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Letteratura dell'età risorgimentale

I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella fortezza austriaca di Spielberg, poi alla prigione di Brünn, l'odierna Brno. La dura esperienza carceraria costituì il soggetto del libro di memorie “Le mie prigioni”, scritto dopo la scarcerazione che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul movimento risorgimentale. Metternich ammise che il libro danneggiò l'Austria più di una battaglia persa.

Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre 1820, Pellico, lo stesso Piero Maroncelli, Melchiorre Gioia e altri vennero arrestati. Da Milano Pellico fu condotto alla prigione dei Piombi di Venezia, e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1821. A Venezia venne letta pubblicamente il 21 febbraio 1821 la sentenza del celebre Processo Maroncelli-Pellico.

Creato da Vicini Christian della classe IV G

Dell'istituto ITI COPERNICO-CARPEGGIANI DI FERRARA

Con la supervisione della PROF.SSA SIMONETTA SANDRA MAESTRI

Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Pellico

http://www.orlandofurioso.com/i-grandi-classici/478/le-mie-prigioni-di-silvio-pellico/

http://www.classicitaliani.it/letter/otto07.htm

Le mie prigioni

"Le mie prigioni" è una delle opere più significative di Silvio Pellico, scritto nella prima metà del 1800.

In questo diario la sua storia assume una duplice valenza, politica e religiosa: da una parte Pellico condanna fermamente questa nuova ondata rivoluzionaria, dall'altra il grande interesse per la sua storia è dato proprio dal messaggio religioso.

Silvio Pellico

Travagliato da problemi familiari e fisici, negli ultimi anni della sua vita interruppe la produzione letteraria. Silvio Pellico morì il 31 gennaio 1854. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

Nel 1816 si trasferisce ad Arluno, nella casa del conte Porro Lambertenghi, dove assume l'incarico di istitutore dei figli Domenico e Giulio Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel 1818 viene fondata la rivista Il Conciliatore, di cui Pellico è redattore e direttore.

Nasce il 25 giugno 1789 a Saluzzo, dal piemontese Onorato Pellico e dalla savoiarda Margherita Tournier. Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica. Entusiasto della poesia neoclassica, frequenta Vincenzo Monti e Ugo Foscolo legando in particolare con quest'ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come Laodamia (1813) ed Eufemio di Messina.

Il fulcro del libro rimane l'esperienza della prigionia, in ogni pagina i suoi pensieri deprimenti si alternano ai ricordi della sua vita felice, fino al giorno dell'incarcerazione. Vive momenti relativamente tranquilli, ma sente anche profonda angoscia in ogni sua lunghissima giornata, fino al punto di desiderare la morte.

Dopo il ritorno alla libertà (1830) Silvio Pellico pubblicò altre tragedie: Gismonda da Mendrisio, Leoniero, Erodiade, Tommaso Moro e Corradino. Pubblicò anche il libro morale I doveri degli uomini (1834) e Poesie di genere romantico.

Le idee romantiche si diffusero in Italia con una certa difficoltà, poichè in genere si scontrarono con la tradizione classica tipica della nostra letteratura. Un ruolo di notevole importanza nella diffusione di questo movimento svolse, nella sua breve attività (settembre 1818 ottobre 1819) il Conciliatore, i cui autori (Pellico, Di Breme, Borsieri, Visconti) lottarono per lo svecchiamento della cultura e per l'affermazione di valori spirituali e patriottici.

In realtà, i romantici italiani cercavano soprattutto di rinnovare la letteratura, liberandola dal tradizionalismo e facendo in modo che essa contribuisse a risvegliare negli italiani il sentimento nazionale. Essi furono quasi tutti patrioti e affidarono alla letteratura i loro ideali, determinando una fioritura notevole di opere nuove per lo spirito e per il contenuto. A ciò si aggiunge, in questo periodo, la presenza in Italia di generi letterari nuovi, per lo più creati dal Romanticismo, fra cui il romanzo autobiografico.

Ma, la sua fede, pur provata duramente, gli impedirà di trovare il coraggio per farla finita. I primi giorni di prigionia sono i più duri, ogni giorno rivolge un pensiero ai suoi cari, rimproverandosi di non essere stato abbastanza amorevole con loro, soprattutto ora che non sa se potrà mai più riabbracciarli.

Il romanzo autobiografico è un tipico frutto della sensibilità romantica, in quanto è basato sul ricordo e sulla rievocazione intensa e commossa dei fatti più importanti della vita dell'autore. L’ esempio più importante di questo genere letterario sono le opere di Silvio Pellico (Le mie prigioni).

La solitudine divenuta sempre più pesante, ogni tanto è alleviata da qualche lettura in biblioteca: Pellico tiene in esercizio la mente abituandosi a studiare ogni giorno. Anche leggere la Bibbia lo aiuterà ad essere più forte. Col tempo capisce quanto sia importante riuscire a distinguere gli umori da quelle tristi cercando la serenità dentro di sé, imparando a gestire l'immaginazione.

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