Introducing
Your new presentation assistant.
Refine, enhance, and tailor your content, source relevant images, and edit visuals quicker than ever before.
Trending searches
I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella fortezza austriaca di Spielberg, poi alla prigione di Brünn, l'odierna Brno. La dura esperienza carceraria costituì il soggetto del libro di memorie “Le mie prigioni”, scritto dopo la scarcerazione che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul movimento risorgimentale. Metternich ammise che il libro danneggiò l'Austria più di una battaglia persa.
Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre 1820, Pellico, lo stesso Piero Maroncelli, Melchiorre Gioia e altri vennero arrestati. Da Milano Pellico fu condotto alla prigione dei Piombi di Venezia, e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1821. A Venezia venne letta pubblicamente il 21 febbraio 1821 la sentenza del celebre Processo Maroncelli-Pellico.
Nel 1816 si trasferisce ad Arluno, nella casa del conte Porro Lambertenghi, dove assume l'incarico di istitutore dei figli Domenico e Giulio Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel 1818 viene fondata la rivista Il Conciliatore, di cui Pellico è redattore e direttore.
Nasce il 25 giugno 1789 a Saluzzo, dal piemontese Onorato Pellico e dalla savoiarda Margherita Tournier. Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica. Entusiasto della poesia neoclassica, frequenta Vincenzo Monti e Ugo Foscolo legando in particolare con quest'ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come Laodamia (1813) ed Eufemio di Messina.
Le idee romantiche si diffusero in Italia con una certa difficoltà, poichè in genere si scontrarono con la tradizione classica tipica della nostra letteratura. Un ruolo di notevole importanza nella diffusione di questo movimento svolse, nella sua breve attività (settembre 1818 ottobre 1819) il Conciliatore, i cui autori (Pellico, Di Breme, Borsieri, Visconti) lottarono per lo svecchiamento della cultura e per l'affermazione di valori spirituali e patriottici.
In realtà, i romantici italiani cercavano soprattutto di rinnovare la letteratura, liberandola dal tradizionalismo e facendo in modo che essa contribuisse a risvegliare negli italiani il sentimento nazionale. Essi furono quasi tutti patrioti e affidarono alla letteratura i loro ideali, determinando una fioritura notevole di opere nuove per lo spirito e per il contenuto. A ciò si aggiunge, in questo periodo, la presenza in Italia di generi letterari nuovi, per lo più creati dal Romanticismo, fra cui il romanzo autobiografico.
Il romanzo autobiografico è un tipico frutto della sensibilità romantica, in quanto è basato sul ricordo e sulla rievocazione intensa e commossa dei fatti più importanti della vita dell'autore. L’ esempio più importante di questo genere letterario sono le opere di Silvio Pellico (Le mie prigioni).