il poeta illuminista, materialista e ateo.
Foscolo si esprime con le tecniche Greche, la semplicità, l'eleganza Greca e l'idea di ordine e chiarezza.
Ugo compone le ultime lettere di Jacopo Ortis nel 1802, questo è un romanzo epistolare della quale il mittente è Jacopo e il destinatario principale è Lorenzo Alderani ma alcune vengono inviate anche alla sua amata, Teresa. Jacopo è l'alterego di Hugo e hanno solo una differenza, ossia che Jacopo si suicida mentre Hugo no.
Niccolò Foscolo nasce a Zante nel 1778, dalla madre Greca e dal padre Veneziano, in un'isola Greca.
A quindici anni la sua vita ha un enorme cambiamento: il padre muore e lui si trasferisce a Venezia che considera la sua seconda patria. Qui abbandona gli studi regolari e diventa autodidatta leggendo e imparando classici Greci, Latini e Italiani.
Credendo nei principi di uguaglianza e libertà, combatte accanto a Napoleone ma qui ha un enorme delusione a causa del trattato di Campoformio (1797).
Inizia il suo esilio volontario e si trasferisce a Milano, Bologna, Genova e Firenze. In questo periodo scrive le lettere di Jacopo Ortis(1802). Inizia una carriera militare ma presto l'abbandona.
Nel 1815 (congr. Vienna) Milano torna dominio Austriaco perciò riinizia l'esilio in Svizzera e d'infine Inghilterra dove, nel 1827, muore.
Oh, Alba, tu che colori la stanza
al mattino di rosso-arancione
quando all'alba il sole che danza
illuminando come un lampione,
si riflette dalla lunga distanza
mentre ti ammiro dal mio balcone
con la luce che pian piano avanza
e vago con tant'immaginazione.
E così prima che me lo aspetti,
si colora il cielo di luci belle
scende il Tramonto su tutti i tetti
serenità dan le dolci fiammelle
ricordandomi-i comodi letti
il Tramonto scende e io guardo le stelle.
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge