La scena del Viaggio di Mosè in Egitto (primo affresco della parete destra) è in parallelo con il Battesimo di Cristo (sul lato opposto).
Vi è infatti un preciso parallelismo tra le cerimonie della circoncisione e del battesimo rispettivamente nel mondo ebraico e cristiano, sottintendendo anche la dimensione più profonda e spirituale del secondo. In tale senso il battesimo, come scritto anche da sant'Agostino e molti dei Padri della Chiesa, era una sorta di "circoncisione spirituale" per i fanciulli.
Infatti, la rappresentazione del paesaggio, che in genere ha un ruolo di secondo piano, diventa invece molto immediata e di forte impatto sotto il profilo artistico ed emozionale. Si focalizza l'attenzione sul rapporto fra l’artista ed il paesaggio rappresentato nei quadri, il quale (messo in relazione con il paesaggio dell’Umbria) è diventato il ‘paesaggio del Perugino’.
La possibile correlazione tra quel paesaggio e i luoghi umbri è avvalorata dalla considerazione che l'artista ha vissuto ed elaborato la sua produzione artistica in molte città umbre e, pertanto, si è ispirato a paesaggi noti o frequentati, nelle immediate vicinanze dei luoghi in cui abitava e svolgeva il suo lavoro, all’interno di un ambiente naturale che lo ha sicuramente condizionato e coinvolto emotivamente.
Ai lati si distende un dolce paesaggio collinare, punteggiato di sottili alberelli (tra cui un palmizio, simbolo di sacrificio cristiano), che sfuma in lontananza secondo le regole dellaprospettiva aerea, rischiarato da lumeggiature dorate.
Molti uccelli solcano il cielo, tra cui due che si accoppiano in volo, alludendo ai cicli della natura che si rinnovano.
Questo clima bucolico è richiamato anche dal gruppo di pastori danzanti in secondo piano a sinistra, legati dopotutto alle storie di Mosè, che era diventato pastore al servizio di Ietro.
Anche in questo caso la scena è composta secondo principi di equilibrio e simmetria, coi due gruppi in primo piano che fanno perno sull'angelo al centro e sullo sperone roccioso che si leva su di lui.
In basso si vede anche il congedo di Mosè e di sua moglie da Ietro.
Realizzato da:
Giuffrè Elisa
Micali Giovanna
Scilipoti Annalisa
Reinterpretazione in chiave contemporanea:
Il patto tra Dio e Mosè, interpretato come due mani che si uniscono in un patto di sangue; in forma di murales come associazione contemporanea all'affresco su muro
L’originale espressione artistica del Vannucci si coglie alle spalle di coloro che predominano,
solo apparentemente, nella scena: il Paesaggio.
La grande capacità del pittore sta
nell’aver realizzato un’attenta e dettagliata
descrizione del paesaggio che non è
secondario al racconto
Il 27 ottobre 1480 Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino e i rispettivi collaboratori partirono per Roma per affrescare le pareti della Cappella Sistina. Il ciclo prevedeva la realizzazione di dieci scene raffiguranti le Storie della vita di Cristo e di Mosè ed i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far risultare il lavoro omogeneo come l'uso di una stessa scala dimensionale, struttura ritmica e rappresentazione paesaggistica; inoltre utilizzarono accanto ad un'unica gamma cromatica le rifiniture in oro in modo da far risplendere le pitture con i bagliori delle torce e delle candele.
La storia narra il rientro di Mosè tra gli ebrei, dalla terra di Madian, per comando ricevuto da Dio nel roveto ardente (Esodo, IV). L'episodio in cui il patriarca si congeda da Ietro è raffigurato in secondo piano (pressoché nella parte centrale dell'affresco): Mosè con i suoi accompagnatori si dirige alla volta dell'Egitto; lungo il tragitto incontra un angelo che gli riferisce l'ordine di sottoporre a circoncisione il secondogenito (il bambino in primo piano, più verso sinistra); la scena conseguente al comando viene rappresentata (a destra) con Mosè ed il primogenito che osservano Sefora, esecutrice della divina imposizione.
E' possibile operare un confronto con il "Trittico del Roveto Ardente" di Nicolas Froment, commissionato da Renato d'Angiò per la cattedrale di Aix-en-Provence, nel 1475.
Qui vediamo Mosè che riceve la visita di un angelo e vede il roveto che arde senza bruciare. L’angelo porta un medaglione con dipinta la scena di Adamo ed Eva davanti all’albero del bene e del male; questo potrebbe far pensare all’angelo Uriele che, secondo la tradizione ebraica è l’angelo posto a custodia del giardino dell’Eden.
In questa scena però viene annunciato a Mosè che quel giardino presto verrà riaperto all’uomo grazie ad uno nato da donna. Per questo l’angelo in questione potrebbe essere anche assimilato a Gabriele che, con l’annuncio a Maria, segna il compimento della riapertura dell’Eden.
Il confronto dunque è di tipo iconologico: infatti spicca anche qui la figura dell'angelo come annunziatore, così come ne "Il viaggio di Mosè" era posto in primo piano.
"Viaggio di Mosè in Egitto" è il primo affresco della parete sinistra.
Viene attribuito a Pietro Vannucci, detto il Perugino, realizzato (con collaboratori) nel 1482. Misura 335 x 540 cm. ed è custodito nella Cappella Sistina a Città del Vaticano, Roma.
Le opere dell’artista furono apprezzate per l’espressione tenera dei personaggi e l’armoniosa relazione tra spazio e figure.
Lo spazio rappresenta un’entità misurabile geometricamente.
Inoltre, Perugino affidava ai monti, valli, città, boschi e fiumi una dimensione lirica e contemplativa: infatti nei suoi paesaggi sereni gli uomini si integrano cromaticamente con atmosfera circostante: a tanta quiete si addicono la grazia delicata, le forme accuratamente definite e l’atteggiamento tranquillo dei personaggi.
Le figure delle donne con vesti svolazzanti, che tengono in testa vasi e altro, sono una citazione di un motivo tipicamente fiorentino, usato ad esempio sia da Botticelli che da Ghirlandaio.
La storia narrata nell'affresco mostra la partenza di Mosè (vestito di giallo e verde) per l'Egitto dopo l'esilio nella terra di Madian. Al centro un angelo lo ferma chiedendogli di circoncidere il suo secondo figlio, Eliezer (scena a destra), come segno fisico dell'Alleanza stipulata da Dio con la stirpe di Abramo.
Della cerimonia se ne occupa la madre Zippora (che vediamo nella scena accanto)