiunto; fallito questo, tutto è perduto, come si afferma della carità (cf. 1 Cor 13, 1-8), essenza stessa della santità.
La santificazione è dono di Dio. L’iniziativa è stata e resta sempre di Dio: la certezza di poter cambiare la nostra vita si radica nella certezza di essere già stati oggettivamente trasformati in Lui, per cui la santità è «un’assunzione prima di essere un’ascensione»
Contro la tendenza alla mediocrità spirituale, abbiamo bisogno di ribadire ogni giorno la priorità di questa meta: la nostra santificazione, che altro non è che quella “misura alta della vita cristiana ordinaria”. Se la nostra vita è illuminata da questo anelito, essa ha tutto, nonostante le sue carenze; ma se questa spinta si attenua, il nostro cammino diventa incolore, e inutile la fatica nel percorrerlo, nonostante l’apparenza di una certa efficienza...
Nella santità ricercata splende, indiscusso, il primato di Dio: la santità non è mai un progetto personale, che va programmato ed eseguito secondo tempi, metodologie ed opzioni da noi fissati; più che un generico desiderio di Dio, è la sua volontà espressa su ciascuno di noi (1 Ts 4,3); resta, però, la nostra parte: possiamo aiutare Dio a completare in noi la sua opera creatrice Non ci chiede di più; ma non si aspetta di meno
Tendere alla santità è «la principale risposta alle sfide del mondo contemporaneo», e che «si tratta, in definitiva,
non tanto di intraprendere nuove attività e iniziative, quanto piuttosto di vivere e testimoniare il Vangelo,
senza compromessi, sì da stimolare alla santità i giovani»
Quello che rende significative le associazioni e le comunità religiose, la loro forza di attrazione,
non risiede tanto in quello che hanno e fanno, nelle opere e nel lavoro,
quanto in quello che vivono, nel loro stile di relazioni, nella loro unità
J.E. Vecchi
Santità condivisa
Gruppo che coltiva la riflessione su argomenti importanti x il Borgo
Realismo pratico nel quotidiano
“i doveri”
In tempi a noi vicini un pedagogista belga fu colpito dal chiasso che proveniva dal cortile interno dell’oratorio salesiano a Tournai. È lo stile italiano - pensava. Ma poi, riflettendo, comprese che si trattava di qualcosa di più: di una pedagogia che assegnava particolare importanza a quelle forme di svago. A metà Ottocento, in clima liberale, don Bosco mostrava di condividere le istanze di libertà che animavano quella che era appunto ormai individuata come la «classe» giovanile; e per lo meno egli a suo modo percepiva l'insito senso di benessere e di socialità che nell'età giovanile si esplicavano ampiamente nel gioco