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Il concetto di Bisogno Educativo Speciale e la logica dell’ICF: dal modello dell’integrazione a quello dell’inclusione.

Il Modello ICF

  • considera la persona non soltanto dal punto di vista “sanitario”, ma ne promuove un approccio globale, attento alle potenzialità complessive, alle varie risorse del soggetto;
  • tiene presente che il contesto (personale, naturale, sociale e culturale) incide decisamente sulla possibilità che tali risorse hanno di esprimersi.

Le diverse categorie di Bisogni educativi speciali nella scuola italiana

Punti di forza dell’ICF

  • 1) Approccio multiprospettico, interattivo ed evolutivo.
  • • Funzionamento e disabilità visti come complessa interazione tra condizioni di salute dell'individuo e fattori ambientali e personali.
  • • Questi aspetti sono considerati dinamici e in interazione, non statici.
  • 2) ICF non valuta solo la disabilità e l'handicap, ma la condizione di salute generale (ossia il funzionamento) delle persone.
  • • Poiché la disabilità è un'interazione con l'ambiente, l'ICF è applicabile a tutte le persone, anche quelle in perfetta salute.
  • • Il linguaggio nell'ICF è neutrale rispetto all'eziologia ed enfatizza la funzione rispetto al tipo di malattia.
  • • Ha valore prioritario il contesto, che può fungere da “barriera” o da “facilitatore” dell’attività personale e della partecipazione.
  • 3) È utilizzato a livello internazionale (191 Paesi) con obiettivi molto diversificati (clinica, epidemiologia, politica della salute…)
  • • Va diffondendosi nelle pratiche di diagnosi condotte dalle A.S.L., ad es. per l’elaborazione delle Diagnosi Funzionali.

L’alunno che viene conosciuto e compreso, nella complessità dei suoi bisogni, attraversoil modello ICF, può evidenziare difficoltà specifiche in vari ambiti:

– Condizioni fisiche: malattie varie, acute o croniche, fragilità, situazioni cromosomiche particolari, lesioni, ecc;

– Strutture corporee: mancanza di un arto, di una parte della corteccia cerebrale, ecc.;

– Funzioni corporee: deficit visivi, deficit motori, deficit attentivi, di memoria,

ecc.;

– Attività personali: scarse capacità di apprendimento, di applicazione delle conoscenze, di pianificazione delle azioni, di comunicazione e di linguaggio, di au-toregolazione metacognitiva, di interazione sociale, di autonomia personale e sociale, di cura del proprio luogo di vita, ecc.;

– Partecipazione sociale: difficoltà a rivestire in modo integrato i ruoli sociali di alunno, a partecipare alle situazione sociali più tipiche, nei vari ambienti e contesti;

– Fattori contestuali ambientali: famiglia problematica, cultura diversa, situazione sociale difficile, culture e atteggiamenti ostili, scarsità di servizi e risorse, ecc.;

– Fattori contestuali personali: scarsa autostima, reazioni emozionali eccessive, scarsa motivazione, ecc.

certificazione

specialistica

by Santo Strati

Assenza di certificazion specialistica, individuazione affidata all’osservazione dei docenti e all’eventuale segnalazione della famiglia, eventualmente sostenuta da documenti di varia natura

Area grigia del “disagio scolastico”

Svantaggio socio-economico, linguistico, culturale

Disabilità a scuola

Disturbi Specifici

dell’Apprendimento (DSA)

DISGRAFIA

DISLESSIA

legge 170/2010

(DM 5669/2011)

  • Limitazione dei benefici della legge 104/92 alle persone “handicappate”.
  • Procedura poco trasparente: la disabilità viene riconosciuta ad alunni a rigore non disabili, ma che presentano altri tipi di difficoltà o svantaggio.
  • Assenza di coordinamento e di responsabilità dei soggetti coinvolti nel processo di integrazione (inefficienza degli accordi di programma, difficoltà di comunicazione).
  • Mancanza di un profilo professionale dell’insegnante di sostegno, e tendenza a delegare a quest’ultimo la stesura (e a volte persino l’attuazione) del PEI.
  • PROBLEMI INVISIBILI
  • Ragazzi troppo chiusi in se stessi, con scarsa socializzazione.
  • Sono in aumento le condizioni di depressione, le fobie e le crisi di panico, in taluni casi di ritiro dal mondo (autoreclusione ).
  • Tra i problemi che possono rimanere a lungo invisibili vi sono i comportamenti alimentari (anoressia e bulimia).
  • COMPORTAMENTI-PROBLEMA
  • Situazioni in cui alcuni alunni possono “esplodere” in manifestazioni eclatanti (urla, fughe o allontanamenti da qualsiasi contesto, distruzione di cose, ecc.), che possono presentarsi per svariate ragioni o condizioni, sia di disabilità o disturbo (quali l’autismo o l’ADHD) sia per condizioni educative o sociali.
  • Altre situazioni di sofferenza, disagio, difficoltà.

DISCALCULIA

DISORTOGRAFIA

Cambio di approccio:

Logica ICF

Fasi dell’introduzione della diversità nel contesto scolastico italiano

Prospettiva superata:

Approccio bio-medico alla salute e alla malattia

Nuova prospettiva:

Approccio socio-relazionale

Concetto di BES

Concetto di “normalità” come elemento di comparazione per definire una condizione “non normale”, ascrivibile all’individuo, riconducibile essenzialmente a fattori biologici e individuali…

  • classificabili entro categorie descrittive espresse in termini di malattia (esito di menomazione, di patologia, di problematiche psico-affettive)
  • oppure come condizioni sosocio-economiche a rischio di emarginazione sociale.

Modello ICF

Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning, disability and health)

OMS - 2001

ICD-10

International Classification of Diseases 10 ovvero la decima revisione della classificazione ICD, ossia la Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, proposta dall'OMS nel 1990.

Concetto in sé non

innovativo (il riconoscimento

di situazioni di difficoltà è uno

dei compiti della

professionalità docente).

Dal modello dell'integrazione

a quello dell'inclusione

Inclusione

Integrazione

Riformula i concetti di funzionamento umano, salute e disabilità a partire dall’idea di salute intesa non come assenza di malattia ma come benessere bio-psico-sociale.

L’inclusione è un processo, si riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica, guarda a tutti gli alunni (indistintamente/differentemente) e a tutte le loro potenzialità, interviene prima sul contesto, poi sul soggetto e trasforma la risposta specialistica in ordinaria.

Concetto basato su una

visione globale della

persona

(cfr. modello ICF)

Dall’etichettare

all’intervenire:

adeguatezza della

RISPOSTA

  • Termine ufficializzato dalla legg n. 517/77 prima e dalla Legge n. 104/92 (insegnante di sostegno)
  • L’integrazione è una situazione/prodotto, ha un approccio compensatorio, si riferisce esclusivamente all’ambito educativo, guarda al singolo, interviene prima sul soggetto e poi sul contesto ed incrementa una risposta specialistica.

Quadro normativo fase dell'inclusione

  • D.M. 22 marzo 1999, n. 71 – “Orientamenti generali per una nuova politica dell’integrazione”
  • Legge 59/1997 e D.P.R. 275/1999 – Regolamento dell’autonomia scolastica
  • Legge n. 53/2003 – Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale
  • D.P.C.M. 185/2006 – Regolamento recante modalità e criteri per l’individuazione dell’alunno come soggetto in situazione di handicap
  • Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, settembre 2007
  • Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento italiano con la Legge 18/2009
  • Agosto 2009 – Linee guida sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, varate dal ministro Gelmini
  • Legge 170/2010 – Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico
  • Luglio 2011 – Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento.
  • D.M. 27 dicembre 2012 – Strumenti di intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica, varati dal ministro Profumo
  • C.M. 6 marzo 2013, n. 8 – Indicazioni operative D.M. 27 dicembre 2012
  • Nota Ministeriale n. 1551, 27 giugno 2013 – Piano Annuale per l’Inclusività (Direttiva 27 dicembre 2012 e C.M. n. 8/2013)
  • Nota Ministeriale n. 2563 22 novembre 2013 – Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali. A.S. 2013/2014. Chiarimenti.
  • Febbraio 2014 – Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri.

Fondata su di una lettura più complessa e dinamica del significato della diversità di cui ogni individuo è portatore nei differenti contesti sociali e di vita.

La legge n. 517, richiamando esplicitamente l’art. 3 della Costituzione, sancì l’obbligatorietà della presenza dei soggetti in situazione di handicap nelle scuole comuni, abolendo le classi di aggiornamento e le classi differenziali e introducendo la figura dell’insegnante di sostegno.

Recepisce il modello sociale della disabilità:

  • considera la persona non soltanto dal punto di vista “sanitario”, ma ne promuove un approccio globale, attento alle potenzialità complessive, alle varie risorse del soggetto;
  • tiene presente che il contesto (personale, naturale, sociale e culturale) incide decisamente sulla possibilità che tali risorse hanno di esprimersi.

Nella prospettiva dell’ICF, le ATTIVITÀ PERSONALI e la PARTECIPAZIONE SOCIALE di una persona con disabilità sono determinate dall’interazione fra:

  • la sua condizione di salute (a livello di STRUTTURE e di FUNZIONI CORPOREE)
  • le condizioni ambientali, culturali, sociali e personali (definite FATTORI CONTESTUALI) in cui essa vive. Funzionamento educativo e apprenditivo

Agli alunni “anormali” era del tutto preclusa l’iscrizione agli istituti scolastici comuni.

Attivazione presso le scuole medie di classi differenziali, dette “classi di aggiornamento”, nonché di “sezioni speciali” rivolte a bambini dai 3 ai 6 anni affetti da disturbi dell’intelligenza, del comportamento o da menomazioni fisiche e sensoriali.

Venne riconosciuto agli alunni in situazione di difficoltà il diritto all’educazione e all’istruzione in classi normali della scuola pubblica. Erano tuttavia ancora esclusi i soggetti “affetti da gravi deficienze intellettuali o menomazioni fisiche” particolarmente significative.

Concetto di

Educatore da una

posizione statica/esterna

(constatare le difficoltà

dello studente nel

raggiungere gli standard)

ad una posizione più

dinamica/coinvolta:

rispondere alle necessità

della persona in

formazione.

BES

Nozione di uso

comune nei paesi

anglosassoni, non

univocamente

definita.

Possibile definizione

Qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo ed apprenditivo, espressa come funzionamento problematico anche per il soggetto (secondo il modello ICF dell'OMS), in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall'eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata.

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