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Transcript

Questi gli spunti di Valentina

(Ilenia)

L'idea di un piccolo museo 2.0 è molto stimolante dal punto di vista delle molteplici interazioni possibili uniche nel loro genere. In un momento di forte crisi anche culturale, un museo con tecnologie digitali che si affianchino alle opere d'arte è quello che ci vuole per stuzzicare la voglia di conoscere. Mi riferisco a proiezioni 3D per godere in modo nuovo e alternativo la prospettiva di un dipinto, audioguide gratuite e fruibili da tutti e non più da considerare un optional, oppure virtual tour per rivivere un periodo storico o un'antica dimora.

Oggi il viaggiatore è 2.0 perché cerca esperienze emozionanti e autentiche, sarebbe bello che anche la cultura corresse nello stesso verso e un piccolo museo è l'ambiente ideale per ospitare questi nuovi valori!

4. pinterest lo trovo ancora sottovalutato; eppure, sarebbe auspicabile una condivisione delle proprie esperienze (quelle dei visitatori e quelle dei musei con i visitatori) attraverso le immagini, nonostante in molti musei sia ancora in vigore l'irritante accoglienza tramite divieti, primo fra tutti il "Vietato fotografare!". Sotto questo aspetto, apprezzo musei come il MAO- Museo d'Arte Orientale, di Torino, che non solo ha un suo profilo Flickr (per restare in tema social), ma incoraggia i propri utenti a fotografare il museo, condividendo poi le foto sia su Flickr che su Facebook...

ilenia.atzori@gmail.com

Questa l'esperienza di Marta De Zolt

Questo è invece il parere di Ilenia

Se il tema vi interessa teniamoci in contatto

l'interazione online costituisce parte integrante dell'attrazione (più il museo risulta cordiale e disponibile all'interazione, maggiore sarà l'interesse del potenziale visitatore), e proprio per questo motivo dovrebbe essere costante.

Ho parecchi musei tra i miei contatti social, ed ho notato che:

1. è "antipatico" aggiungere agli amici un museo, e dover attendere che questi accetti la tua richiesta di amicizia: i profili facebook rallentano l'interazione, tengono le distanze; una fanpage garantisce un'interazione più immediata ed un maggiore senso di appartenenza,

2. ci sono pochissimi musei che interagiscono con gli utenti, e che utilizzano il social network come una sorta di vetrina e niente di più: aggiornano continuamente il proprio profilo, o la propria fanpage, ma l'interazione è scarsa o inesistente

3. purtroppo, esistono anche musei che, malgrado abbiano un profilo/ una fanpage sui social network, la considerino una seccatura e non la aggiornino mai, o molto di rado

Segue ...

Dopo 2 anni che è stata creata la pagina Algudnei www.facebook.com/algudnei in molti hanno criticato che spesso non c'è corrispondenza fra virtuale e reale, ovvero che il virtuale è molto più vivo e frequentato del reale. Mi piace pensare che il museo 2.0 essendo "aperto" e accessibile 24h su 24, 7 giorni su 7 non è soltanto la trasposizione 2.0 dello spazio museale reale, ma un vero e proprio nuovo spazio museale con i suoi contenuti creati e pensati per il web 2.0 che possono non essere necessariamente presenti in quello reale (ma comunque in tema con i contenuti del reale)

giancarlo.dallara@gmail.com

Ecco cosa mi suggerisce Pasquale Stroia

La relazione non finisce qui.

Credo che una relazione sul tema 2.0 debba il più possibile essere condivisa, integrata e - nel caso - cambiata con l'ascolto delle esperienze altrui.

Fammi sapere cosa ne pensi e - se ti va - inviami i tuoi commenti

Grazie!

giancarlo.dallara@gmail.com

@GDallAra

Un piccolo museo ha il potere di creare senso di comunità, queste comunità oggi si incontrano online nei social network. Il social networking, infatti, funziona proprio per questo: perché crea comunità e senso di appartenenza (vedi Piramide dei Bisogni di Maslow).

Quindi, qualsiasi azione o strategia intrapresa per la gestione e la promozione di un picccolo museo va necessariamente integrata alle attività e strategie online.

Importante, a mio avviso, è anche la continuità nel lavoro on-off line: chi cura l'online è preferibile che sia lo stesso che cura l'offline (es.: accoglienza, visita in loco, ecc.). E' interessante ritrovare nel museo, al momento della visita, le persone con cui mi sono relazionato online. Questo in un piccolo museo, in quanto piccolo, è qualcosa di realizzabile.

Il museo 2.0, per essere tale, ha bisogno di persone che siano 2.0 prima di tutto nel loro privato e poi nel lavoro. Il rischio è quello di un finto museo 2.0

pasqualestroia@gmail.com

Nelle prossime slide alcuni suggerimenti che mi sono arrivati

Piccoli Musei 2.0

1. Cosa è un piccolo museo

Non è una versione rimpicciolita di uno grande

Ma un modo diverso di intendere il museo:

+ radicato nel territorio,

con un forte legame con la comunità locale,

+ accogliente

(http://prezi.com/npezfmlwgwez/musei-accoglienti/),

+ relazionale.

2. Un piccolo museo non è "un grande rimpicciolito"

Un Piccolo Museo non è solo un mix di “spazi, visitatori, addetti, e risorse” limitati o contenuti, ma è il frutto di una particolare modalità di gestione che offre esperienze originali, in un contesto accogliente, e che manifesta un forte legame con il territorio e la comunità locale. (G. Dall’Ara)

8. Un museo fuori dal museo

"I Social Network hanno rotto i confini tradizionali dei musei

la voce del curatore oggi non è più l’unica, c’è quella dei visitatori che si fa sentire sempre di più" Raoul Thill.

Il museo 2.0 è dunque un museo che va fuori dal museo, si preoccupa di non essere una torre d’avorio,

si preoccupa che nel territorio vi siano degli itinerari pensati per chi ha un mobile.

Si occuperà di colmare le lacune sui SN,

Di completare le voci su Wikipedia....

9. Il personale

Il personale dona attenzione, tempo, e fiducia ai visitatori,

Il personale ha la passione e le competenze necessarie.

Il web 2.0 non ha come obiettivo quello di far sparire l’elemento umano, ma anzi di creare nuove occasioni di legame tra le persone

Giancarlo Dall'Ara

Campi Bisenzio, 8 novembre 2012

Sono queste le tesi che hanno portato alla nascita dell'Associazione Nazionale dei Piccoli Musei

www.piccolimusei.com

3. La rivoluzione di internet

1°. il web: la possibilità per l’offerta di comunicare direttamente con la domanda;

2°. il web 2.0: la possibilità per l’offerta di interagire con la domanda;

3°. Il mobile: l’accesso ovunque all’informazione; nuovi strumenti (smartphone) nuovi media (app),

Viaggiatori sempre connessi: rottura della linearità dei comportamenti delle persone in visita ad un luogo o ad un museo

6. Un museo che…

Condivide l’idea per la quale “i media da pianificare sono i visitatori”, e attraverso di loro raggiunge le loro cerchie sociali.

È un museo dove si può fotografare, dove i commenti e i giudizi sono stimolati, raccolti, messi in mostra e valorizzati,

7. Social Media

"I Social Media non dovrebbero essere solo visti come uno strumento di marketing. Questo ambiente ha il potenziale per aiutare i musei in diversi modi, compresa la ricerca, raccolta fondi, co-creazione di contenuti ed educazione.

I Social Media consentono di portare il pubblico dietro le quinte, collegandolo con gli appassionati esperti che lavorano nel vostro istituto"

Jim Richardson

4. Cosa è un piccolo museo 2.0

È un museo con una cultura gestionale basata sui valori:

-la gratuità, cioè il dono (dono di tempo, di competenze, di conoscenze…

-la condivisione.

Il museo 2.0 ha una cultura gestionale “social”: si relaziona, ascolta, interagisce, dialoga, stimola la condivisione, e gestisce il ricordo.

Essere 2.0 è dunque un problema culturale, che si riflette nella gestione del museo, che ad esempio sa vedere nei visitatori dei “collaboratori”, che stimola discussioni…

5. Il museo 2.0

E’ attivo nei social network,

I contenuti del sito web del museo sono liberi, e chiunque può copiarli o utilizzarli, citando la fonte.

Il museo offre l’accesso gratuito agli archivi/data base…,

Offre servizi internet (ad es. wi fi gratuito, QR code, NFC).

Nel sito web prevede spazi interattivi o un blog per gestire meglio le interazioni

e - come già detto - fa trasparire i suoi valori (l’amore per il territorio, la diffusione della cultura, la ricerca…

(…)

Questa sua peculiarità viene manifestata a cominciare dal sito web che si caratterizza non tanto per la grafica, quanto piuttosto per i valori che intende veicolare, a cominciare da quello dell’accoglienza, del legame con la comunità e il territorio

N.B.

Se questo tema ti interessa non perdere la ricerca presentata in anteprima al Convegno Nazionale dei Piccoli Musei (Amalfi 5 e 6 novembre 2012) che presto sarà resa pubblica: i Musei italani nei Social Network, a cura di Caterina Pisu

http://piccolimusei.blogspot.it/

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