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Niccolò Ugo Foscolo

il poeta illuminista, materialista e ateo.

STILE

Foscolo si esprime con le tecniche Greche, la semplicità, l'eleganza Greca e l'idea di ordine e chiarezza.

Ugo compone le ultime lettere di Jacopo Ortis nel 1802, questo è un romanzo epistolare della quale il mittente è Jacopo e il destinatario principale è Lorenzo Alderani ma alcune vengono inviate anche alla sua amata, Teresa. Jacopo è l'alterego di Hugo e hanno solo una differenza, ossia che Jacopo si suicida mentre Hugo no.

BIOGRAFIA

NICCOLÒ UGO FOSCOLO

DALL'ALBA AL TRAMONTO

1778-1827

Niccolò Foscolo nasce a Zante nel 1778, dalla madre Greca e dal padre Veneziano, in un'isola Greca.

A quindici anni la sua vita ha un enorme cambiamento: il padre muore e lui si trasferisce a Venezia che considera la sua seconda patria. Qui abbandona gli studi regolari e diventa autodidatta leggendo e imparando classici Greci, Latini e Italiani.

Credendo nei principi di uguaglianza e libertà, combatte accanto a Napoleone ma qui ha un enorme delusione a causa del trattato di Campoformio (1797).

Inizia il suo esilio volontario e si trasferisce a Milano, Bologna, Genova e Firenze. In questo periodo scrive le lettere di Jacopo Ortis(1802). Inizia una carriera militare ma presto l'abbandona.

Nel 1815 (congr. Vienna) Milano torna dominio Austriaco perciò riinizia l'esilio in Svizzera e d'infine Inghilterra dove, nel 1827, muore.

Oh, Alba, tu che colori la stanza

al mattino di rosso-arancione

quando all'alba il sole che danza

illuminando come un lampione,

si riflette dalla lunga distanza

mentre ti ammiro dal mio balcone

con la luce che pian piano avanza

e vago con tant'immaginazione.

E così prima che me lo aspetti,

si colora il cielo di luci belle

scende il Tramonto su tutti i tetti

serenità dan le dolci fiammelle

ricordandomi-i comodi letti

il Tramonto scende e io guardo le stelle.

ALLA SERA

Forse perché della fatal quïete

Tu sei l'imago a me sì cara vieni

o Sera! E quando ti corteggian liete

Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete

Tenebre e lunghe all'universo meni

Sempre scendi invocata, e le secrete

Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge