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LA TRAMA
Canti XVII-XX:
Venere deve allontanarsi da Cipro;
Marte e Falsirena approfittano della sua assenza per aizzare contro il giovane un cinghiale durante una battuta di caccia;
Adone rimane ucciso.
Dopo la sua morte Venere trasforma il suo cuore in anemone e indice tre giorni di giochi funebri.
LA STRUTTURA
LA TRAMA
ALTRE OPERE:
Una struttura bifocale
La duplicazione di molte funzioni narrative all’interno
dell’opera ha fatto ipotizzare al critico
Giovanni Pozzi una struttura bifocale dell’Adone,per
effetto della quale il lettore è costretto ad una doppia lettura:
una lineare, in progressione;
l’altra caratterizzata da continue anticipazioni del futuro e richiami al passato.
Canti XIII-XVI:
Marte scopre il tradimento di Venere e costringe alla fuga Adone;questi, imprigionato da Falsirena, fugge trasformato in pappagallo e, riacquistata la forma umana, è coinvolto nella lotta fra due bande di briganti.
Scampato fortunosamente, si riunisce a Venere. Per due volte ottiene il regno di Cipro, vincendo al gioco degli scacchi e in una gara di bellezza, ma rinuncia al potere.
La Galeria [1619]
Marino decise di realizzare una sua “galleria”, ovvero
una collezione privata di sculture, dipinti, stampe,
disegni ecc.
Nel 1609 pubblicò quello che nelle intenzioni
doveva essere un libro illustrato:raccolta di
liriche, suddivise in due sezioni (Pitture
e Sculture), dedicate però non tanto alla descrizione
dell’opera d’arte da cui prendono spunto, ma a trattare
attarverso infinite variazioni il tema del primato
dell’arte sulla natura.
ALTRE OPERE:
La Sampogna [1620]
L’opera raccoglie testi composti in anni precedenti, e segnatamente 11 idilli (8 favolosi e 3 pastorali) più un poemetto in ottave.
Marino riprende celebri miti della classicità (Orfeo, Arianna, Dafne, Piramo e Tisbe) donando loro nuova vita attraverso una poesia arguta e musicale.
LA TRAMA
ALTRE OPERE:
La Lira
Nel 1614 Marino ripubblicò l’opera con il titolo Lira,
accantonando alcuni componimenti delle prime due
parti e aggiungendone una terza comprendente 408
tra sonetti e madrigali
Marino estende l’oggetto della poesia ai molteplici aspetti della realtà, anche se lo sperimentalismo linguistico rimane prioritario rispetto alla descrizione realistica.
La lingua è assieme popolare e antifiorentina; lo stile appare,«dolce e fiorito, leggendario e piccante»: predomina la ricerca del concetto
e dell’arguzia attraverso la metafora e l’antitesi.
Canti VI-XI:
guidati da Mercurio,che celebra le loro nozze, Adone e Venere visitano i
giardini dei sensi, l’isola della poesia e i nove cieli.
Digressioni principali: rassegna di mecenati e poeti e di donne celebri; l’elogio di Galileo Galilei; narrazione
delle guerre moderne.
L’epistolario [dal 1627]
Dopo la morte di Marino i suoi amici e ammiratori
pubblicarono a più riprese raccolte delle sue lettere,
interessanti come documenti storico-biografici, ma
anche letterariamente notevoli per la qualità dello
stile, sempre teso all’arguzia e al concetto.
Le Rime
Nel 1602 a Venezia
Le Rime è divisa in due parti:
-la prima comprendente 454 sonetti;
-la seconda 205 madrigali e 18 tra canzoni e canzonette.
La struttura, assieme alla ricca proposta di metri, temi e modelli stilistici, rivela in Marino la volontà di ricapitolare tutta la tradizione e sottolineare il proprio distacco dal canone petrarchesco per proporsi come l’alfiere del rinnovamento del genere lirico.
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA
IMMAGINI PRESE DA:
LA TRAMA
Classe 2.0 ministeriale
4^G dell'IIS "N.Copernico A.Carpeggiani"
di Ferrara
Marzo 2016
Con la direzione e la supervisione della Professoressa
Simonetta Sandra Maestri
La sua concezione di poesia era incentrata su un uso
intensivo delle metafore, delle antitesi e di tutti i giochi
di rispondenze foniche.
Fu paragonato al Petrarca
Il suo metodo compositivo presupponeva una larga messe di letture "col rampino", ed era
fondato in prima istanza sull'imitazione.
La ricerca della novità, consisteva nel modo di porsi di fronte alla
tradizione.
Il passato era così visto come una sorta di cantiere ingombro di detriti, che l'artefice
poteva a piacimento reimpiegare per costruire qualcosa di nuovo.
Canti I-V:
Adone giunge a Cipro dove, per effetto di
una vendetta di Amore, si innamora ricambiato della dea Venere.
Digressioni principali: l’elogio della vita
rustica; i miti del giudizio di Paride, di Amore e Psiche.
L' ADONE
Da Parigi a Napoli: gli anni della consacrazione
Lasciata Torino con l’intento di fuggire in Inghilterra,
entrò nelle grazie di Maria de’ Medici, regina madre
di Francia, che lo invitò a fermarsi a Parigi.
Qui Marino rimase dal 1615 al 1623 e pubblicò
"L’Adone" (1623).
Rientrato a Roma fù condannato a correggere l’Adone; cosa che Marino non ebbe il tempo di fare, poiché morì a
Napoli nel 1625.
Due anni dopo il suo poema fu inserito
nell’Indice dei libri proibiti.
Da Ravenna a Torino: gli anni della maturità
Quando il cardinale dovette raggiungere la sua sede
episcopale a Ravenna, Marino lo accompagnò;
Nel 1608 però Marino fu costretto nuovamente alla fuga, questa volta per evitare l’arresto da parte della Santa Inquisizione.
Riparò a Torino,due anni dopo Marino conobbe nuovamente il carcere, accusato di maldicenza.
Liberato ancora una volta a seguito dell’intervento di illustri protettori,negli ultimi anni di permanenza a Torino pubblicò un’edizione accresciuta delle Rime con il nuovo titolo di Lira.
L’Adone [1596-1623]
Il trionfo della digressione e la crisi dell’epica
Marino tentò un primo approccio al genere epico
sotto l’influsso di Tasso iniziando una Gerusalemme
distrutta interrotta al settimo canto e pubblicata postuma.
L’Adone invece, cui lavorò per oltre
vent’anni, vide la luce nel 1623: suddiviso in 20 canti
(ognuno con un titolo specifico)
Con l’Adone Marino offrì ai
contemporanei un’opera originale (si tratta di un
poema epico «di pace») e sostanzialmente irriducibile
nell’ambito dei generi tradizionali.
1. Perchè la sua poesia, condivide i progressi
scientifici del XVII secolo.
2.Continuo ricorso alla sperimentazione
verbale altro: essa infatti dischiude nuove
verità sul linguaggio e sulle cose.
3. Perché i principi della sua poetica, ovvero novità,
arguzia e meraviglia, possiedono un eccezionale
spessore conoscitivo
Da Napoli a Roma: gli anni dell’ascesa
Giovan Battista fu avviato agli studi giuridici, benché fin dalla giovinezza l’amore e la poesia costituissero le sue autentiche passioni.
Venne diseredato, andò poi in carcere,decise quindi di fuggire da Napoli per andare a Roma.
Qui compose poesie, che confluirono nelle Rime,
pubblicate nel 1602 a Venezia.
[Napoli1569-
1625 Napoli]